Con la piena adesione a Schengen i due Paesi compiono un altro passo verso la riunificazione balcanica. Cosa cambia a livello economico e come potranno compiersi altri progressi politici e diplomatici in una macro regione diventata ultrasensibile agli equilibri internazionali
Un altro passo compiuto verso la cosiddetta riunificazione balcanica. L’ingresso di Bulgaria e Romania nello spazio Schengen equivale ad un oggettivo rafforzamento dell’integrazione europea sotto un doppio punto di vista: un segnale verso l’interno del club Ue, con la volontà di non lasciare indietro nessuno e soprattutto chi ha osservato tutti i passaggi necessari per ottenere lo status; e un segnale verso l’esterno dell’Ue, dove sul piano globale l’istituzione del vecchio continente potrà meglio sviluppare politiche legate alle sicurezza, alla cooperazione e allo sviluppo economico di tutti i suoi cittadini.
Piena adesione
“Oggi è un giorno di gioia per tutti i bulgari, i rumeni e per tutta la nostra Unione – ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – entrambi gli Stati membri aderiranno pienamente alla più grande area di libera circolazione del mondo. Questo è importante per tutti noi, cittadini e aziende europee. Insieme raccoglieremo i frutti di un’Unione più forte e più connessa”. Allo scoccare della mezzanotte del primo gennaio, i ministri degli interni di Bulgaria e Romania si sono incontrati al valico di frontiera di Ruse-Giurgiu al fine di celebrare l’apertura della frontiera. In questo modo i quasi 500 milioni di cittadini europei possono inglobare anche i 24 milioni di rumeni e bulgari che avranno così l’opportunità di circolazione all’interno della zona Schengen: stop alle code alle frontiere e possibilità di guidare nei paesi Ue senza passaporto. L’accelerazione finale porta la data del dicembre 2023, quando il Consiglio ha deciso di applicare, a partire dal 31 marzo 2024, le restanti parti dell’accordo e abolire i controlli sulle persone.
Le conseguenze
In primis va osservato l’impatto quantitativo della decisione: Schengen è la più grande area di libero passaggio al mondo, che riguarda 29 paesi (tra cui 25 stati membri, oltre a Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) e quasi mezzo miliardo di persone. A Bucarest gli addetti del settore festeggiano, dal momento che fino a ieri i camionisti in media perdevano circa 12 ore a ogni attraversamento di frontiera. In generale il comparto rumeno del trasporto su strada ha perso 19 miliardi di euro tra il 2012 e il 2023 a causa dei ritardi alle frontiere, facendo lievitare i prezzi al consumo. Romania e Bulgaria sono diventati stati membri dell’Ue nel 2007, ma non sono state subito integrate nella zona senza confini.
Quattro mesi fa la Germania aveva deciso di reintrodurre temporaneamente i controlli lungo tutti i suoi confini terrestri per ovviare al problema legato all’immigrazione, ciò ricorda che comunque gli Stati membri hanno la facoltà di ripristinare temporaneamente il controllo di frontiera in caso di pericolo all’ordine pubblico.
Scenari
Con la piena adesione a Schengen i due Paesi compiono un altro passo verso la riunificazione balcanica. I cambiamenti a livello economico sono propedeutici di altri progressi, politici e diplomatici, in una macro regione diventata ultrasensibile agli equilibri internazionali. La Romania è stata oggetto di attacchi ibridi, come emerso dopo la declassificazione di documenti da parte del Consiglio di sicurezza supremo nazionale. In uno dei paper si legge che il favorito alla presidenza Calin Georgescu è stato promosso massicciamente sulla piattaforma di social media TikTok tramite account coordinati. Il Paese inoltre, membro della Nato e dell’Unione europea, ha annunciato di voler spendere il 2,5 percento del suo pil per la difesa: con gli Gli Stati Uniti hanno siglato un accordo di prestito da 920 milioni di dollari per modernizzare la difesa di Bucarest.
La Bulgaria è interessata dalle ottave elezioni generali in soli quattro anni, mentre il paese continua a fare i conti con una grave crisi politica. Boyko Borissov (PPE), leader del GERB ha annunciato che il suo partito non avrebbe accettato le opzioni di governo proposte da altri partiti politici. Già primo ministro dal 2009 al 2021, è stato toccato da alcuni scandali di corruzione