Skip to main content

Medio Oriente. Anche Trump vuole il cessate il fuoco

Trump, con Biden, pressa Netanyahu: cessate il fuoco entro il 20 gennaio, con scambio di ostaggi. Washington vuole un accordo per porre fine alla guerra di Gaza, anche se Hamas resterà un obiettivo condiviso con Israele

L’inviato speciale per il Medio Oriente di Donald Trump, Steve Witkoff, è arrivato sabato in Israele dopo aver incontrato alti funzionari del Qatar a Doha, nell’ambito di un ultimo tentativo americano per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas prima dell’insediamento del presidente eletto il 20 gennaio. La missione di Witkoff, uomo d’affari e fedelissimo trumpiano, è stata coordinata anche con l’amministrazione Biden, segnando un momento di rara continuità tra le due amministrazioni statunitensi sul dossier mediorientale. D’altronde, l’obiettivo è comune: fermare una guerra, da tempo troppo pesante per essere sostenuta da Washington.

Trump ha in più occasioni ribadito la necessità di un accordo immediato per la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas, avvertendo che se questo non avverrà prima del suo insediamento ci sarà “l’inferno da pagare”. Questa posizione viene oggettivamente letta come un allineamento pro-israeliano, ma allo stesso tempo nella visione transazionale trumpiana anche Tel Aviv deve fare in qualche modo la sua parte.

Non a caso, dopo l’incontro con Witkoff, l’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha annunciato l’invio a Doha di una delegazione negoziale di alto livello guidata dal capo del Mossad, David Barnea. È indubbiamente un segnale della volontà israeliana di esplorare un’intesa concreta, ma quanto tale esplorazione sarà sincera è tutto da vedere. Israele ha gestito per oltre un anno le pressioni dell’amministrazione Biden, forse consapevole anche che stava andando verso fine mandato: ora con Trump all’inizio della sua presidenza sembra costretta a prendere posizioni più solide.

Le trattative restano in bilico. Secondo fonti israeliane, circa la metà dei circa 100 ostaggi ancora detenuti da Hamas sarebbero già deceduti. E questo è un elemento che rallenta i negoziati. Netanyahu è determinato a ottenere il massimo numero possibile di ostaggi vivi nella prima fase dell’accordo, ma rimangono ostacoli rilevanti, in particolare riguardo al riposizionamento delle forze israeliane all’interno di Gaza.

Un nodo critico è rappresentato dal controllo del corridoio di Filadelfi, lungo il confine tra Gaza ed Egitto, su cui Netanyahu non intende arretrare, temendo che Hamas possa riarmarsi attraverso i tunnel di contrabbando.

La questione del cessate il fuoco si intreccia con il contesto politico israeliano. Netanyahu affronta pressioni contrastanti: da un lato l’opinione pubblica e le famiglie degli ostaggi spingono per un accordo, dall’altro l’ala più oltranzista del suo governo – quella che permette maggioranza esistenziale al suo governo – rifiuta qualsiasi concessione a Hamas.

Il premier israeliano continua a ripetere che la guerra non si concluderà fino alla “distruzione totale” di Hamas, mantenendo una linea dura che potrebbe ostacolare la mediazione americana anche per evitare di scontentare gli alleati estremisti.

È ormai evidente da tempo che sebbene gli Stati Uniti ufficialmente mettano la responsabilità dell’accordo su Hamas, il vero interrogativo riguarda la disponibilità di Netanyahu a firmare un’intesa. Ma Washington non può esporsi pubblicamente su questo, sebbene abbia fatto capire in più di un’occasione che supporterebbe operazioni mirate israeliane contro l’organizzazione, anche alla luce di una tregua.

Le negoziazioni in corso ripercorrono i precedenti tentativi di tregua, spesso falliti all’ultimo momento. La spinta di Trump per un cessate il fuoco potrebbe accelerare il processo, ma resta da vedere se basterà per portare Netanyahu a compiere il passo decisivo, bilanciando le richieste americane con le tensioni interne al suo esecutivo – e dunque con la sua permanenza al potere (che si intreccia con la legacy politica personale e vicende giudiziarie scabrose).


×

Iscriviti alla newsletter