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Ecco i tre pilastri per un centro autentico. Scrive Bonanni

Un progetto politico centrista autentico dovrebbe superare la gestione emergenziale per proporre una visione di lungo periodo, orientata alla responsabilità e alla sostenibilità. I tre pilastri su cui si dovrebbe basare secondo Raffaele Bonanni

Negli ultimi decenni il panorama politico italiano è stato segnato da un bipolarismo che ha spesso amplificato le retoriche populiste, lasciando poco spazio a progetti politici centristi autentici. Questo scenario ha favorito una polarizzazione che si è dimostrata incapace di affrontare in modo sistematico e lungimirante le sfide del nostro tempo. Oggi, il centro politico torna a essere evocato, ma troppo spesso come mero serbatoio elettorale per i due poli contrapposti. Dunque, ancora una volta un centro sottomesso alla attuale egemonia populista. Ed invece il tema è un vero centro, fondato su un’autonoma ed alternativa visione economica, sociale e culturale, per offrire risposte concrete alle debolezze strutturali del nostro sistema bloccato.

Il populismo, comune ai principali schieramenti, si è basato sulla promessa di redistribuzione immediata, spesso priva di basi economiche solide. Tale approccio ignora una verità fondamentale: senza una produzione stabile di ricchezza, la redistribuzione è destinata a essere temporanea e insufficiente. Gli strumenti adottati negli ultimi anni – come i vari bonus elargiti dai governi – rappresentano esempi emblematici di una logica emergenziale che non affronta le cause profonde delle disuguaglianze economiche e sociali. Un progetto politico centrista autentico dovrebbe invece superare la gestione emergenziale per proporre una visione di lungo periodo, orientata alla responsabilità e alla sostenibilità.

Il primo pilastro di un centro autentico è il ripristino della responsabilità fiscale e sociale. Ciò significa affrontare in modo sistematico la questione del debito pubblico attraverso politiche di contenimento e riassorbimento, ma anche promuovendo un’economia orientata alla produzione. Solo una crescita economica robusta può garantire una redistribuzione equa e sostenibile, superando le scorciatoie demagogiche che per anni hanno immobilizzato il Paese. Innovazione, formazione e sostenibilità devono diventare gli assi portanti di una nuova politica economica.

Il secondo pilastro è l’impegno verso una visione europea federale, che riorganizzi l’ordinamento istituzionale italiano secondo il principio di sussidiarietà, valorizzando sia le competenze nazionali sia quelle locali ma superando le attuali loro ipertrofie. L’emergenza climatica, le trasformazioni digitali, la transizione verso energie rinnovabili e la competizione con le autocrazie globali richiedono un rafforzamento dei legami culturali e istituzionali con l’Europa. Solo un’Europa forte e coesa può affrontare queste sfide, non per isolarsi dal mondo, ma per riaffermare la propria identità e offrire un contributo autentico all’incontro tra culture.

Il terzo pilastro è il ripristino di un’autentica partecipazione democratica. La crescente disaffezione verso la politica, testimoniata dal costante aumento dell’astensionismo, evidenzia la necessità di ricostruire il rapporto tra cittadini e istituzioni. Questo richiede un coinvolgimento reale dei cittadini nella vita politica, attraverso una trasparenza decisionale e un’organizzazione interna rigorosamente democratica. La democrazia non può essere delegata a élite autoreferenziali, ma deve tornare a essere il fondamento vivo della polis, la realtà collettiva animata dalla speranza di raggiungere giustizia, libertà, eguaglianza.

Per tradurre questa visione in realtà, è indispensabile ripudiare il grave degrado dei partiti personali ed i personalismi, cause della frammentazione e svuotamento del centro politico. È necessario costruire un unico partito centrista, capace di rappresentare le diverse anime in una realtà plurale e organizzata su basi rigorosamente democratiche. Il processo di costruzione dovrà affidarsi a processi partecipativi costituenti per selezionare gli organismi collettivi di direzione e definire le priorità programmatiche. Solo un progetto collettivo, guidato dalla consapevole della portata storica del momento, potrà ridare vitalità ad un progetto credibile, responsabile, in grado riaggregare i tantissimi cittadini sfiduciati e comunque interessati a ripristinare un ordine istituzionale, economico, morale, in grado di offrire prosperità futura.


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