Il partito intende mettere un tetto alle retribuzioni delle prime linee delle grandi banche, istituzioni finanziarie e assicurazioni. E anche i quadri dovranno tirare la cinghia
Pechino è pronta a imporre un tetto di 1 milione di yuan al reddito annuo del personale degli istituti finanziari di proprietà del governo centrale. Vale a dire le quattro grandi banche controllate dal partito, tanto per cominciare. I manager il cui reddito supera già 1 milione di yuan vedranno così ridurre i loro compensi, al pari dei dirigenti di livello intermedio e senior, la cui retribuzione sarà quasi dimezzata. Nel conto, oltre alle banche statali menzionate, rientrano importanti compagnie assicurative e quattro importanti gestori di crediti inesigibili.
Perché tutto questo? C’è una ragione politica e una più contabile. Xi Jinping, per esempio, sa benissimo che le finanze cinesi non fanno più gola agli investitori, perché poco affidabili. Dunque, perché non mandare un segnale di buona condotta? E poi, è noto che la morigeratezza negli emolumenti è un pallino del leader cinese.
Nel dettaglio, la maggior parte dei tagli sarà realizzata riducendo i bonus. La più ampia riduzione salariale, nel settore finanziario da 67 trilioni di dollari, inizierà già il mese prossimo, anche se al personale non sono ancora state comunicate le motivazioni. Il limite è in linea con l’iniziativa del governo per una “prosperità comune” lanciata nel 2021 per affrontare la disuguaglianza sociale e di reddito mentre la crescita della seconda economia più grande del mondo rallentava.
Da allora, sia le società finanziarie statali che quelle private hanno proattivamente abbassato stipendi e bonus e scoraggiato l’ostentazione della ricchezza, ad esempio chiedendo al personale di evitare di indossare abiti e orologi costosi. Tuttavia, i limiti di reddito imposti alle istituzioni finanziarie statali potrebbero rendere più difficile trattenere i migliori talenti quando i concorrenti del settore privato offrono pacchetti retributivi competitivi. Non è finita.
La Cina è pronta a tagliare di circa la metà gli stipendi della banca centrale e di due enti di regolamentazione finanziaria, nell’ambito di una riforma iniziata nel 2023 per avvicinare i redditi a quelli degli altri dipendenti pubblici . D’altronde, il reddito di alcuni direttori di dipartimento supera quello dei presidenti e dei direttori generali, che sono già soggetti a limiti di retribuzione compresi tra 700.000 e 900.000.