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L’ultima sfida di Jean-Marie Le Pen è il cognome affidato alla figlia Marine. L’analisi di D’Anna

Descritto dalla stampa transalpina come “eterno provocatore e pioniere dell’estrema destra europea”, “tribuno senza pari, ossessionato dall’immigrazione e dagli ebrei, patriarca ostacolato dai suoi, va comunque dato atto a Jean Marie Le Pen di aver fatto uscire l’estrema destra francese dalla sua marginalità e di lasciare una cospicua anche se controversa eredità politica. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Lo piangono in molti ma lo rimpiangono in pochi. Un singolare destino, quello di Jean Marie Le Pen, spentosi a 96 anni a Parigi, dopo una vita di lotte e barricate sulla trincea di un Front National ideologicamente più vicino alla grande nation bonapartista, ma perdente, del Maresciallo Pétain e dell’armistizio col nazismo, che alla Francia di De Gaulle e della liberazione.

Una continuità ossessiva quella del patriarca della destra francese con la quale comunque aveva sfiorato il vertice delle istituzioni e il 21 aprile del 2002 aveva superato clamorosamente al primo turno delle presidenziali il primo ministro in carica, il socialista Lionel Jospin, sfidando al ballottaggio Jacques Chirac.

Una immutabilità senza prospettive che valse a Jean Marie Le Pen il paragone con la frase della scrittrice americana Janet Fitch: “devi lasciare andare chi eri per diventare chi sarai” e che costò nel 2015 al già ultra ottantenne leader l’espulsione dal front nationale, per mano della figlia ed erede Marine. La quale dopo aver detronizzato il padre padrone del partito ne cambiò pure in nome in “Rassemblement National”.

Fallito per due volte anche l’ultimo sogno di vedere la figlia all’Eliseo, il grande vecchio della destra francese e del populismo europeo offre ora alla 56enne Marine Le Pen una sorta di spinta liberatoria dall’ingombrante passato che può valere l’acquisizione di una ulteriore credibilità e soprattutto una legittimazione per le future, e probabilmente non così lontane presidenziali, visto il lungo travaglio delle ricorrenti crisi di governo in atto.

Marine Le Pen ha intanto incassato il cordoglio istituzionale dei leader francesi e la solidarietà del populismo europeo, con in prima fila il Vice Premier italiano Matteo Salvini e il Premier unghese Viktor Orban.

Le Pen, si legge in una nota dell’Eliseo, “è stata una figura storica dell’estrema destra” e “il suo ruolo nella vita pubblica “francese per quasi 70 anni “è ormai materia di giudizio per la storia”. Di Le Pen come protagonista della vita politica ha parlato anche il primo ministro Francois Bayrou: “Al di là delle polemiche che erano la sua arma preferita “, ha scritto il Premier. “Le Pen è stato una figura chiave della politica francese. Quando ci siamo scontrati con lui, abbiamo capito che combattente fosse”.

La sua scomparsa rappresenta in tutti i casi un capitolo importante per l’arrembante “Rassemblement National” guidato dalla figlia Marine, che ora si trova oggettivamente in una più agevole situazione per ricordare esclusivamente le virtù politiche del genitore, omettendo di menzionare le pesanti accuse di razzismo e neo nazismo mossegli da più parti, e consolidare la posizione della creatura politica paterna come principale forza politica in Francia. Erediterà le radici e lascerà asprezze e durezze. Illuminerà il cognome e oscurerà il nome del padre.


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