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Bezos sfida Musk, ma il lancio di New Glenn deve aspettare

Era in programma per oggi, ma è stato rinviato a causa di “un problema al sottosistema del veicolo che ci porterà oltre la nostra finestra di lancio”. Non si sa quando verrà riprogrammato, ma secondo molti è la vera alternativa a SpaceX con cui il proprietario di Amazon spera di ingraziarsi il prossimo inquilino della Casa Bianca

Alla stazione spaziale di Cape Canaveral, in Florida, era tutto pronto. L’attesa per il primo lancio del nuovo razzo realizzato dall’azienda Blue Origin di proprietà di Jeff Bezos, chiamato New Glenn, era l’evento del giorno. Non lo è stato a causa di “un problema al sottosistema del veicolo che ci porterà oltre la nostra finestra di lancio”, come ha comunicato l’azienda stessa tramite il proprio profilo X, senza comunicare una nuova data. Più volte il lancio è stato rinviato per diverse ragioni, deludendo chi voleva vedere New Glenn in azione. L’attenzione che ha accentrato su di sé è dovuta al fatto che, secondo molti, può essere un’alternativa credibile ai Falcon9 e Starship di SpaceX, diventando un competitor di Elon Musk – che, non si sa quanto ironicamente, alla vigilia del (fallito) lancio gli aveva augurato “good luck”.

New Glenn è alto tra gli 82 e i 95 metri e potrebbe trasportare in orbita bassa circa 45 tonnellate di materiale, più del doppio del Falcon9 ma inferiore al Falcon Heavy, capace di raggiungere la Luna e Marte. Per gli esperti, può essere considerato come un razzo multiuso, in grado di trasportare oggetti diversi su distanze brevi e lunghe. Ma soprattutto, come i razzi di SpaceX, avrà il primo stadio riutilizzabile: dopo il lancio, questo si appoggerà su una piattaforma mobile in mare aperto, un’operazione tutt’altro che semplice per cui potrebbe non bastare un solo tentativo: “È l’aspetto che ci rende più nervosi”, ha affermato Bezos tempo fa. Questo farebbe diminuire i costi e i tempi di lancio in modo drastico, ma non è dato sapere se funzionerà o meno, visto che il test prova era atteso per oggi.

Rispetto a quello di Musk, tuttavia, il razzo di Bezos ha una peculiarità tecnica che potrebbe renderlo più attraente. Il primo stadio di New Glenn è a metano liquido, mentre il secondo a idrogeno liquido, un carburante molto potente e allo stesso tempo difficile da utilizzare. I Falcon9 invece hanno il cherosene, meno performante ma più facile da usare. Come dichiarato all’Afp dal professore di astronautica alla Purdue University, William Anderson, è come paragonare “una Ferrari e una Volkswagen”, dove ovviamente il Falcon9 rappresenta quest’ultima.

La concorrenza tra aziende presenta aspetti molto più positivi che negativi, soprattutto quando si parla di due società tecnologiche. La sfida alimenta il progresso. Come SpaceX, anche Blue Origin ha firmato contratti con il governo americano e la NASA (questi ultimi pari a 3 miliardi di dollari), così come ha un piano commerciale per fornire Internet satellitare a enti privati. Per azzardare un’equazione: SpaceX sta a Starlink, come Blue Origin sta a New Glenn e Kuipersat (i satelliti di Amazon).

Bezos ha però dovuto rincorrere il rivale, investendo parecchio per colmare il divario. Nel frattempo, Musk ha sfruttato il vantaggio, fino a conquistare il cuore e la fiducia del prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Sembrava la fine per i vari imprenditori tech, ancor di più per Bezos in quanto proprietario del Washington Post, giornale storicamente collocato sulla linea dei Democratici. Ma il proprietario di Amazon, e insieme a lui la gran parte degli altri grandi ceo del settore, hanno deciso di non inimicarsi il tycoon prendendo decisioni a lui gradite.

Dopo aver donato un milione di dollari al fondo della cerimonia inaugurale di Trump, l’ultima esternazione di Bezos sembra molto conciliatoria. “Elon è stato molto chiaro nel dire che [il rapporto con Trump] è per l’interesse pubblico e non per il suo tornaconto personale. E lo prendo per oro colato”. Un modo per strizzare l’occhio a entrambi, sperando di rientrare nei piani spaziali dell’amministrazione che si insedierà fra pochi giorni.

D’altronde, anche Musk ha i suoi intoppi: SpaceX ha infatti riprogrammato al 15 gennaio il settimo lancio di prova del razzo Starship, previsto per oggi, senza entrare nei dettagli delle cause che hanno costretto al rinvio.


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