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Tra IS e polarizzazione, lo squarcio sociale Usa sulle strade di New Orleans

Radicalizzazione e polarizzazione stanno creando un contesto culturale più incline a derive violente, mettendo in discussione la stabilità della democrazia statunitense, fa notare Del Pero (SciencesPo). L’attacco di New Orleans è un campanello di allarme, perché “quando il gruppo è in grado di convincere gli occidentali a lanciare attacchi, è ancora più prezioso”, spiega Clarke (Soufan Group)

L’anno che inizierà con l’Inauguration di Donald Trump si è aperto con una tragedia a New Orleans, dove un attacco terroristico ha causato almeno 15 morti e 35 feriti. L’uomo che ha lanciato un pick-up affittato contro la folla – in strada nel quartiere francese della città della Louisiana – è Shamsun-Din Bahar Jabbar, un cittadino statunitense di 42 anni, nato in Texas. Veterano dell’esercito con una laurea in Sistemi Informatici e tre figli, Jabbar si era da tempo convertito all’Islam e aveva dato segni di squilibrio e radicalizzazione. È stato ucciso in una sparatoria con la polizia poco dopo l’attacco.

L’Fbi ha dichiarato che Jabbar aveva pubblicato dei video su Facebook poco prima dell’attentato, nei quali giurava fedeltà allo Stato Islamico (IS, ancora il più importante gruppo terroristico islamico, in grado di ammaliare proseliti e organizzare azioni in varie parti del mondo). Nel veicolo usato per l’attacco sono stati trovati due ordigni esplosivi improvvisati (IED, in gergo tecnico) e una bandiera con la shahada baghdadista era stata issata su un paletto in coda al pick-up (coperta con un giubbotto dalle forze dell’ordine subito dopo l’attacco, per evitare che la vicenda diventasse un simbolo da emulare).

Jabbar ha colpito decine di persone in Bourbon Street, nel cuore della città, prima di scendere dal veicolo e sparare alcuni colpi d’arma da fuoco. Un metodo d’assalto caratteristico dei car ramming, azioni relativamente semplici da eseguire grazie alla disponibilità e accessibilità diffusa di veicoli. L’aspetto aggravante in questo caso sta nell’impiego di armi da fuoco successivamente all’impatto, un elemento reso ulteriormente agevole dal facile accesso a mitragliatrici e pistole negli Stati Uniti. Le indagini dell’Fbi suggeriscono che Jabbar non abbia agito da solo e che il suo atto fosse parte di un’operazione più ampia.

Un profilo complesso e segnali di instabilità

Shamsun-Din Bahar Jabbar aveva un passato pieno di complessità personali e professionali, abbinato attualmente a crescenti difficoltà economiche e segni di instabilità. Tra il 2002 e il 2005 era stato accusato di reati minori, come furto e guida senza patente valida. Dopo un primo matrimonio concluso nel 2012, aveva divorziato una seconda volta nel gennaio 2022, periodo in cui aveva manifestato problemi finanziari, come dichiarato in una mail inviata all’avvocato della ex moglie. In quella stessa comunicazione, Jabbar aveva affermato che la sua società immobiliare aveva subito perdite significative, nonostante in passato avesse lavorato per Deloitte, guadagnando circa 120.000 dollari all’anno.

Dopo il secondo divorzio, si era trasferito in un quartiere prevalentemente musulmano a nord di Houston, dove trascorreva una vita per lo più solitaria. I vicini lo descrivono come una persona riservata, che raramente interagiva con la comunità. Il fratello, Abdur Jabbar, ha dichiarato di non aver avuto alcun segnale riguardo ai piani di attacco, nonostante i due avessero parlato circa due settimane prima dell’azione. Jabbar era stato cresciuto in una famiglia cristiana, ma si era convertito all’Islam molti anni fa, abbracciando sempre più profondamente la sua nuova fede.

Un passato militare e la radicalizzazione

Jabbar aveva servito nell’esercito degli Stati Uniti per otto anni, lavorando come esperto di tecnologia informatica. Durante la sua carriera militare, era stato inviato in Afghanistan e aveva raggiunto il grado di sergente maggiore prima di lasciare la riserva nel 2020. Nonostante la sua descrizione come persona “intelligente e riservata” da parte dei conoscenti contattati dai media, pare che avesse mostrato un progressivo coinvolgimento nella sua fede islamica e segnali di insofferenza sociale.

Negli ultimi anni, aveva esplorato interessi in ambiti diversi, come le criptovalute e le armi. Un account attribuito a Jabbar su un sito di annunci per armi indicava che tra novembre e dicembre aveva tentato di vendere una pistola, munizioni e un fucile da caccia. Questa combinazione di competenze tecnologiche, esperienza militare e accesso a risorse ha probabilmente contribuito all’efficienza operativa dell’attacco: le divisioni socio-culturali interne alle collettività statunitensi hanno probabilmente fatto da substrato per la radicalizzazione. Da comprendere se però fosse anche parte di una cellula più organizzata.

Un attacco simbolico e le implicazioni per la sicurezza

L’attacco di Jabbar si inserisce infatti in un contesto di crescente minaccia legata a individui ispirati dall’IS, che sfrutta piattaforme digitali per radicalizzare e guidare operazioni terroristiche. Lo Stato islamico sta sfruttando diverse situazioni (non ultime le faglie sociali interne alle democrazie) per capitalizzare nella propria narrazione. Nonostante non sia ancora stato confermato un diretto supporto operativo, il modus operandi dell’attacco, compresa l’idea di usare IED, il noleggio del veicolo tramite un’app per dare ancora meno dell’occhio, e le tecniche operative di guerriglia avanzata dopo essere sceso dal mezzo, riflettono un livello di capacità d’azione che potrebbe implicare supporto virtuale o collaboratori locali.

Le celebrazioni dell’attacco in forum online vicini all’IS confermano l’efficacia della propaganda del gruppo, che continua a ispirare atti di violenza a livello globale. E mentre New Orleans si prepara ora ad affrontare un’importante riflessione sulla sicurezza, in vista del Super Bowl che si terrà il prossimo mese – con la rimozione temporanea di barriere di sicurezza per lavori di manutenzione potrebbe aver facilitato il tragico evento, sollevando interrogativi sulla gestione dei rischi per eventi di alto profilo – la mente va all’Inauguration del 20 gennaio, considerando anche che Trump è già stato vittima di attentati, seppure di diversa matrice.

La sfida interna

Il contesto interno è centrale nella vicenda. Mario Del Pero, docente di Storia della politica estera statunitense a Sciences Po, evidenzia il ruolo del portato biografico dell’attentatore: “Dietro c’è una storia individuale che impone prudenza nell’analisi”, afferma, aggiungendo che spesso vicende di disagio e difficoltà sfociano in atti terroristici, pur dovendo aspettare l’evoluzione dell’analisi.

Il professore suggerisce tre riflessioni principali. La prima riguarda il fatto che le nostre società contemporanee, anche attraverso individui isolati o “cani sciolti”, hanno creato modelli emulativi che possono essere replicati con conseguenze drammatiche. “L’idea di lanciarsi con un’auto sulla folla, da Nizza in poi, è diventata una forma di terrore contemporaneo”, dice Del Pero, sottolineando che si tratta di un tipo di terrorismo che può avere radici totalmente individuali, dove il disagio personale si manifesta attraverso la violenza — sebbene vada posta attenzione all’eventuale appartenenza a una rete più organizzata.

La seconda riflessione riguarda il contesto statunitense, caratterizzato da una crescita delle violenze politiche interne. “Dal 2010 a oggi, gli atti di terrorismo politico negli Stati Uniti sono cresciuti sostanzialmente”, spiega, citando un rapporto dell’FBI del 2023. La maggior parte di questi atti, aggiunge, “ha una matrice non religiosa, ma razziale e suprematista bianca”. Tuttavia, il terrorismo di matrice religiosa islamica continua a essere presente, sebbene in misura minore rispetto al passato.

La terza riflessione, legata alla seconda, è che questa crescita delle violenze politiche riflette la crisi della democrazia statunitense. “La lacerazione della democrazia statunitense prodotto dalla polarizzazione politica sta trasformando il confronto politico tra cittadini in una barbarie”, osserva Del Pero. “Quando l’avversario politico è percepito come un demone o un pericolo esistenziale, il ricorso alla violenza diventa giustificabile. Questo fenomeno — spiega — si manifesta anche nei sondaggi, in cui una percentuale minoritaria, ma significativa, di americani considera la violenza uno strumento comprensibile, se non giustificabile, dell’azione politica”.

Il fenomeno internazionale

Radicalizzazione e polarizzazione stanno creando un contesto culturale più incline a derive violente, mettendo in discussione la stabilità interna statunitense, fa notare Del Pero.

“Penso che un contesto sociale polarizzato contribuisca sempre alla radicalizzazione, che può essere jihadista, di estrema destra, di estrema sinistra”, aggiunge Colin Clarke, direttore della ricerca del Soufan Group. “Gli Stati Uniti sono in una brutta posizione quando si tratta di terrorismo, soprattutto se si considera quanto sia facile per i cittadini americani ottenere armi da fuoco”.

Una sfida ulteriore per l’amministrazione Trump che tra pochi giorni inizierà il suo mandato, mentre il terrorismo torna un fattore di ulteriore minaccia e complessità, non solo a New Orleans (ma in svariate aree del mondo, dall’Iran, a Mosca, dalla Cina al Sahel), in mezzo alla competizione tra potenze sempre più spinta.

“L’Isis – continua Clarke, tra i massimi esperti di terrorismo a livello internazionale – rappresenta sicuramente una minaccia persistente sia negli Stati Uniti che in Europa. La sua propaganda continua a radicalizzare i sostenitori in tutto il mondo, ma quando il gruppo è in grado di convincere gli occidentali a lanciare attacchi, è ancora più prezioso per loro. Non credo che questo attacco faccia parte di un modello più ampio, ma si adatta alla minaccia in corso dell’estremismo violento locale”.


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