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Minaccia russa e deterrente europeo. Come rafforzare l’industria della Difesa

La Difesa rimane al centro del dibattito europeo, con le istituzioni comunitarie in procinto di pubblicare il Libro bianco sulla Difesa che lanciano l’allarme sulla minaccia russa. Per il commissario alla Difesa e allo spazio, aumentare le spese militari equivale a creare un deterrente credibile nei confronti di Mosca, mentre l’Alto rappresentante ritorna sulla necessità di una maggiore interoperabilità tra le Forze armate del Vecchio continente

La Difesa e il rafforzamento delle prerogative militari dei membri dell’Unione europea si confermano come temi centrali a Bruxelles. In occasione della conferenza annuale dell’Agenzia europea per la Difesa (Eda), che in questa occasione coincide con i vent’anni dalla sua fondazione, istituzioni, Forze armate e rappresentanti dell’industria si sono incontrati per fare il punto sulle priorità dell’Europa in un momento di profonda incertezza sull’architettura securitaria del continente. L’Europa, nonostante i primi rialzi sul piano delle spese militari nazionali, rimane vulnerabile e bisognosa di rilanciare la propria produzione interna. La Nato si conferma come pietra angolare della sicurezza euro-atlantica, ma sul piano industriale e produttivo si riafferma la necessità di sviluppare una maggiore autonomia dell’Ue, specialmente su sistemi d’arma e munizionamento. 

La minaccia russa e la necessità di un deterrente europeo

Nel suo intervento, il commissario Ue per la Difesa e lo spazio, Andrius Kubilius, ha affermato che “le nubi tempestose della guerra si stanno addensando sull’Europa”. Secondo Kubilius, la minaccia russa rimane concreta e Mosca sta già conducendo “un nuovo tipo di guerra” contro l’Europa. “Siamo già sotto attacco”, enfatizza il commissario, “lo siamo sulla terra, sul mare, nel cielo e nel cyberspazio”.  Gli attacchi ibridi da parte della Russia non sarebbero altro che test condotti per saggiare e misurare le capacità di risposta degli Stati europei. “Se non facciamo niente”, avverte Kubilius, “c’è il rischio che a questi attacchi ibridi seguano degli attacchi militari”. I segnali di queste intenzioni sarebbero rintracciabili nei proclami di Vladimir Putin, nei rapporti sempre più stretti con Iran e Corea del Nord (“l’Asse degli autoritari aggressivi”) e negli investimenti di Mosca nella Difesa, più che raddoppiati dall’inizio della guerra in Ucraina e che ammonteranno, nel 2025, al 9% del Pil russo. Il quadro tracciato dal commissario per la Difesa non è incoraggiante, ma Kubilius precisa che “c’è ancora tempo per dissuadere la Russia da un’aggressione ed evitare una guerra europea”. La ricetta rimane sempre la stessa: “Spend more. Spend better. Spend together. Spend European”. Tuttavia, Kubilius sottolinea come il riarmo europeo non sia una finalità, ma un mezzo per giungere a un risultato, quello di evitare un conflitto. “L’economia dell’Ue è molto più grande di quella russa. Possiamo spendere di più, produrre di più e superare la Russia in termini di armamenti”. Per Kubilius, la superiorità economica europea può alimentare una macchina di preparazione militare non equiparabile dalla Russia e finanziare la costruzione di un deterrente che la dissuada dal pianificare attacchi contro l’Europa. 

Non un esercito europeo, ma un esercito di Stati europei

Il tema di un esercito unico europeo continua a rappresentare una questione delicata, tanto per gli Stati quanto per le istituzioni comunitarie. Secondo Kaja Kallas, vice presidente della Commissione europea e Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, l’Ue non ha bisogno di un esercito unico, ma piuttosto di 27 eserciti in grado di operare congiuntamente per rispondere a ogni tipo di minaccia, in particolare quella russa. “Dobbiamo essere realistici sulle dimensioni di questa minaccia”, ha avvertito la vice presidente della Commissione, citando anche lei il preoccupante aumento delle spese militari di Mosca. “Se gli europei non iniziano a prendere seriamente la Difesa”, avverte Kallas, “non ci sarà più un’Europa per come la conosciamo oggi da difendere”. Mentre sia Kallas sia Kubilius annunciano che i lavori sul prossimo Libro bianco sul futuro della Difesa europea procedono spediti, l’Alto rappresentante lancia la proposta per l’istituzione di un Mercato unico per la Difesa. Se gli Stati si limiteranno ad aumentare le proprie forniture di armamenti acquistando in ordine sparso e da fornitori diversi, la frammentarietà di equipaggiamenti tra gli eserciti europei non potrà che aumentare, allontanando l’obiettivo di una piena interoperabilità tra i 27. Un Mercato unico della Difesa permetterebbe non solo di concordare, sviluppare e produrre piattaforme e sistemi comuni, ma anche di ridurre al massimo la sperequazione dei fondi. Per questo obiettivo, strumenti come l’Eda saranno cruciali per indirizzare Stati e industrie verso una standardizzazione di sistemi ed equipaggiamenti. 


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