Il deputato di FdI, Giangiacomo Calovini, membro della delegazione italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato e della commissione esteri della Camera, commenta la visita di Meloni negli Eau: “Accordo storico, economico e geopolitico. Il Golfo? Non solo idrocarburi, sta crescendo in logistica, transizione energetica, Intelligenza Artificiale. L’Italia ha una stabilità politica che nessuno ricorda e sarà cerniera con gli Usa di Trump”
L’Italia vanta non solo un ottimo posizionamento geografico, ma anche una strategia politica che le ha permesso di ottenere i risultati sperati. Commenta così il deputato di FdI, Giangiacomo Calovini, membro della delegazione italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato e della commissione esteri della Camera, l’accordo siglato dal premier italiano ad Abu Dhabi con Eau e Albania sul nuovo interconnettore elettrico.
L’accordo siglato da Giorgia Meloni con Emirati Arabi e Albania che valore ha nel rafforzamento del concetto di Italia globale?
È un accordo estremamente importante che rafforza l’Italia sul piano globale a livello politico e a livello economico: ha quindi una doppia valenza. Dal punto di vista politico pone l’Italia ad essere nuovamente un interlocutore centrale facendo da ponte tra il Medio Oriente, l’Europa e anche l’Africa e quindi la pone in un ruolo di assoluta protagonista all’interno del contesto mediterraneo. Idem dal punto di vista economico e commerciale: lo confermano i numeri, perché è un accordo che ci permetterà non dico far fronte interamente ai problemi energetici del nostro Paese, ma sicuramente offre una direzione concreta all’approvvigionamento energetico, che in questo momento non è un problema solo italiano ma chiaramente europeo. Lo ha spiegato apertamente anche Giorgia Meloni durante il suo intervento che la quantità di energia consumata è sempre di più nei Paesi industrializzati. E quindi io credo che questa tipologia di accordo abbia una doppia valenza molto rilevante.
L’Italia diventerà il principale hub energetico di riferimento del Mediterraneo?
Sì, perché in primis c’è un posizionamento geografico che la facilita, ma non è sufficiente perché occorre anche muoversi nella giusta maniera sotto il profilo politico. Il governo italiano lo sta facendo e sta portando a casa significativi risultati. A margine dell’incontro di Abu Dhabi il premier ha citato nuovamente lo strumento del Piano Mattei, che permette all’Italia di essere ponte nei confronti dell’Africa. Ha citato anche l’accordo siglato recentemente con la Tunisia che ci permette di riuscire ad avere il famoso cavo di circa 200 chilometri che di fatto porterà ulteriore potenza dal punto di vista energetico in Italia. Per cui dagli Emirati Arabi al fronte africano ecco che si snoda la strategia del governo che si spinge fino al fronte orientale, dando ulteriore posizionamento da protagonista all’Italia nel contesto globale.
L’Italia e il Golfo, perché il link tra nord e sud dell’Europa può essere vitale?
Appare evidente che il Golfo è destinato ad avere un ruolo sempre più importante. Noi siamo cresciuti negli ultimi 15/20 anni nella convinzione che il Golfo significasse benessere dal punto di vista economico, dettato da una quantità di idrocarburi importanti che ha permesso a città come Dubai di ottenere una crescita economica impressionante, anche legata al turismo. In realtà la parte degli idrocarburi è una parte minoritaria, nel senso che il Golfo sta crescendo molto non soltanto economicamente investendo su idrocarburi, ma anche su settori strategici come logistica, transizione energetica, intelligenza artificiale. Abbiamo assistito nelle scorse ore ad un accordo storico per quanto riguarda la cessazione delle ostilità in Medioriente, dove un Paese come il Qatar sicuramente ha avuto un ruolo fondamentale. Aggiungo che in tale contesto anche altri soggetti come Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein sono destinati ad avere un ruolo sempre più importante, geopolitico e strategico.
Come si pone l’Italia dinanzi a due scenari come la conferma di Luigi Di Maio a inviato Ue per il Golfo e l’avvio della nuova amministrazione Trump?
Su Di Maio è stata una scelta europea e la commissaria Kallas lo ha confermato in quel ruolo: in modo pragmatico ritengo che sia sempre meglio avere un ruolo in più e una persona in più che può far riferimento all’Italia, piuttosto che una in meno. Circa gli Stati Uniti, penso che a 48 ore dall’insediamento di Trump è ormai evidente a tutti che l’Italia sta diventando sempre di più la cerniera tra Usa ed Europa, ma aggiungo che è destinata ad esserlo anche nei prossimi anni grazie a Giorgia Meloni, e grazie ad una stabilità politica che francamente nessuno si ricordava a Roma.