La Marina Usa ha storicamente goduto di un netto vantaggio per quel che riguarda questi sistemi di lancio. Ma negli ultimi anni la People’s Liberation Army sembra avvicinarsi a ritmo costante. I dati dell’Iiss
Nel paradigma in continua evoluzione della guerra navale moderna, una delle capacità che ad oggi assume più valore tra le Marine militari dei principali attori mondiali è quella dei Vertical Launch Systems (Vls) per sistemi missilistici. Questa tecnologia è stata sviluppata per la prima volta alla fine degli anni ’70, e già a metà del decennio successivo la marina degli Stati Uniti l’aveva integrata in alcuni dei suoi vascelli, mentre è solo negli anni ’90 che altri attori hanno iniziato a dotarsi di sistemi Vls. Dando così luogo a un gap che perdura ancora oggi, poiché la Us Navy continua a disporre di un netto vantaggio in questo settore rispetto alle marine altrui. L’importanza dei Vls è concreta: la loro adozione ha comportato una serie di vantaggi, che includono un onere di manutenzione ridotto rispetto ai sistemi precedenti, la possibilità di mantenere tutti i missili in immediata disponibilità e la possibilità di ospitare contemporaneamente diversi tipi di missili, fornendo così una capacità multiruolo.
Ma l’epoca dell’enorme vantaggio americano nell’ambito potrebbe non essere destinata a durare ancora a lungo. La componente marittima della People’s Liberation Army sembra infatti registrare progressi sostanziali in questa direzione. In un articolo pubblicato dall’International Institute for Strategic Studies, l’analista specializzato nella dimensione marittima Johannes R. Fischbach delinea una panoramica della situazione: alla fine di quest’anno, la Marina degli Stati Uniti vanta circa ottantacinque navi di superficie (due incrociatori della classe “Zumwalt” [destinati all’uso di asset ipersonici], nove incrociatori della classe “Ticonderoga” e settantaquattro cacciatorpediniere della classe “Arleigh Burke”) dotate di Vls, mentre la marina della Pla dispone di circa ottantaquattro navi con simili caratteristiche (otto navi Type-055 “Renhai”, trentasei cacciatorpediniere e quaranta fregate Type-054A “Jiangkai II”, anche se queste ultime dispongono di un sistema più limitato).
La quasi parità mostrata dalle cifre precedenti viene però meno se si guarda al numero di singole celle Vls presenti sulle navi delle due marine. La marina cinese può schierare circa 4.300 cellule Vls su navi da combattimento di superficie, quasi la metà rispetto alle 8.400 della Marina statunitense. Ma anche questo gap si sta restringendo sempre di più nel tempo. Se nel 2005 il numero di Vls disponibili alla marina di Pechino era inferiore all’1,5% di quella della Marina statunitense, nel 2015 la percentuale è cresciuta fino a oltre il 13% nel 2015. Alla fine del 2024, ha raggiunto oltre il 51%.
Questa riduzione nella discrepanza è dovuto ad un aumento della capacità produttiva cinese (nel solo biennio 2021/2022 la Marina della Pla ha schierato più di 1.260 nuove celle Vls) ma anche a un calo dei numeri della Us Navy, che ha raggiunto il picco di poco meno di 9.400 cellule nel 2020/2021: l’avvio della dismissione dei vascelli classe “Ticonderoga” (con 122 celle Vls ciascuna) ha ridotto il numero effettivo, e le difficoltà dell’industria navale statunitense di produrre allo stesso ritmo del processo di dismissione ha fatto sì che la diminuzione non venisse tamponata. Difficoltà che invece non sembrano affliggere la cantieristica cinese, che sforna vascelli a un ritmo doppio di quello statunitense (anche se è difficile pensare che gli standard qualitativi siano gli stessi).
Ovviamente, questi numeri non sono tutto. Come nota Fischbach “la Marina statunitense, ovviamente, può ancora contare su un bagaglio di esperienza molto più ampio nell’utilizzo delle sue piattaforme dotate di Vls […] Gli Stati Uniti mantengono anche un vantaggio nella loro forza di sottomarini equipaggiati con Vls, una capacità che la Pla potrebbe introdurre solo ora. Anche in questo caso, però, la Marina statunitense si trova ad affrontare un calo con l’imminente pensionamento dei suoi quattro sottomarini a propulsione nucleare a guida missilistica modificati della classe “Ohio”, ciascuno dei quali ospita 154 cellule Vls”. Ma il trend c’è, ed ignorarlo potrebbe essere molto rischioso.