A Mosca sale il nervosismo contro la Banca centrale guidata da Elvira Nabiullina, rea di aver spinto i tassi troppo in alto e aver distrutto i consumi. Ma il problema è da un’altra parte. E anche gli oligarchi vanno all’attacco
A Mosca c’è parecchio nervosismo. L’economia non tira come dovrebbe, il solo doping della produzione bellica non basta più, il Pil si sta rivelando sempre più un effetto più ottico che reale. E questo perché la micidiale inflazione (8,5%) innescata proprio dalla domanda di armamenti sta divorando redditi, stipendi e potere d’acquisto. La Banca centrale è intervenuta, portando i tassi al 21%, ma spingendo all’angolo le imprese, che non riescono più a onorare le rate dei prestiti. E questo al Cremlino non piace, perché vuol dire affossare l’economia.
Come spiega un report del Carnegie, “i tassi di interesse record hanno spinto “il governo russo a sferrare duri attacchi alla Banca centrale. La più grande lobby industriale del Paese, addirittura, l’Unione russa degli industriali e degli imprenditori ha persino proposto di affidare al governo la supervisione di alcuni aspetti della politica monetaria”. Tradotto, sia gli oligarchi, sia Mosca, vogliono togliere potere alla Bank of Russia, guidata dalla non certo fragile Elvira Nabiullina, più volte finita in rotta di collisione con Vladimir Putin.
“Le critiche sono piovute da quando la Banca centrale ha aumentato i tassi di interesse al 21% in ottobre, a causa dell’elevata inflazione. Con l’economia russa surriscaldata, sono probabili ulteriori rialzi: l’inflazione annua si sta avvicinando all’8,7% e la Russia ha dichiarato che spenderà altri 1.400 miliardi di rubli (13,9 miliardi di dollari) entro la fine dell’anno: la carenza di manodopera è acuta e i salari sono in crescita. Allo stesso tempo, ci sono sempre più prove che l’economia sta rallentando. Gli investimenti si sono dimezzati e solo i settori legati all’esercito registrano una crescita. La prospettiva di una recessione ha scatenato una caccia al capro espiatorio, e le imprese vogliono incolpare la banca centrale”, spiega il Carnegie.
Domanda: la testa di Nabiullina, vale la salvezza della Russia? Con ogni probabilità no, visto che l’inflazione sembra non arrestarsi e abbassare i tassi, come vorrebbe il Cremlino e la grande industria, comporterebbe un’ulteriore risalita dei prezzi. “Se Putin riesce a convincersi che le decisioni della presidente Nabiullina danneggiano la sovranità russa e fanno sì che l’economia sia in ritardo rispetto a quella di altri Paesi, allora potrebbe ritirare il suo sostegno alla stessa. L’indipendenza della banca centrale russa è uno degli ultimi baluardi contro la discesa dell’economia in una crisi ingestibile. Con la riduzione delle risorse e la determinazione di Putin a continuare la guerra in Ucraina che non accenna a diminuire, questo baluardo rischia di cedere”.