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Senza eurobond, addio crescita. La sponda di Lagarde a Draghi

​Il presidente della Bce apre al debito comune, pietra angolare del rapporto Draghi. E avvisa Berlino: su l’allentamento del freno al debito ha ragione la Bundesbank, senza regole più morbide sui conti anche la Germania rischia

Mario Draghi ne ha fatto un caposaldo del suo voluminoso rapporto. Gli eurobond, temuti dalla Germania, boicottati in ogni tempo dai Paesi frugali, cominciano a far breccia anche alla Banca centrale europea. D’altronde, sostenere la transizione, tenere il passo, sempre che sia possibile, di Stati Uniti e Cina, costa e tanto. E l’Europa di soldi non ne ha, a meno che non sia il mercato a prestarglieli. E così dovrebbe essere, secondo Christine Lagarde, intervenuta nella sua tradizionale audizione all’Europarlamento.

“Dal mio punto di vista, avere una unione di bilancio sarebbe certamente un miglioramento. E gli eurobond sarebbero una delle strade per arrivare a un’unione di bilancio. Il tema ha a che fare davvero con il completamento dell`Unione monetaria economica. Abbiamo un’unione monetaria ma non un’unione di bilanci e ci sono molte strade per arrivarci. Gli eurobond sono una opzione. Un’altra è una capacità di bilancio più forte, tramite finanziamento comune di beni comuni come la sicurezza. Sta davvero agli europei rappresentati da voi decidere in quale direzione si va. Ma è ovvio che dal punto di vista di un’unione monetaria avere una unione di bilancio sarebbe certamente un miglioramento”, ha messo in chiaro Lagarde.

Un’altra apertura, anche questa non certo scontata ma sempre in chiave anti-rigorista, è alla abbastanza clamorosa richiesta, arrivata da un falco come il governatore della Bundesbank, Joachim Nagel, affinché Berlino riveda le regole che impongono di non fare troppo debito. Si tratta del cosiddetto freno, che Nagel vorrebbe ammorbidire, per evitare che l’economia tedesca affondi più di quanto non stia facendo. “Sì”, ha risposto in maniera secca e netta, durante una audizione al parlamento europeo, a chi le chiedeva se fosse d`accordo con Nagel.

Anche Donald Trump ha trovato spazio nelle valutazioni di Lagarde. “Ovviamente in un mondo ideale le relazioni commerciali devono essere fatte all’interno della World Trade Organization (Wto) e spero che questo continuerà a essere il caso. Non dobbiamo però essere ingenui e dobbiamo essere forti, strategici e sederci ai tavoli”.

Il riferimento è all’intervista che Lagarde ha dato nei giorni scorsi al Financial Times, sollevando numerose polemiche. In quell’occasione, la numero uno della Bce aveva detto che l’Europa deve fare di tutto per evitare una guerra commerciale con gli Stati Uniti, esortando i leader europei a collaborare con Trump sui dazi e ad acquistare più prodotti realizzati negli Stati Uniti, come il gas naturale liquefatto e le attrezzature per la difesa. “Dobbiamo essere dedicati alla rule of law, e io sicuramento lo sono”, ma anche “consapevoli che le negoziazioni a quel livello devono essere condotte, e dobbiamo essere in una posizione di forza”, ha argomento oggi in audizione. “Alla fine, dobbiamo sederci al tavolo perché dobbiamo conoscere chi è seduto al tavolo con noi” e questo “non è una bandiera bianca”.



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