Trump e Xi si sentono al telefono. Buoni propositi inaugurano il nuovo corso delle relazioni tra Washington e Pechino. Alla cerimonia del 20 gennaio il leader cinese non ci sarà, ma invierà il suo vice, segno di compromesso contro il protocollo diplomatico. Pechino si prepara a gestire l’approccio, imprevedibile, trumpiano
Donald Trump ha fatto sapere di aver avuto una telefonata “molto positiva” con il leader cinese, Xi Jinping, mentre il presidente eletto degli Stati Uniti si prepara a tornare alla Casa Bianca la prossima settimana.
“Ho appena parlato con il Presidente Xi Jinping della Cina”, ha scritto Trump sulla sua piattaforma social, Truth Social. “Mi aspetto che risolveremo molti problemi insieme, a partire da subito”. Inizia così, ancora prima di iniziare di fatto – perché Trump inaugurerà il suo mandato lunedì 20 – l’approccio transazionale alla Cina del nuovo, vecchio presidente statunitense.
Trump ha aggiunto che durante la conversazione sono stati discussi temi come commercio, fentanyl, TikTok e altre questioni, sottolineando che la chiamata è stata “molto positiva” per entrambi i Paesi: “Il Presidente Xi e io faremo tutto il possibile per rendere il mondo più pacifico e sicuro!”.
Secondo un comunicato del ministero degli Esteri cinese, Xi ha dichiarato che lui e Trump “danno grande importanza alle interazioni reciproche” e “sperano in un buon inizio per le relazioni tra Cina e Stati Uniti” durante il secondo mandato di Trump.
Questa telefonata, la prima tra i due leader da quando Trump ha lasciato l’incarico al termine del suo primo mandato (almeno: la prima nota), avviene in un momento in cui le tensione nei rapporti tra Washington e Pechino restano alte. Basta pensare che subito dopo la chiamata, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso che un controverso divieto su TikTok – di proprietà della cinese ByteDance e considerata problematica perché potrebbe immagazzinare dati utili allo spionaggio di Pechino – potrà entrare in vigore domenica, respingendo un appello della popolare app che sosteneva che il divieto violasse il Primo Emendamento.
Prima delle telefonata tra leader, il ministero degli Esteri cinese aveva già annunciato che Xi Jinping non parteciperà alla cerimonia dell’Inauguration di Trump. In sua vece, per rispondere cortesemente e con un funzionario di alto livello all’invito diretto ricevuto, Xi manderà il vicepresidente Han Zheng, che rappresenterà la Cina a Washington come inviato speciale. È un gesto di rilievo, perché solitamente a certi eventi prendono parte soltanto gli ambasciatori. Sun Yun, direttrice del programma Cina presso lo Stimson Center di Washington, ha interpretato la scelta di Pechino come un’indicazione che la Cina è disposta a “rinunciare al protocollo e soddisfare le richieste di Trump”. “Ciò indica che la Cina vuole parlare, negoziare e fare sforzi per raggiungere accordi”, ha aggiunto Sun.
Danny Russel, vice presidente per la sicurezza internazionale e la diplomazia presso l’Asia Society Policy Institute, ha sottolineato la cautela di Pechino nel gestire questa situazione. “Zero chance che Xi Jinping si permetta di diventare una mera comparsa alla trionfale incoronazione di Donald Trump”, ha dichiarato Russel alla Cnn. “Allo stesso tempo, è necessario che la Cina dimostri sufficiente cortesia per evitare di ferire l’ego di Trump”. Secondo Russel, la missione di Han è “simbolica, non sostanziale”.
Xi aveva inviato a Trump un messaggio di congratulazioni dopo la sua rielezione a novembre, affermando che Stati Uniti e Cina “possono trarre vantaggi dalla cooperazione e perdere dalla conflittualità”, e auspicando che i due Paesi possano trovare un modo per “vivere pacificamente l’uno con l’altro”. In un’intervista con Nbc dopo la sua rielezione, Trump ha dichiarato di avere avuto un ottimo rapporto con Xi durante il suo precedente mandato.
La linea ufficiale del governo cinese è quella espressa dalla feluca con sede a D.C., Xie Feng in un post su X di questo pomeriggio: “La Cina segue i principi del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione win-win nel considerare e far crescere la sua relazione con gli Stati Uniti”. “Siamo pronti a lavorare con il nuovo governo degli Stati Uniti per migliorare il dialogo e la comunicazione, gestire adeguatamente le differenze, espandere la cooperazione reciprocamente vantaggiosa, perseguire congiuntamente una relazione Cina-Stati Uniti stabile, sana e sostenibile e trovare il modo giusto affinché i due paesi possano andare d’accordo tra loro”, dice l’ambasciatore.
Pechino sta preparando la gestione dell’imprevedibilità trumpiana. La traiettoria dell’amministrazione non è ancora definita. Diversi membri chiave del nuovo governo americano sono noti per le loro posizioni dure contro la Cina. Tra questi, il senatore della Florida Marco Rubio, nominato segretario di Stato, ha definito la Repubblica popolare “il più pericoloso avversario vicino alla pari che questa nazione abbia mai affrontato” durante la sua audizione di conferma davanti alla Commissione per le Relazioni Estere del Senato.
Trump appare meno ideologico e più pragmatico. “No more Mr. Tough Guy on China”, scrive l’Atlantic. Consapevole dell’importanza di mantenere un equilibrio tra collaborazione e competizione, anche in ottica più “business oriented”, Trump in questo momento sta enfatizzando il dialogo e un’azione coordinata con Pechino per affrontare gli interessi bilaterali (sempre in ottica chiaramente “America First”). Questo equilibrio richiede strategie flessibili per evitare che tensioni compromettano le opportunità di cooperazione e ottenimento di contropartite.