Almawave, la divisione AI del gruppo italiano della tecnologia, ha presentato presso Confindustria il primo modello di Intelligenza Artificiale interamente made in Italy. Ora la sfida è esportare la qualità del Paese sui mercati esteri
Un’Intelligenza Artificiale tutta italiana e in formato velluto. Almawave, branch AI del gruppo Almaviva e quotata sul listino Euronext growth Milan, ha scelto l’Auditorium della Tecnica di Confindustria a Roma, gremito per l’occasione, per presentare Velvet: una famiglia di modelli di Intelligenza Artificiale generativa multilingua, sviluppata integralmente dall’azienda in Italia e con la propria architettura, nonché settata sul supercalcolatore Leonardo, gestito da Cineca, realtà forte di 118 enti pubblici tra cui due ministeri e 70 università italiane oltre a gestire Leonardo, uno dei più avanzati sistemi di calcolo scientifico ad alte prestazioni.
L’occasione per la presentazione di Velvet, nei giorni della sfida cinese alla supremazia americana proprio in materia di Intelligenza Artificiale, ha visto la partecipazione di Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del consiglio per l’Innovazione Tecnologica, Maurizio Tarquini, direttore generale di Confindustria e di Alberto Tripi, presidente di Almaviva. Inoltre, hanno preso parte all’evento S.E. Monsignor Vincenzo Paglia, presidente Pontificia Accademia per la Vita, Gianluigi Greco, presidente Aixia e Francesco Ubertini, presidente Cineca.
“Velvet“, ha spiegato Valeria Sandei, ceo di Almawave, parlando alla platea, “nasce dalla scelta strategica di investire con determinazione in un ambito tecnologico di vasto potenziale positivo, realizzando una Intelligenza Artificiale progettata per condensare al tempo stesso efficacia, leggerezza nei consumi e grande agilità nell’adattarsi a svolgere compiti mirati nei settori verticali in cui operiamo. Una visione, la nostra, che non è chiamata ad adeguarsi al contesto europeo, ma lo considera, invece, come valore fondante nella costruzione”.
Sandei ha poi spiegato la genesi del progetto. “Questo sviluppo è frutto del nostro percorso ultradecennale nelle tecnologie del linguaggio, da sempre incentrato sulle competenze tecniche nella AI, che oggi, e sempre più in futuro, possono fare la differenza. Un patrimonio di conoscenza cresciuto in Almawave, grazie a centinaia di progetti concreti realizzati. Il lancio di questi primi modelli generativi è solo l’inizio e ci conferma come un player protagonista in Europa, capace di innovare, pensando che l’Intelligenza Artificiale sia una sfida aperta e che quanto fatto sia la miglior premessa per mettere in campo evoluzioni sempre più rilevanti”.
Tornando poi alla creatura di casa Almaviva, Velvet opererà innanzitutto con un focus sulla lingua (la prima versione supporterà le principali lingue europee, il portoghese brasiliano e lo swahili) e sui contenuti italiani, ma sarà sviluppato in chiave multilingua, prevedendo i principali idiomi europei. Considerando la presenza e gli obiettivi di crescita di Almawave nei mercati latino americani e in quello africano, il progetto implementerà come detto inoltre il portoghese brasiliano e lo swahili, puntando a un’adozione estesa anche a livello internazionale. Da parte sua, l’infrastruttura di calcolo del Cineca permetterà al modello di essere addestrato anche per gestire la multimodalità e generare quindi non solo testi, ma anche, per esempio, audio e video.
Tra i primi, importanti, traguardi raggiunti da Velvet c’è sicuramente il memorandum of understanding con la Tanzania, lo scorso anno. Un accordo finalizzato a supportare lo sviluppo e l’implementazione del modello di Almawave, Velvet per l’appunto, nella sua versione in swahili, lingua ufficiale della Tanzania insieme all’inglese, attraverso lo scambio di dati, esperienze e tecnologie, fornendo uno strumento efficace basato sull’AI generativa da destinare alla Pubblica amministrazione tanzaniana.
Anche il numero uno di Almaviva Tripi, poi, ha dato la cifra delle sfide che comporta l’Intelligenza Artificiale. “Voglio ricordare come il primo esempio di calcolatore è degli anni Cinquanta e faceva le moltiplicazioni con un tasto. Ora noi quel tasto lo chiamiamo algoritmo. Quello che voglio dire è che se i nostri Paesi diventano più efficienti nel modo di operare, la qualità di vita sarà migliore. Attraverso le tecniche aumentiamo la nostra intelligenza ma non la sostituiamo. Dovremmo chiamarla intelligenza aumentata. Certo, alcuni mestieri verranno sostituiti da altri. Ci saranno professioni che cambieranno perché avranno bisogno di una formazione specifica che non si era fatta. Le aziende stanno creando, per questo, loro Academy e fanno reti con istituzioni pubbliche”.