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Sesta generazione, il programma statunitense Ngad rimane sospeso in vista dell’insediamento di Trump

Il futuro del programma Ngad, ritenuto eccessivamente costoso dal Pentagono, rimane nebuloso. Mentre si valutano concept alternativi del caccia per abbatterne i costi unitari, l’Aeronautica Usa annuncia che la decisione definitiva sul programma sarà lasciata all’amministrazione entrante di Donald Trump 

L’Aeronautica degli Stati Uniti ha deciso di lasciare ai vertici politici della prossima amministrazione la decisione ultima sul programma Next generation air dominance (Ngad). Recentemente, il programma Ngad era andato incontro a una sospensione dettata dagli alti costi previsti per il caccia. In base alle stime realizzate, il solo caccia potrebbe avere un costo unitario che oscilla tra i 200 e i 300 milioni di dollari. Tale cifra sarebbe la conseguenza della somma di sistemi avanzati che dovrebbero andare a equipaggiare la futura punta di diamante delle capacità aeree degli Usa e la pausa di riflessione annunciata dal Pentagono puntava a esplorare soluzioni che permettessero di abbattere i costi senza rinunciare alle prestazioni. Adesso, la stessa Us Air force ha comunicato che il segretario uscente, Frank Kendall, non prenderà una decisione definitiva sul programma e che, pertanto, i contratti con i fornitori saranno estesi fino a quando l’amministrazione entrante non subentrerà nel processo decisionale, per non pregiudicare lo sviluppo di ulteriori soluzioni di riduzione dei costi. Spetterà dunque a Donald Trump (e al suo staff) la decisione sul futuro del programma di sesta generazione.

L’opzione per “scorporare” l’Ngad

Già prima dell’annuncio sul rinvio della decisione finale, l’Aeronautica stava valutando concept alternativi per il programma Ngad, soprattutto con riferimento al caccia. Per come è stato pensato finora, il caccia dovrebbe integrare sistemi ad alta tecnologia per condurre una vasta gamma di attività operative, dal combattimento aereo al deep strike a lungo raggio, ed essere equipaggiato con sensori e armamenti in grado di provvedere autonomamente alla difesa del velivolo stesso, come armi a energia diretta. Insomma, un unico aereo in grado di fare tutto. Due di questi fattori, il payload esteso e il vasto raggio operativo, se concentrati in un unico mezzo, implicano costi non indifferenti. Inoltre, un serbatoio capace di contenere abbastanza carburante e gli alloggiamenti necessari per tutti questi sistemi di combattimento inciderebbero inevitabilmente sulle dimensioni del velivolo, aumentandone la traccia radar e riducendone quindi le capacità stealth. Davanti a questo impasse, una delle soluzioni che sono al vaglio del dipartimento della Difesa Usa è quella di scorporare l’Ngad in sistemi distinti, ma comunque in grado di operare insieme.

D’altronde, parte integrante del programma (come di tutti gli altri programmi di sesta generazione) consiste già  nell’affiancamento al velivolo principale di droni loyal wingman, noti anche come Cca (Collaborative combat aircraft), controllabili dal cockpit del caccia e in grado di condurre azioni autonome su input della “nave madre”. Pertanto, la configurazione attuale dell’Ngad prevede due velivoli, il caccia e il drone. L’idea avanzata da alcuni ambienti sarebbe invece quella di impiegare un caccia ridotto affiancato da due o tre sistemi unmanned. Il caccia, di dimensioni ridotte e pilotato da un essere umano, con un raggio operativo simile a quello di un F-35 o di un F-22 e concentrato esclusivamente sul combattimento sarebbe dunque affiancato da due tipi di Cca, uno per il supporto di fuoco e un altro che estenda le capacità sensoristiche, e da un velivolo unmanned per il rifornimento in volo. Così facendo, il caccia principale risulterebbe più piccolo (e molto meno costoso) ma sarebbe comunque in grado di espletare tutte le funzioni richieste. Il programma sembrerebbe dunque star beneficiando della pausa di riflessione che è stata imposta e i principali contractor della Difesa Usa stanno lavorando a diversi concept per questa riqualificazione del sistema di sesta generazione.

Il tanker stealth e unmanned di Lockheed Martin

Rispetto alla possibilità di scorporare le funzioni dell’Ngad in più sistemi, Lockheed Martin, attraverso il suo programma di sviluppo avanzato Skunk Works, ha rivelato il concept di un velivolo per il rifornimento in volo di nuova generazione. Il progetto rientra nell’ambito degli aggiornamenti ai requisiti del programma Ngas (Next generation air-refueling system) dell’Aeronautica Usa. Oltre a comprendere una suite stealth, che ad oggi non esiste per questo tipo di velivoli, il mezzo non prevede la presenza di un cockpit per il pilota. L’intero velivolo infatti sarebbe un drone, pilotabile da un centro di controllo o dallo stesso caccia, che avrebbe il compito di rifornire il mezzo principale in aree contese (da qui la necessità dello stealth) per estendere il raggio operativo. Benché quelli rivelati siano solo dei concept, la loro esistenza rivela l’intenzione statunitense di valutare questo deciso cambio di rotta per l’Ngad, da un super aereo ipertecnologico a una flotta di sistemi avanzati che operino di concerto. Questo velivolo da rifornimento, oltre ai  droni Cca, potrebbe vedere il suo ingresso tra i ranghi della Us Air force anche prima del nuovo caccia. Le tecnologie attuali permetterebbero infatti di far agire i sistemi unmanned con gli F-35 di quinta generazione già in servizio, per estendere le capacità operative e condurre test utili al perfezionamento del programma di sesta.


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