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L’Iran teme attacchi dal cielo? Nuove esercitazioni anti-aeree

L’Iran ha effettuato delle esercitazioni di difesa aerea vicino ai suoi siti nucleari, preparandosi al peggior scenario. Mentre gli Stati Uniti valutano opzioni militari. Ma pressioni e reazioni diventano elementi del gioco delle parti, mentre Trump torna alla Casa Bianca

L’Iran ha avviato una nuova esercitazione di difesa aerea nei pressi di alcuni dei suoi siti nucleari più sensibili. Secondo la televisione di Stato di Teheran, l’obiettivo è testare la capacità di risposta contro attacchi aerei e missilistici, mentre non sembrano arrestarsi le tensioni con Stati Uniti e Israele.

Le manovre si sono svolte attorno all’impianto sotterraneo di arricchimento dell’uranio di Fordow e al reattore ad acqua pesante di Khondab, nel distretto di Arak. Le unità impiegate includono batterie missilistiche, radar avanzati e capacità di guerra elettronica. L’esercitazione rientra in un più ampio ciclo di manovre militari avviato nei giorni precedenti.

Il tempismo è significativo. Martedì scorso, una simulazione simile si è svolta nei pressi di Natanz, il principale sito di arricchimento dell’uranio del Paese. Negli stessi giorni, l’ex presidente Donald Trump ha minacciato azioni contro le installazioni nucleari iraniane. Teheran non può permettersi di ignorare il rischio di un attacco preventivo — anche perché Israele è nervosa e le tensioni attorno allo Stato ebraico sono anche legate alle campagne di destabilizzazione guidate dai Pasdaran.

In un’analisi sul contesto pubblicata mercoledì scorso si anticipava che l’Iran sta rafforzando le proprie capacità difensive. Il portavoce dei Guardiani della Rivoluzione (IRGC) ha dichiarato che la produzione di missili non si è mai interrotta e che i sistemi di difesa aerea iraniani sono completamente operativi e aggiornati. Inoltre, una fonte con accesso a informazioni sugli sviluppi militari nella regione riferiva che nuove e sconosciute difese aeree sono state dispiegate nei pressi di obiettivi sensibili, un segnale che l’Iran potrebbe aver introdotto nuovi sistemi per proteggere le sue installazioni nucleari da eventuali attacchi.

Secondo un’altra fonte, citata da Iran International, un canale anglo-saudita molto seguito nonostante il regime iraniano usi jammer per bloccarne il segnale, i test di difesa aerea includono anche scenari di guerra elettronica e misure di disturbo contro possibili attacchi informatici ai radar iraniani.

Il potenziamento delle difese aeree iraniane si accompagna a un incremento delle capacità offensive. Lunedì, l’esercito iraniano ha ricevuto 1.000 nuovi droni, secondo quanto riportato dall’agenzia Tasnim (tra i megafoni propagandistici del regime. Distribuiti in diverse basi, questi velivoli sono progettati per operazioni a lungo raggio, con autonomia superiore ai 2.000 km (tra questi anche il nuovo modello “Razvan”, un drone-kamikaze con elevata furtività e capacità di penetrazione delle difese nemiche).

L’Iran si sta preparando al peggior scenario possibile, consapevole che il clima attendista, sebbene severo, di questi ultimi quattro anni potrebbe mutare. La stessa amministrazione Biden ha infatti discusso piani di attacco nel caso in cui la situazione degenerasse. Resta dunque il tema Trump, il cui approccio al nucleare iraniano è stato segnato dalla massima pressione e dall’uscita dall’accordo Jcpoa (quello per il congelamento del programma nucleare). Il suo ritorno potrebbe accelerare le scelte strategiche di Teheran, costretta a considerare scenari futuri molto diversi tra loro.

Non è escluso infatti che si inneschi un sistema di confronto transazionale dove pressioni e reazioni diventano elementi del gioco delle parti. La Repubblica Islamica è segnata da complessità e differenze interne, con approcci diversi tra i vari apparati del sistema e posizioni politiche articolate: la linea anti-occidentale è comune, ma esistono sfumature e visioni pragmatiche e altre più oltranziste. Tali complessità rendono il dossier iraniano — da cui dipende la stabilità globale — particolarmente sensibile: non a caso il G7 lo identifica tra le priorità del 2025.


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