Al netto dei dieci miliardi di accordi sottoscritti tra alcune delle eccellenze tricolore e il governo saudita, la connessione industriale tra i due Paesi affonda le radici in rapporti esistenti già da diverso tempo. Ecco quali
L’Arabia Saudita si conferma terra di grandi opportunità per le imprese italiane. Come dimostra la recente visita di Giorgia Meloni, accolta dal principe Bin Salman.
C’è un numero da cui bisogna partire per inquadrare la questione. Numeri dell’Agenzia Ice alla mano, nei primi dieci mesi dello scorso anno le esportazioni dell’Italia verso l’Arabia Saudita sono cresciute del 26,6%% rispetto allo stesso periodo del 2023, con 4,88 miliardi di euro ed una quota di mercato del 3,4%.
LUNGO L’ASSE ROMA-RIYAD
Cifre che fanno dell’Italia il 7˚ Paese fornitore dell’Arabia Saudita, preceduta, in ordine da Cina, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, India, Germania, Giappone. Sull’asse Roma-Riyad viaggiano, tanto per fare degli esempi, macchinari, apparecchiature elettriche, per uso domestico, prodotti alimentari, lusso e molto altro ancora. Questa la base di partenza. Ma quali sono, effettivamente, le imprese italiane che operano danni e con successo nel Paese del Golfo? Le intese giunte a corredo della due giorni di Meloni in Arabia, 10 miliardi di valore complessivo, sono solo una parte della connection industriale che lega i due Paesi.
DIFESA, CYBER ED ENERGIA. I NUOVI ACCORDI
Riavvolgendo brevemente il nastro, in queste ore sono stati siglati accordi dal notevole peso specifico tra le imprese locali e alcune delle più importanti realtà industriali italiane. Tra queste, Leonardo, Pirelli, Fincantieri, Snam e Sace, lungo un unico filo rosso che parte dalla difesa e arriva all’energia, passando per il Piano Mattei: In poche parole una cooperazione nelle tecnologie avanzate su trasporti, mobilità urbana, ferrovie, porti, aeroporti e hub logistici.
Un esempio. Il ministero degli Investimenti dell’Arabia, l’Autorità generale per l’industria militare e Leonardo, presente in loco fin dagli anni Sessanta, hanno annunciato la firma di un memorandum con l’obiettivo di discutere, sviluppare e valutare una serie di investimenti e opportunità per espandere ulteriormente la collaborazione nei settori dell’aerospazio e della difesa, in particolare nel campo dei sistemi di combattimento aereo e in ambito elicotteristico.
Anche la cybersecurity ha trovato spazio nel ventaglio di accordi tra Italia e Arabia. Elettronica ha siglato due memorandum, con Sami Aec per esplorare opportunità in ambito aerospazio e difesa, e con Shamal per collaborare su soluzioni training in ambito difesa elettronica e cyber.
Altro esempio. Acwa Power, società quotata in Borsa in Arabia e attiva nella desalinizzazione dell’acqua e specializzata nel settore dell’idrogeno verde, d’intesa con Snam esplorerà la collaborazione e gli investimenti congiunti finalizzati alla creazione di una catena di fornitura di idrogeno verde in Europa.
Sempre nel segno dell’energia pulita, Gewiss, multinazionale italiana del settore elettrotecnico, investirà 20 milioni di euro in Arabia per rafforzare la propria presenza nella regione e promuovere soluzioni innovative per la mobilità elettrica e la gestione intelligente dell’energia in ambito domestico e industriale.
TRA PIANO MATTEI E LUSSO
Poi c’è il versante del Piano Mattei, con Cassa depositi e prestiti che ha siglato due protocolli d’intesa con Saudi Fund for Development e, ancora una volta, Acwa Power. I due accordi saranno finalizzati a rafforzare la collaborazione su progetti in ambito energetico e infrastrutturale prevalentemente nel continente africano, in linea con i target del Piano Mattei.
Infine, da menzionare le intese di Fincantieri con Aramco nel settore della cantieristica navale civile e con Ozone for Military Industries per individuare opportunità di business in ambito di servizi logistici per navi militari e civili. Oltre agli accordi stipulati da Pirelli per la gestione e la produzione di pneumatici, con la previsione di avviare una fabbrica in Arabia Saudita che produrrà circa 3,5 milioni di gomme all’anno, di cui circa 1,5 milioni a marchio Pirelli. E anche il Salone del Mobile di Milano ha firmato un memorandum con la commissione Architettura e cultura del ministero saudita, mentre Sace ha firmato cinque operazioni per un valore complessivo di 6,6 miliardi di dollari.
UNA LUNGA STORIA DI INTESE
Ci sono tante altre imprese a legare a doppio filo Arabia e Italia. Qui parlano su tutti i dati della Farnesina. Complessivamente, nel Paese del Golfo operano circa una cinquantina di aziende italiane. Oltre a quelli citati, i principali gruppi italiani presenti sono Webuild, Ferrovie, Maire Tecnimont, Tenaris, Bonatti, Cesi, e varie società di ingegneria e studi di architettura. L’Italia è molto forte, poi, nel settore del lusso, dalla moda alla gioielleria, dai mobili al design alle autovetture. I principali marchi italiani attivi sono Aurora, Bulgari, Roberto Cavalli, Armani, Versace, Fendi, Prada, Ferrari, Lamborghini, Pagani, Maserati.
IL RUOLO DI FERROVIE
Ma è nel settore delle infrastrutture, dei trasporti e della già menzionata energia che il peso specifico aumenta. Gli esempi più lampanti sono sia il consorzio guidato da Webuild, che si è aggiudicato il contratto per la realizzazione di una delle sei linee della metropolitana di Riad, sia il gruppo di imprese guidato da Ferrovie attivo nella realizzazione di sei nuove linee metropolitane capaci di trasportare 1,4 milioni di persone al giorno. D’altronde, la metropolitana di Riad è uno dei progetti più attesi in Arabia Saudita soprattutto per le dimensioni della città che, in rapida crescita, conta oggi sette milioni di abitanti e prevede di raddoppiare la popolazione entro il 2030, attirando l’attenzione di numerosi investitori internazionali che vedono l’enorme potenziale derivante dai diversi progetti infrastrutturali varati dal governo locale.
Piazza della Croce Rossa aveva poi già dato il proprio contributo negli anni scorsi con la controllata Italferr, che aveva eseguito le attività di progettazione del corridoio ferroviario Landbridge, per collegare Jeddah, sul Mar Rosso, ad Al Jubail, sul Mare Arabico, lungo il tracciato Blu Corridor.
Anche Saipem è, infine, un altro fiore all’occhiello dell’industria italiana operativo nel Golfo, vantando un partenariato di lunga data con il gigante nazionale di Saudi Aramco. La multinazionale italiana impiega direttamente oltre 6mila persone nella gestione di progetti Epc (servizi di ingegneria, approvvigionamento dei materiali e costruzione dell’opera) e nell’esecuzione dei servizi di perforazione, ove è diventata il terzo contrattista per numero di impianti di perforazione a terra, oltre ad essere attiva anche in ambito off-shore.