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Artico, ambizioni russo-cinesi e libertà di navigazione. L’analisi di Caffio

Con le calotte polari in progressivo scioglimento, l’Artico si aprirà presto alla libera navigazione. In questo contesto si inseriscono le mire geopolitiche di diversi attori interessati a esercitare un’influenza di rilievo in questo quadrante. In tutto ciò, anche l’Italia non è estranea a questi sviluppi. Il punto dell’ammiraglio Fabio Caffio

Di libertà di navigazione si discute per il mar Cinese Meridionale, per lo stretto di Taiwan, il mar Rosso e il mar Nero. Fra un po’ di anni, quando con lo scioglimento dei ghiacci le rotte polari diverranno una realtà effettiva, se ne dovrà parlare anche per l’Artico. Il problema è connesso alle pretese russe sui mari adiacenti che sono considerati, come accade per il mar di Azov, alla stregua di “mari chiusi” secondo teorie geopolitiche di epoca zarista e sovietica. Ma non solo. Oltre al passaggio a Nord-Est, su cui Mosca vuole esercitare giurisdizione non in linea con l’Unclos, c’è il passaggio a Nord-Ovest, che il Canada assoggetta al regime delle acque interne. Quando infine diverranno navigabili le acque attorno al Polo, non è escluso che la questione si porrà anche lì con la Russia. 

Un segnale della crescente interesse statunitense per la sorveglianza delle rotte artiche è l’insistenza con cui il presidente Donald Trump dal 2019 chiede alla Danimarca la cessione della Groenlandia: un’aspirazione  risalente a Truman, sempre osteggiata dalla Danimarca,  mirata a fare perno sull’isola per sorvegliare le vie marittime adiacenti, agevolarne lo sfruttamento delle risorse,  difendere le coste nordamericane dalle minacce del grande Nord. Un ulteriore elemento della nuova politica artica   di Washington è la recente proclamazione avanti all’Alaska — al di fuori delle procedure dell’Unclos — di zone di piattaforma continentale estesa (Ecs)  oltre le duecento miglia nautiche. A questo hanno fatto riscontro manovre aeronavali russo-cinesi nella Zee statunitense delle  Aleutine che sono speculari rispetto alle operazioni per la libertà di navigazione (Fonops) condotte da Usa e Alleati nel mar Cinese Meridionale.

La Russia, Paese artico a pieno titolo, parte da posizioni di vantaggio avendo già regolamentato la navigazione nel passaggio a Nord-Est, ora perimetrato e denominato  Northern sea route (Nsr). La nuova via di comunicazione — che procedendo verso ovest collega lo stretto di Bering all’arcipelago della Nuova Zemlja — sta assumendo sempre più rilievo internazionale man mano che Mosca vi costruisce infrastrutture energetiche ed emana regolamentazioni basate sul considerarla “storica via di comunicazione nazionale della Federazione Russa”. Il guaio è che le normative sul passaggio nella Nsr si applicano, al di là di acque territoriali e Zee, a zone di alto mare. Esse sono molto stringenti prescrivendo — senza far distinzioni tra navi mercantili ed unità militari — la preventiva notifica del transito,  un sistema di pilotaggio obbligatorio e di assistenza di navi rompighiaccio, servizi di allerta meteo, Sar e sorveglianza antinquinamento. Di qui le riserve degli Usa che per contrastare le mire territoriali russe hanno incaricato la propria Guardia costiera di svolgere periodici transiti lungo la Nsr senza alcuna autorizzazione, con mezzi di nuova costruzione. Finora l’unica attività di questo tipo risulta essere stata quella condotta nel settembre 2018 dalla nave appoggio Rhone della Marina francese. Ovviamente la Cina usufruisce già della Nsr organizzando spedizioni di propri mercantili assistiti da potenti rompighiaccio. Più assertivi sono stati gli Usa nei confronti del Canada che ha sottoposto al regime delle acque interne il passaggio a Nord-Ovest (Nwp, dall’acronimo inglese), via d’acqua tra la baia di Baffin e il mare di Beafourt. Gli Stati Uniti — che da tempo contestano la pretesa — hanno più volte fatto transitare proprie unità da guerra, pur cercando col Canada una soluzione negoziale.

E’ invece ancora presto perché si ponga il problema della libertà di transito lungo la Rotta transpolare (Tsr) passante per il mar Glaciale Artico, che abbrevierebbe ulteriormente il percorso tra Atlantico e Pacifico. Anche in questo caso la Russia è avvantaggiata avendo istituito vaste zone di Ecs oltre la Zee che lambiscono il Polo. L’apposita Commissione delle Nazioni Unite ha infatti sostanzialmente approvato le pretese di Mosca sulle dorsali sottomarine che dalla Siberia attraversano il mar Artico, pur riducendone l’estensione. Per conseguenza, nell’Artico è rimasta solo una ridotta area di alto mare sovrastante una zona di fondale (la Gakkel Ridge) non appartenente ad alcuno Stato. Resta fermo però, che anche la colonna d’acqua sopra la Ecs russa è alto mare secondo l’Unclos. In essa è pienamente esercitabile la libertà di navigazione. Non sappiamo  però se nei prossimi decenni Mosca cercherà di limitarne l’esercizio per proteggere i suoi interessi di sicurezza su fondali ove la Cina immagina già di installare cavi. Va ricordato comunque che nel 2007, dopo la posa di una bandiera russa sotto il Polo, il responsabile della spedizione dichiarò che “The Arctic is Russian”.

Insomma, il quadro giuridico dell’Artico sta prendendo sempre più forma per quanto riguarda i diritti/doveri degli Stati artici per il suo sfruttamento e la protezione ambientale in applicazione dell’Unclos. Il forum deputato alla cooperazione in questi settori è l’Arctic Council, composto da Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia ed Stati Uniti.; la Cina (che si dichiara impropriamente “Near Arctic State”) vi aderisce  come osservatore. Ma la libertà di navigazione esula dalle competenze del Consiglio, sicchè in futuro Washington potrebbe decidere autonomamente di contrastare con Fonops navali le pretese russe. Si ripeteranno allora situazioni simili al mar Cinese Meridionale. 

Quanto all’Italia, il nostro interesse diplomatico, industriale e scientifico per l’Artico è testimoniato dalla recente nomina da parte del Maeci di un nuovo inviato speciale, oltre che dai programmi di Eni e dalle campagne idrografiche della Marina. Più sfumato quello relativo alla libera navigazione nelle nuove rotte, non foss’altro perché queste sono in competizione con i transiti dal Mediterraneo via Suez.


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