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Perché l’addio di Nick Clegg da Meta c’entra con Donald Trump

L’attuale presidente per gli affari globali dice addio dopo sette anni. Al suo posto arriverà il vice Joel Kaplan, un vecchio membro del Partito repubblicano vicino al presidente eletto. Il rimpasto arriva a poche settimane dall’incontro tra Zuckerberg e il tycoon ed è un segnale di riposizionamento dell’azienda in vista del futuro

La presenza di Mark Zuckerberg alla corte di Donald Trump non era un qualcosa di banale. Che il patron di Meta, una delle aziende tecnologiche più importanti al mondo, incontrasse il prossimo presidente degli Stati Uniti non poteva essere più di tanto una sorpresa, ma visto il loro passato burrascoso era un evento significativo. Secondo molti, era un modo per cancellare i dissidi di un tempo e ricominciare da zero. E poche settimane dopo la tesi appare credibile. Dopo sette anni, l’ex vice premier britannico nonché presidente degli affari globali di Meta, Nick Clegg, lascia l’azienda per far posto a Joel Kaplan, già suo vice. Il suo passato politico parla chiaro: è stato un vecchio membro del Partito Repubblicano, numero due dello staff della Casa Bianca durante l’amministrazione di George W. Bush e, soprattutto, è vicino al presidente che si insedierà il prossimo 20 gennaio, con il quale si era fatto vedere lo scorso dicembre alla Borsa di New York accompagnati dal prossimo vicepresidente JD Vance.

A dare l’annuncio è stato lo stesso Clegg, che si era trasferito a Londra da qualche tempo nella consapevolezza che la sua esperienza fosse ormai a tempo più che determinato. Tramite un post su Facebook ha spiegato che avrebbe trascorso “qualche mese a passare le redini” e di continuare a rappresentare l’azienda di cui fa parte nei vari incontri internazionali. Poi, sarà pronto per “nuove avventure”. In una lettera inviata ai colleghi, ha anche sottolineato che “l’inizio del nuovo anno è il momento giusto per lasciare il mio ruolo” e che “nessuno potrebbe riprendere il testimone da dove l’ho lasciato con più competenza e integrità del mio vice”. Eppure i due sembrano distanti.

Clegg è stato colui che quando è entrato in Meta si è trovato di fronte una serie di sfide poco invidiabili, a cominciare dallo scandalo sui dati condivisi di Cambridge Analytica fino a quelle normative negli Stati Uniti e nell’Unione europea. Nell’ultimo periodo si era scagliato contro le regole di quest’ultima, considerate troppo restrittive a tal punto da mettere in pericolo l’innovazione. Ad ogni modo, gli ostacoli sono stati superati nel miglior modo possibile per permettere alla sua società di crescere. Il suo lavoro gli è valso la promozione due anni fa, vedendosi affidate tutte le questioni politiche inerenti a Meta.

Kaplan non gode invece della popolarità del suo capo dentro l’azienda. È un lobbista che sa il fatto suo, ma pesano alcune battaglie a favore della destra americana e l’influenza che aveva sui processi decisioni e sul trattamento dei politici. Ad esempio, nel 2018, Kaplan aveva partecipato all’interrogatorio del Congresso all’allora candidato della Corte Suprema Brett Kavanaugh, suo amico sul quale pendevano accuse di violenza sessuale quando era un adolescente.

Il fatto che il rimpasto avvenga a due settimane dall’insediamento di Trump e a poca distanza dal faccia a faccia con Zuckerberg non può essere una coincidenza. Piuttosto, siamo di fronte all’ennesimo riposizionamento delle Big Tech in vista del prossimo futuro.

La pace tra i due tycoon sembrerebbe essere stata sancita durante una cena a Mar-a-Lago, durante cui Zuck ha regalato al leader repubblicano un paio di occhiali Ray Ban realizzati con la tecnologia di Meta. Poi il miliardario californiano ha messo mano al portafogli e ha donato un milione di dollari al fondo di inaugurazione della cerimonia di insediamento. Quindi si aprirà una nuova epoca, per cui è necessario rimettere mano all’organigramma aziendale.


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