Russia e Iran hanno siglato un trattato strategico che rafforza la cooperazione militare e di intelligence contro l’Occidente. Teheran, indebolita dagli attacchi israeliani, fornisce droni a Mosca, mentre il ritorno di Trump aumenterà le pressioni sull’Iran. L’alleanza riflette il riposizionamento russo in Medio Oriente come fronte della sfida globale all’Occidente
La firma di un “Trattato di partenariato strategico globale” tra Russia e Iran segna un passo cruciale nell’evoluzione delle dinamiche geopolitiche contemporanee. L’accordo, siglato venerdì a Mosca da Vladimir Putin e dal presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, sancisce un’intesa profonda tra due Paesi spinti sempre più vicini dalla comune ostilità verso l’Occidente.
Questo trattato, pur fermandosi prima di un impegno formale di assistenza militare reciproca, come quello siglato da Putin con la Corea del Nord lo scorso giugno, introduce una cooperazione senza precedenti in campo militare e di intelligence. Tra i punti chiave figurano l’impegno a non permettere che i territori di uno dei due Paesi vengano utilizzati per attacchi contro l’altro, l’organizzazione di esercitazioni congiunte, lo scambio di informazioni tra i servizi di sicurezza e una stretta collaborazione per aggirare le sanzioni internazionali.
Putin ha definito l’accordo come un “vero punto di svolta”, elogiando i benefici economici e commerciali che ne deriveranno. Tra questi, le forniture di tecnologia nucleare civile russa all’Iran e un contratto per la vendita di gas russo. Pezeshkian, dal canto suo, ha parlato di un “nuovo capitolo” nelle relazioni tra i due Paesi, descrivendo la Russia come uno “Stato fratello e vicino”.
Una partnership forgiata dalla guerra
L’avvicinamento tra Mosca e Teheran è uno degli effetti più evidenti dell’invasione russa dell’Ucraina, che ha radicalmente trasformato le priorità di politica estera del Cremlino, spingendolo a ricalibrare il proprio approccio al Medio Oriente. “La Russia sembra sempre più formulare la sua strategia nella regione attraverso il prisma della sua contrapposizione all’Occidente”, ha commentato con il Financial Times Jon Alterman del Center for International and Strategic Studies di Washington.
L’asse militare tra i due Paesi è stato sotto i riflettori delle capitali occidentali. Antony Blinken, segretario di Stato statunitense, ha recentemente avvertito che Mosca potrebbe sostenere il programma nucleare iraniano in cambio di missili balistici Fath-360, che Teheran avrebbe inviato in Russia. L’Iran ha negato, ma è ormai noto che esporta i suoi droni kamikaze Shahed-136, utilizzati dalla Russia in Ucraina, e ha persino aiutato Mosca a produrne una propria versione.
Tuttavia, nonostante le promesse russe di vendere all’Iran i caccia Su-35 di quinta generazione, la loro consegna appare improbabile, ostacolata dalle esigenze belliche russe in Ucraina e dalle possibili obiezioni dell’Arabia Saudita — partner russo nel sistema Opec+.
L’Iran sotto pressione
Sul fronte interno, l’Iran si trova in una posizione sempre più precaria. Gli attacchi israeliani di ottobre hanno dimostrato che le difese aeree di Teheran sono penetrabili, distruggendo diversi i sistemi S-300 forniti dalla Russia e colpendo impianti strategici per la produzione di propellenti per missili balistici. La campagna militare israeliana in Libano ha ulteriormente indebolito Hezbollah, storico proxy iraniano, e ha contribuito al crollo del regime siriano di Bashar al-Assad, che Teheran, con Mosca, ha lavorato per un decennio per tener in piedi.
L’inasprimento della pressione su Teheran è previsto già a gennaio, con il ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump e un team di falchi anti-iraniani, come Marco Rubio, destinato a ricoprire il ruolo di segretario di Stato.
Una convergenza inevitabile?
Secondo Hanna Notte, del James Martin Center for Nonproliferation Studies, la logica della contrapposizione geopolitica con l’Occidente è il motore principale dell’avvicinamento tra Russia e Iran. “Più Israele colpisce l’Iran e destabilizza l’equilibrio di potere nella regione, più la Russia sente il bisogno di contrastare questa tendenza”, spiega l’esperta. Tuttavia, Mosca mantiene interessi rilevanti nel Golfo e potrebbe evitare un allineamento totale con Teheran per non compromettere le sue relazioni con gli Stati arabi.
Questa alleanza, benché priva di una clausola di difesa reciproca, rappresenta un segnale chiaro: la Russia guarda sempre più al Medio Oriente come a un teatro di confronto con l’Occidente, in un gioco di equilibri che potrebbe ridisegnare il futuro della regione e del mondo.