Il rinnovato protagonismo politico e culturale dei cattolici italiani non può prescindere dalla riscoperta del Centro e dal rilancio di una credibile “politica di centro”. Lo sforzo del volume di Giorgio Merlo, “Cattolici al Centro”, con prefazione di Giuseppe De Rita, è doppio: da un lato raccontare con piglio analitico le ragioni politiche e culturali per una rinnovata presenza dei cattolici nella cittadella politica italiana e, al contempo, provare con queste premesse rideclinare un altrettanto nuovo e incisivo progetto di centro
Non ricostruire un contenitore-partito dei cattolici ma, al contrario, riscoprire e rivalorizzare una cultura politica che in questi ultimi anni “si è pericolosamente inabissata”. Questa la traccia seguita da Giorgio Merlo nel volume “Cattolici al Centro”, con prefazione di Giuseppe De Rita in cui si sottolinea che il rinnovato protagonismo politico e culturale dei cattolici italiani non può prescindere dalla riscoperta del centro e dal rilancio di una credibile “politica di centro”.
Primo gradino analitico salito dall’autore è come fare uscire dall’irrilevanza politica e culturale l’area cattolica italiana: una sfida non di piccola portata, se messa a confronto con gli eventi che si sono susseguiti dalla fine della Dc ad oggi, passando per i molteplici partiti che hanno provato ad ospitare istanze centriste. Il quesito è centrale, perché investe non solo le singole traiettorie dei cattolici italiani impegnati in politica, bensì la “qualità della democrazia italiana” che gioco forza si mescola con il panorama complessivo.
Secondo l’autore, già vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai e a vario titolo dirigente della Dc, del Ppi, della Margherita e del Pd, “il nuovo ed aggressivo bipolarismo italiano non può cancellare una presenza che ha contribuito, sin dal secondo dopoguerra, ad accompagnare e consolidare il cammino della nostra democrazia”. Nel mezzo la consapevolezza che accanto ad una ragione dettata dalla storia politica e democratica italiana ve ne è una cosiddetta infrastrutturale, legata al passo da compiere per concretizzare tali propositi: ovvero “riscoprire le ragioni fondanti di una tradizione che continua ad essere attuale e moderna nonché fortemente contemporanea”. L’azione in questione, sostiene Merlo, è fondamentale sia da un punto di vista di merito che di metodo, dal momento che costruire una proposta politica basata su una cultura di centro “resta una risorsa straordinaria ed indispensabile per la salute del sistema politico italiano”.
Qualcuno potrebbe obiettare che, rispetto ai risultati conseguiti negli ultimi vent’anni, potrebbe trattarsi dell’ennesimo tentativo virtuale in tal senso. E invece nella proposta progettuale di Merlo si intravede un elemento diverso rispetto al passato, che potrebbe determinarne il successo: il recupero di quella cultura politica è un esercizio che ha a che fare sia con il rispetto della tradizione politico-culturale italiana, che con la penetrazione di quella tradizione e di quel pensiero in altri contenitori, e questo perché, storicamente, “la presenza politica dei cattolici è sempre coincisa con la concreta declinazione di un centro politico e, soprattutto, di una politica di centro”.
Per cui lo sforzo di questo volume è doppio: da un lato raccontare con piglio analitico le ragioni politiche e culturali per una rinnovata presenza dei cattolici nella politica italiana e, al contempo, provare con queste premesse a rideclinare un altrettanto nuovo e incisivo progetto di centro. Per Merlo la radicalizzazione del conflitto politico è una prassi che indebolisce la democrazia, “riduce l’efficacia delle istituzioni democratiche e, purtroppo, non rafforza la stessa azione di governo”.
Questa la prospettiva indicata ai cattolici democratici, popolari e sociali che sono presenti all’interno della società contemporanea e, nello specifico, nel sistema politico bipolare che si va sempre più delineando.