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Parte con il Quad la politica estera di Trump. India, Giappone e Australia da Rubio

Rubio ha guidato il Quad come primo atto da segretario, rinvigorendo il percorso di istituzionalizzazione iniziato da Pompeo durante il primo mandato di Trump. Il sistema a quattro tra Usa, India, Giappone e Australia sarà sempre più cooperativo e importante per Washington. E la Cina è nervosa

Il nuovo segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha dedicato gran parte della sua prima giornata completa in carica a incontri con i ministri degli Esteri di Giappone, Australia e India, gli altri tre membri del Quad. Sebbene le dichiarazioni ufficiali siano rimaste prudenti e vaghe, emerge un’apertura senza precedenti alla cooperazione in ambito difensivo. Un cambiamento di rotta significativo rispetto al passato, quando la partnership si concentrava principalmente su temi come il cambiamento climatico, la sanità e lo sviluppo infrastrutturale.

Fino ad ora, gli sforzi del Quad in materia di sicurezza si erano limitati alla lotta contro la pesca illegale e il terrorismo. Tuttavia, questa settimana il tono è apparso diverso. Il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, ha dichiarato che la difesa è stata uno dei temi “ampi” affrontati nell’incontro, e l’omologa australiana, Penny Wong, ha sottolineato la necessità di una maggiore ambizione nelle attività del Quad, lasciando intendere una disponibilità a un maggiore coinvolgimento militare.

Non è ancora chiaro se questo apparente processo di svolta rappresenti una risposta diretta all’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump, che ha mostrato scarso entusiasmo per le alleanze economiche e ideologiche rispetto a Joe Biden, o se sia un passo logico nell’evoluzione del gruppo. Tuttavia, segnali concreti sono già visibili: i membri del Quad stanno per avviare le loro prime esercitazioni congiunte, a livello di guardie costiere, un evento inedito che segna un passo avanti nella collaborazione operativa.

La tempestività con cui Rubio ha convocato la riunione ha riscosso apprezzamento tra i partner regionali, dimostrando che, nonostante la retorica “America First” dell’amministrazione Trump, gli Stati Uniti intendono mantenere un impegno attivo nella regione indo-pacifica. Secondo Yuki Tatsumi, esperta dello Stimson Center ed ex assistente dell’ambasciata giapponese a Washington, questo segnale è cruciale per rassicurare gli alleati sulle future intenzioni americane.

Tuttavia, il comunicato del Dipartimento di Stato post-riunione non è andato oltre la consueta retorica sulla necessità di un “Indo-Pacifico libero e aperto”, e né il Consiglio di Sicurezza Nazionale né il Dipartimento di Stato hanno fornito dettagli concreti sull’agenda dei colloqui. Questo suggerisce che i membri del Quad stiano ancora calibrando il loro impegno, valutando le possibili reazioni, soprattutto da parte di Pechino.

Il giapponese Takeshi Iwaya ha per esempio evidenziato di essere “rimasto molto colpito dal fatto che la spiegazione di [Rubio] del Quad non menzionasse la Cina per nome e non la contrariasse”. “Lo avevo pensato come un intransigente contro la Cina”, dice il ministro nipponico, “ma mentre parlavamo ho scoperto che era un individuo equilibrato”. Tra l’altro, la notizia nella notizia è che la Cina ha fatto sapere di restare aperta alla possibilità di incontrare Rubio, nonostante sia entrato a Foggy Bottom come un falco anti-Pechino. Da parte dell’India si è invece sottolineato come il termine usato dal segretario per definire tutti i membri – “allies” – è inusuale: New Delhi non si considerata “alleata” in senso tecnico degli Usa, ma solitamente si definisce “partner e amica”.

Meno nello specifico, il Giappone si è mostrato favorevole a un rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza, evidenziando le continue incursioni cinesi nelle acque dell’Asia orientale e meridionale e la crescente minaccia rappresentata dai programmi missilistici e nucleari nordcoreani. L’India, invece, pur riconoscendo la necessità di rafforzare la difesa regionale, mantiene invece una posizione più cauta, dovuta anche alle tensioni lungo il confine himalayano con la Cina e alle sue tradizionali relazioni con la Russia.

Nonostante la generale cautela, la Cina non ha tardato a usare il contesto a proprio vantaggio. Il portavoce del ministero degli Esteri ha dichiarato che le collaborazioni tra Paesi non dovrebbero mirare a terze parti, avvertendo che la politica di blocchi contrapposti non porterà stabilità duratura. Un segnale che Pechino vede con crescente preoccupazione l’evoluzione del Quad – sistema che già nel primo mandato trumpiano era stato istituzionalizzato dall’allora segretario di Stato Mike Pompeo – verso una dimensione più cooperativa.


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