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Donald e Giorgia? Che feeling, l’Ue colga l’occasione. Parla Di Giuseppe

Parla il deputato di FdI eletto negli Usa, presente al discorso del 47mo presidente: “Fino a ieri eravamo considerati la Cenerentola di tutti. Ma da due anni a questa parte quando ci presentiamo come imprese italiane tutti ci guardano con occhi diversi, perché oggi tutti conoscono Giorgia. In 23 anni non ho mai visto una conoscenza così dettagliata del Presidente del Consiglio italiano”

“Il secondo mandato di Trump può essere un interessante acceleratore per l’Europa, costringendola finalmente ad evolversi e il peso specifico dell’Italia di Giorgia Meloni potrà essere in questo senso decisivo come non mai”. Sono trascorsi pochi minuti dalla fine del discorso di Donald Trump al giuramento da 47mo presidente degli Stati Uniti e Formiche.net ha raggiunto al telefono il deputato di FdI, Andrea Di Giuseppe, eletto negli Usa dove risiede da anni, che ha partecipato alla cerimonia assieme alla delegazione italiana di Ecr, composta da Carlo Fidanza e Antonio Giordano, oltre alla presenza del presidente presidente del Consiglio nella zona riservata agli ex presidenti, “un posto d’onore – specifica Di Giuseppe – per chi conosce la grammatica della Casa Bianca”.

Il discorso di Trump è stato più geopolitico rispetto a quello dello scorso mandato. Che impressione ha avuto?

Esatto. Me lo aspettavo, conoscendo abbastanza bene l’approccio di Trump: è stato un discorso di una persona estremamente calma, che ha lanciato messaggi chiari all’esterno e non solo agli Usa, di cui avremo conferma con i primi ordini esecutivi. Non è stato un discorso alla nazione ma più rivolto al mondo: devo dire che è stato completo e ha rispecchiato in vari termini ciò che aveva detto in campagna elettorale. Sono molto soddisfatto di questo messaggio perché al mondo serve un’America forte.

La presenza italiana in primo piano con il premier che segnale è?

La presenza di Giorgia Meloni non è stata semplicemente importante in quanto tale, ma penso sia andata davvero al di là in quanto è stata anche posizionata in un posto molto rilevante per chi conosce la grammatica della Casa Bianca, assieme agli ex presidenti: non proprio una cosa banale. Giorgia è ormai oggettivamente il ponte tra gli Stati Uniti e l’Europa in termini di avvicinamento, di progetti comuni, di crescita. Giorgia e Donald sono conservatori, un motivo in più per prendere atto che c’è un feeling diverso. Il nostro presidente del Consiglio ci ha abituato a trattare con tutti, conservatori e non: lo dimostra la buona relazione con la precedente amministrazione, nella consapevolezza che la ragion di Stato viene prima di ogni altra cosa. Però è evidente che con dei principi conservatori che si condividono, tutto diventa ancora più semplice. Ora starà all’Europa capire che non è un problema questo, ma è un’opportunità.

Secondo il ministro Guido Crosetto, Giorgia Meloni ha portato l’Italia in prima fila: questa considerazione cosa aggiunge al dibattito sorto in varie cancellerie dopo i primi due anni di governo-Meloni?

Rispondo a questa domanda non da deputato, ma da imprenditore. È stata una cosa enorme perché fino a ieri eravamo considerati la Cenerentola di tutti. Ma da due anni quando ci presentiamo come imprese italiane tutti ci guardano con occhi diversi, perché oggi tutti conoscono Giorgia. In 23 anni non ho mai visto una conoscenza così dettagliata del presidente del Consiglio italiano. Non sto facendo un discorso fazioso, lo sto facendo in maniera completamente laica: in questo modo e con questa guida alle nostre imprese diventa più facile poter fare affari, poter esportare, poter raggiungere nuovi accordi e nuove partnership. Aggiungo la nostra cultura che, grazie a questo governo, viene veicolata in una certa maniera. Faccio un inciso: ho trascorso l’ultimo dell’anno ad Abu Dhabi sulla nave Vespucci, una realtà che ha rappresentato un eccellente contorno di quello che sta facendo Giorgia Meloni perché è stato un percorso incastrato da tutti i punti di vista sulla nostra italianità, sulle nostre radici, sulla nostra cultura, sul nostro ingegno, sulla nostra genialità. Questo lo ritengo fondamentale. Essere considerati oggi la parte politicamente più stabile dell’Europa è davvero un orgoglio, soprattutto se rapportato a dove ci trovavamo quattro anni fa, con banchi a rotelle e mascherine cinesi.

Trump e l’Europa. Un pericolo o una opportunità?

Il secondo mandato di Trump può essere un interessante acceleratore per l’Europa, costringendola finalmente ad evolversi e il peso specifico dell’Italia di Giorgia Meloni potrà essere in questo senso decisivo come non mai.


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