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Digitale e burocrazia. Paganetto spiega i due assi della bussola europea per la competitività

La strategia presentata da Ursula von der Leyen e che racchiude le idee di Enrico Letta e Mario Draghi porta in dote quella ricetta con cui colmare finalmente il gap tecnologico e industriale con le altre economie. Conversazione con Luigi Paganetto, presidente della Fondazione Economia Tor Vergata

L’Europa ha, finalmente, la sua bussola. Poche ore fa la Commissione europea ha ufficialmente alzato il velo sulla strategia con cui tornare competitiva, rispondere alla concorrenza spietata della Cina e attrezzarsi in caso di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti. Nei fatti, in una ventina di pagine, sono condensati i pensieri di Mario Draghi ed Enrico Letta, autori lo scorso anno di due rapporti commissionati da Bruxelles per gettare le basi di una nuova Europa, decisamente più resistente alle pressioni dell’esterno. Il prossimo 4 febbraio, il Gruppo dei 20 animato dall’economista Luigi Paganetto, organizzerà un incontro dedicato proprio alla bussola per l’Europa, per capire portata e consistenza del piano. E proprio a Paganetto Formiche.net ha chiesto un primo parere.

“Il documento porta certamente in dote quanto scritto da Draghi e Letta e prende come riferimento il gap di tecnologia e innovazione che esiste con altre economie. E, allo stesso tempo, fa sua la necessità di aumentare le dimensioni delle imprese, che troppo spesso rimangono in una scala nazionale”, premette Paganetto. “L’aspetto che però colpisce è la volontà di semplificare la burocrazia in Europa, anche su spinta del governo tedesco. Oggi c’è una richiesta eccessiva di documentazione che frena la crescita e lo sviluppo. Questo punto ci dice essenzialmente una cosa: che nel giro di un mese avremo il primo omnibus della semplificazione in Ue”.

“Un altro punto interessante è il 28esimo regime legale: al di là dei 27 regimi legali, la Commissione propone un contesto unico e semplificato, valido per tutti e capace di rispondere alle esigenze delle imprese”. Certo, l’ombra dei dazi si allunga sul Vecchio Continente ed è lecito domandarsi se la bussola potrà in qualche modo attutire il colpo. Paganetto chiarisce. “Se ci saranno dei dazi, direi che è probabile, è difficile che l’Europa possa essere immunizzata. Semmai si potrebbe reagire con accordi in stile Mercosur (il mercato comune dell’America meridionale che si affianca alla Comunità Andina, alla Comunità Caraibica e al Sistema di integrazione centroamericana, ndr), che possono fungere da valvola di sfogo. Non dimentichiamoci mai che l’Ue ha il 50% del commercio mondiale”.

Il discorso torna poi al merito del documento. “Se guardiamo alle connessioni, alla rete, si dà molta importanza agli investimenti nel digitale. E questa è certamente l’altra gamba del piano, in grado di colmare il famoso gap di cui abbiamo poc’anzi parlato. Però non dobbiamo mai dimenticarci di una cosa. E cioè che per colmare il gap serve tempo, servono investimenti di lungo termine. La stessa crisi del settore automobilistico dimostra come sulle medie tecnologie l’Europa non ha retto bene alla concorrenza. Vede, il problema dell’auto non è l’elettrico, ma la medio tecnologia che non ha saputo competere. Questo per dire, essenzialmente, che l’impegno sul manifatturiero deve andare di pari passo con quello sui servizi”.

Non è finita, Paganetto sottolinea un ultimo aspetto. “Un altro aspetto è il clima. Qui la politica climatica va a braccetto con quella climatica, anche se c’è un tema di costo dell’energia. Ma l’Europa nel documento conferma la sua direzione industriale, confermando la sua vocazione alla sostenibilità, lavorando però sui costi che sono uno dei fattori scoraggianti quando si parla di transizione”.

 


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