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L’uscita Usa dall’Oms è contagiosa? Ecco la mossa della Lega

Trump avvia l’uscita degli Stati Uniti dall’Oms, scatenando un acceso dibattito a livello globale. In Italia, la Lega propone un disegno di legge analogo, mentre anche l’Argentina valuta un possibile ritiro. In Europa, invece, la Spagna rafforza il sostegno all’organizzazione

Il 20 gennaio 2025, primo giorno del suo secondo mandato, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo per avviare il processo di uscita degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e il mondo non è stato di certo a guardare. L’eco della decisione è andato ben oltre i confini americani, innescando un’ampia gamma di reazioni a livello globale. Se da un lato esperti e osservatori mettono in guardia sulle implicazioni interne ed esterne della mossa, dall’altro non manca chi è pronto a seguire l’esempio di Washington.

LA PROPOSTA DELLA LEGA

Oggi, in Senato è stato depositato un disegno di legge per l’uscita dell’Italia dall’agenzia sanitaria. In una conferenza stampa a Montecitorio, il senatore Claudio Borghi, membro della commissione Bilancio, e il deputato Alberto Bagnai, vicepresidente della commissione Finanze, hanno lanciato la proposta, ispirata all’analogo passo intrapreso dal presidente statunitense. Già contestualmente alla firma dell’ordine esecutivo Borghi aveva scritto su X: “Usa fuori da Oms. Dobbiamo farlo anche noi. Subito”. Durante la conferenza stampa ha aggiunto: “Sono convinto che i cento milioni l’anno – che corrispondono al contributo italiano all’organizzazione internazionale – potrebbero trovare migliore allocazione all’interno del servizio sanitario nazionale o in progetti con gli Stati Uniti”. La linea annunciata dai parlamentari della Lega ha sollevato le critiche dell’opposizione. “Sarebbe una sciagura”, ha affermato Beatrice Lorenzin, senatrice del Partito democratico e membro della commissione Bilancio, già ministra della Salute, commentando l’iniziativa.

MILEI PRONTO A SEGUIRE

Tornando oltreoceano, fonti governative avrebbero detto a Clarín, il principale giornale del Paese, che il presidente argentino Javier Milei sembra stare valutando l’uscita dall’Oms, appoggiando la visione scettica di Trump nei confronti della gestione della pandemia e delle politiche sanitarie globali. La decisione degli Stati Uniti, ampiamente anticipata, aveva già sollevato riflessioni su un possibile effetto domino, che potrebbe estendersi anche ad altri ambiti, come il ritiro dagli Accordi di Parigi. Milei sembra essere pronto ad agire in tal senso, seguendo la linea politica del tycoon.

UN’OPPORTUNITÀ PER IL VECCHIO CONTINENTE?

Gli Stati Uniti sono da sempre uno dei principali pilastri finanziari dell’Organizzazione mondiale della sanità, contribuendo a circa un quinto del suo budget. Ora, con la loro decisione di ritirarsi, sorge la domanda su chi sarà in grado di colmare questo vuoto finanziario. Ma non solo. Dal punto di vista dell’innovazione, c’è chi – da questo lato dell’Atlantico – interpreta la situazione come un’opportunità: “Potrebbe darci un vantaggio competitivo. Le agenzie e le aziende americane non avranno più accesso a determinati dati sanitari. Questo potrebbe inviare un messaggio chiaro: venite a innovare nell’Ue!”, ha dichiarato Laurent Castillo, eurodeputato conservatore per il Partito popolare europeo e membro della commissione per la Sanità pubblica. Nel frattempo, la Spagna si avvia a intraprendere un passo deciso in direzione opposta. La ministra della Salute, Mónica García, ha annunciato che il governo spagnolo trasferirà 60 milioni di euro all’agenzia ginevrina, confermando l’impegno di Madrid a rafforzare il proprio ruolo all’interno dell’organizzazione. “Si tratta di un appoggio finanziario senza precedenti” ha affermato. In un contesto globale segnato da incertezze, la salute sembra essere un nuovo fronte su cui si misureranno sia i cambiamenti globali, sia il declino (o l’eventuale ritorno?) del multilateralismo.


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