Per provare a frenare l’avanzata cinese, rispondendo alla concorrenza sleale del Dragone, ma anche per attutire il colpo di un’eventuale irrigidimento del mercato americano, Bruxelles annuncia nuovi sussidi ai veicoli green
Il destinatario è la Cina ma, forse, anche Donald Trump, che proprio oggi ha nuovamente esordito al forum di Davos, dopo i trascorsi della sua precedente amministrazione, otto anni fa. L’Europa è pronta a metterci ancora del suo per tentare di rianimare il mercato dell’auto elettrica in Europa, stretto in una morsa micidiale, con tutti gli effetti del caso sui costruttori del Vecchio Continente.
Da una parte c’è la Cina, che con le sue Byd e cugine sta letteralmente cannibalizzando i mercati occidentali, forti di prezzi per veicolo al di sotto dell’asticella della leale concorrenza. Dall’altra c’è proprio Trump, che della transizione e della mobilità elettrica ne vuole sapere davvero poco, al punto da aver ribadito giorni fa che benzina e diesel rimangono pietre angolari dell’industria automobilistica americana. Senza dimenticare la variabile dazi.
A Bruxelles sono preoccupati, tanto che a Davos il Commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, ha evocato lo spettro della Grande Depressione degli anni 30 qualora gli Stati Uniti optassero per un protezionismo muscolare. C’é da dire che un inasprimento tariffario alla dogana renderebbe più difficile per le case europee vendere auto green sul mercato americano, costringendole così a concentrarsi sullo scacchiere domestico, già sotto pressione, però, per l’avanzata cinese. Messa così potrebbe sembrare un rompicapo e forse lo è per davvero.
Nel dubbio l’Europa ha deciso di giocare la carta sussidi. Dopo aver messo sotto accusa le immense sovvenzioni statali cinesi che hanno permesso ai costruttori del Dragone di raggiungere ritmi di produzione forsennati, dando origine a quella distorsione del mercato poc’anzi citata, ora Bruxelles punta ad aiutare le case europee sul terreno dell’elettrico. Come ha spiegato la vicepresidente esecutiva dell’Ue, Teresa Ribera, in un’intervista al Financial Times rilasciata proprio a margine dei lavori a Davos, la Commissione europea sta valutando l’introduzione di uno schema di sussidi europei per incrementare la domanda di veicoli elettrici in Europa.
Lo schema, ha detto la responsabile per la transizione, “è solo una delle diverse misure al vaglio dell’esecutivo Ue, che dovrebbero confluire nel piano strategico per il settore annunciato da Ursula von der Leyen“. La conferma di Ribera arriva dopo le dichiarazioni del cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha parlato di un assenso di Bruxelles alla domanda di Berlino di armonizzare a livello europeo lo schema di sussidi. Non bisogna mai dimenticare che Ribera è il funzionario europeo che sta portando avanti la battaglia contro i costruttori per lo stop ai motori endotermici entro il 2035. Un fattore, questo, che è all’origine della grave crisi dell’industria automobilistica europea.
Ma, pur confermando la chiusura sul rinvio della scadenza del 2035 per la fine delle nuove vendite di motori a combustione interna, Ribera ha aperto “alla flessibilità sugli obiettivi annuali di vendita di veicoli elettrici e sulle multe che le case automobilistiche devono affrontare per non averli rispettati”, parlando di un “confronto aperto” con le case automobilistiche. Il tutto stride un po’ con la svolta operata dagli Stati Uniti da Trump. Al suo primo giorno di insediamento alla Casa Bianca, dopo aver ordinato la cessazione delle politiche per il passaggio all’elettrico, ha detto chiaro ai suoi concittadini: “potrete tornare ad acquistare le auto che preferite”, senza vincoli, quindi, verso propulsori elettrici o sistemi ibridi.