Il costo del denaro al 21% sta rendendo sempre più oneroso per i risparmiatori tenere i soldi in banca, tanto che la Bank of Russia ha dovuto smentire voci che volevano un congelamento dei fondi, onde impedire una fuga dei capitali
I risparmiatori russi hanno vissuto il classico brutto quarto d’ora, immaginandosi almeno per un momento, i risparmi di una vita messi sotto chiave. Tutto nasce dal fatto che nella Federazione il costo del denaro è ai massimi storici, con i tassi portati dalla Bank of Russia guidata dalla non troppo amica di Vladimir Putin, Elvira Nabiullina, al 21%. E questo per contrastare un’inflazione innescata a sua volta da un’economia letteralmente dopata dalla sola industria bellica: i prezzi salgono ma non c’è crescita, non c’è ricchezza ben distribuita. Il risultato non è solo un Pil irreale, fittizio, ma un costo dei depositi in banca eccessivo.
E così molti correntisti hanno pensato che era meglio togliere i propri averi dalle banche, prima che se li mangiassero i tassi. Un’operazione che, qualora avesse assunto le dimensioni di una corsa allo smobilizzo dei depositi, avrebbe quasi certamente provocato una crisi di liquidità degli istituti, in stile Silicon valley bank americana. Alle prime avvisaglie, hanno cominciato a circolare voci che volevano la Bank of Russia imporre agli istituti vigilati, il congelamento dei depositi, prima che i risparmiatori ci mettessero mano, svuotando le banche. Da quel momento, racconta Bloomberg, è stato il panico.
La stessa Nabiullina è dovuta ricorrere a Telegram per smentire le voci di un congelamento dei fondi, definendo la sola idea di un colpo di mano sui risparmi come “assurda” e “impensabile”. E questo perché si tratterebbe “di una grave violazione del diritto dei cittadini e delle aziende a gestire i propri beni: un simile passo comprometterebbe le fondamenta del sistema bancario e la stabilità finanziaria del Paese”, si è difesa la Banca centrale. “È abbastanza ovvio che in qualsiasi economia di mercato, di cui i prestiti bancari sono parte integrante, un passo del genere è impensabile”.
Caso chiuso, ma i guai sono altri. A novembre, il tasso di inflazione del Paese ha raggiunto quasi il 9%. I prezzi di generi alimentari di base come burro e patate sono aumentati vertiginosamente nel Paese, mettendo a dura prova le finanze dei cittadini comuni e alimentando furti e saccheggi. E mentre la guerra in Ucraina si avvicina al suo quarto anno, l’economia russa potrebbe esaurire i contanti prima della fine di quest’anno. Ciò potrebbe compromettere la sua capacità di continuare a finanziare la guerra e la sua economia.