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Il nuovo asse in Ue che guarda agli Usa include Polonia e Italia. Parla Curti Gialdino

La Difesa è un tema centrale non solo per l’Ue, ma per tutti gli Stati membri anche perché con ogni probabilità Trump tratterà singolarmente con i diversi Paesi sul piano commerciale. L’Italia ha una grande occasione, grazie al rapporto solido con gli Usa ma anche in Europa. Il nuovo asse portante deve comprendere, oltre a Francia e Germania, anche la Polonia. Colloquio con Carlo Curti Gialdino, già ordinario di Diritto dell’Unione europea alla Sapienza e vicepresidente dell’Istituto diplomatico internazionale

L’invito a non avere paura di Donald Trump, formulato questa mattina sulle colonne de La Stampa da Roberta Metsola, presidente del Parlamento Europeo, indica probabilmente che la linea metodologica nell’approccio fra Ue e Stati Uniti deve cambiare. A ogni modo il Tycoon, già inquilino della Casa Bianca, ha dimostrato di preferire “un rapporto diretto con i singoli Stati. In questo contesto, l’Italia – allargando l’asse franco-tedesco anche alla Polonia, potrà avere un ruolo di primo piano per consolidare le relazioni con gli Stati Uniti”. A dirlo a Formiche.net è Carlo Curti Gialdino, già ordinario di Diritto dell’Unione europea alla Sapienza e vicepresidente dell’Istituto diplomatico internazionale.

Le parole pronunciate a Davos dal presidente statunitense segnano una nuova epoca anche in termini di rapporti politici con i partner. Cosa c’è da aspettarsi?

Donald Trump ha dimostrato di essere un presidente che vuole mantenere gli impegni presi durante la campagna elettorale, dimostrando una forma oggettivamente poco comune di coerenza e determinazione. Generalmente, infatti, una volta assunte le funzioni istituzionali, i leader tendono ad ammorbidire alcune posizioni. Lui, invece – e lo testimonia anche la squadra che ha composto al suo fianco – ha avuto finora un approccio diverso.

L’Europa ha ragione di temerlo oppure, come sostiene Metsola, non bisogna farsi intimidire?

Metsola nel suo auspicio affronta diverse questioni e in particolare quella commerciale legata ai dazi che rappresenta una sola parte dell’azione esterna dell’Ue e della politica estera statunitense. Sicuramente, però, l’Europa dovrà cambiare approccio. Anche perché Trump, come ha già dimostrato nel corso del primo mandato, tende a preferire un rapporto diretto con gli Stati membri piuttosto che con l’Unione intesa in senso complessivo. Per cui, anche gli Stati membri dell’Ue dovranno lavorare all’unità di intenti in particolare su alcuni dossier a partire dalla Difesa.

Su questo terreno anche il leader della Cdu, che già vede suo il posto di cancelliere dopo l’epoca Scholz, è stato molto chiaro e ha spiegato che la Germania deve essere più forte e più armata.

Merz coglie nel segno, tanto più che la Cdu sarà con ogni probabilità il partito che avrà la maggioranza dei suffragi nelle prossime elezioni federali. Ora, la Difesa è un tema centrale non solo per l’Europa ma anche per gli Stati membri, come peraltro ha più volte ribadito anche il nostro ministro Guido Crosetto oltre al Capo di Stato maggiore della Difesa generale Luciano Portolano il quale, durante l’audizione al Senato alla fine di novembre scorso sul Documento programmatico per il triennio 2024- 2026, ha rilevato che, di fronte all’attuale “scenario di competizione permanente”, nulla sarà come prima, cosicché le nostre forze armate richiederanno un aumento di personale, di mezzi e di materiali. Con la presidenza Trump, sarà inevitabile.

Lei prima accennava a un allargamento dell’asse portante europeo all’Italia e alla Polonia. Perché?

Francia e Germania stanno vivendo una crisi di sistema molto profonda. In Germania siamo in campagna elettorale ma, come detto, è altamente probabile che Merz guiderà la prossima coalizione che governerà il Paese. Parallelamente abbiamo Donald Tusk, primo ministro in Polonia e già Presidente del Consiglio europeo per un quinquennio, che guida il partito Piattaforma civica, che al Parlamento europeo fa parte del gruppo del Partito popolare europeo . Per cui, in qualche misura, ci sarà un allineamento naturale. Peraltro la Polonia – a maggior ragione dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – ha investito molto sul versante della difesa e attualmente ha uno degli eserciti più forti del Continente.

Sul dossier Ucraina, Trump è stato molto chiaro e sembra sia intenzionato a trovare una soluzione al conflitto. Un risultato alla portata?

Dipende da tanti fattori. Certamente, rispetto a Biden, parte avvantaggiato. Per diversi ordini di ragioni, ma soprattutto perché Putin vede nel nuovo inquilino della Casa Bianca un interlocutore molto forte con il quale dialogare. Sicuramente ci dovranno essere dei compromessi da parte ucraina e da parte russa. Ma Trump potrebbe, davvero, sbloccare la situazione.

All’Inauguration Day, Trump ha esteso gli inviti – oltre che ai rappresentanti diplomatici – anche ad alcuni esponenti politici fra i quali il nostro presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Questo indica che probabilmente, se Trump adotterà un doppio registro – anche commerciale – tra Paesi “buoni” e “meno buoni”, noi potremo sperare di avere una posizione privilegiata. Va detto che, comunque, Meloni aveva un buon rapporto anche con Biden. Ma d’altra parte ci sono ragioni anche di carattere storico che hanno cementato un ottimo rapporto, direi ultra secolare, tra il nostro Paese e gli Usa. A Meloni va riconosciuta una grande capacità di intessere rapporti internazionali. Ricorda, in qualche misura, Silvio Berlusconi del cui quarto governo fu Ministro per la gioventù, il più giovane nella storia dell’Italia repubblicana. Non credo di fare una previsione azzardata nel dire che l’Italia svolgerà anche in seno all’Unione europea un ruolo sempre più centrale e significativo.


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