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Perché l’Europa può giocarsi la partita dei dazi, anche grazie all’Italia. L’analisi di Lombardi

Se davvero l’amministrazione repubblicana aprirà una nuova stagione di tensioni commerciali, il Vecchio continente avrà certamente uno spazio di manovra su cui negoziare, da non vanificare. A patto che si mostri compatto e faccia tesoro degli ottimi rapporti tra Washington e Roma. Intervista a Domenico Lombardi, direttore del Policy Observatory della Luiss

A sentire il Donald Trump nel pieno della sua campagna elettorale, qualche brivido era da mettere nel conto. L’America al centro, dazi. Eppure, all’indomani dell’insediamento del 47esimo presidente degli Stati Uniti, la sensazione è che l’Europa possa giocarsi la partita dell’inasprimento tariffario alla dogana su un campo di gioco più amico rispetto ad altri Paesi.

Per esempio, leggendo l’American First Trade Policy, pubblicato sul sito della Casa Bianca poche ore dopo il giuramento, saltano subito all’occhio la volontà dell’amministrazione repubblicana di proteggere l’economia a stelle e strisce, senza se e senza ma. Ma senza riferimenti di sorta all’Europa. Il che offre al Vecchio continente una ghiotta occasione: quella di farsi trovare più compatto che mai dinnanzi a nuove, possibili, minacce commerciali. Di tutto questo Formiche.net ne ha parlato con Domenico Lombardi, economista di lungo corso e direttore del Policy Observatory della Luiss.

Con la seconda amministrazione Trump potrebbe aprirsi una nuova stagione di tensioni commerciali, innescate dall’inasprimento delle tariffe doganali. Tutto è ancora aleatorio, ma volendo andare un po’ oltre, quale lo spazio di manovra dell’Europa per negoziare, come peraltro ha auspicato Meloni nella conferenza stampa di inizio anno, su nuovi, possibili, dazi?

L’amministrazione Trump, nel giorno del suo insediamento, ha avviato una review a tutto tondo su accordi commerciali bilaterali e multilaterali, politiche del cambio, normative fiscali e sussidi dei paesi partner che possano creare un dislivello nel terreno di gioco sfavorevole per il sistema americano. A livello geografico, la review si concentra su Canada e Messico, e sulla Cina. La Ue non è esplicitamente menzionata suggerendo che esiste un ambito negoziale da far valere. Tale ambito riguarda sia la regolamentazione del mercato unico che altre aree di policy come un più equilibrato burden sharing sulle spese della difesa.

Allora l’Europa avrebbe in ogni caso delle carte da giocare…

L’amministrazione americana vigilerà che non vi siano norme, di fatto, discriminanti contro le aziende americane. Su questo occorre considerare che la Ue sta sovra-regolamentando interi settori tra cui quello digitale. Tale approccio, a prescindere dalle politiche del Presidente Trump, rischia di ampliare il divario sfavorevole di crescita e competitività della Ue con l’economa americana. Ecco, questo è uno spazio su cui il governo italiano può utilmente inserirsi, l’altro è nell’attirare grossi investimenti dagli Stati Uniti sulla base dell’affidabilità che il nostro Paese sta dimostrato.

Lo spettro di nuovi dazi non crede possa essere l’occasione per i Paesi europei per un sano confronto tra gli stessi, al fine di presentarsi con una posizione comune dinnanzi a Washington?

La Ue non ha la tecnologia di cui dispongono gli Stati Unit e si trova in una posizione precaria poiché la nuova amministrazione le chiederà di armonizzare il suo regime commerciale nei confronti della Cina a quello americano, acuendo la crisi dell’economia tedesca. In tal senso, è opportuno evitare posizioni antagonistiche con la nuova amministrazione se non si ha la capacità di gestirne le conseguenze.

Pensa sia possibile immaginare un ruolo dell’Italia?

L’Italia gode di una posizione di dialogo privilegiato con gli Usa, che può far valere con gli altri Paesi europei ma che non sarebbe nell’interesse di nessuno sacrificare o vanificare.

Giorgia Meloni era uno dei pochi capi di governo europei presenti all’insediamento di Trump. Il feeling tra i due leader non manca, dunque come potrà l’Italia tirare l’acqua al proprio mulino?

Il governo italiano vanta un dialogo privilegiato con l’alleato americano a prescindere dal colore politico dell’amministrazione in carica. È stato così con l’amministrazione Biden, sarà così con la nuova amministrazione repubblicana. Ce ne dovremmo tutti rallegrare.


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