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Diplomazia araba e interessi globali. Il vertice di Riad sulla Siria post-Assad

Il vertice di Riad segna un momento cruciale per la Siria post-Assad, con la partecipazione di attori regionali e internazionali. L’Arabia Saudita assume un ruolo centrale nella stabilizzazione del Paese, mentre la comunità internazionale discute il futuro politico e gli aiuti umanitari

Il vertice ospitato oggi a Riad segna un passaggio cruciale per la Siria dopo la caduta dell’orribile regime di Bashar al Assad. La riunione, che vede la partecipazione di ministri degli Esteri arabi e occidentali, nonché di rappresentanti di organizzazioni internazionali e delle Nazioni Unite, è l’occasione per definire il nuovo assetto diplomatico della regione e il supporto internazionale alla transizione siriana.

Asaad al Shibani, ministro degli Esteri della nuova amministrazione siriana, è l’ospite speciale, accanto all’inviato speciale dell’Onu Geir Pedersen e alla Alta Rappresentante dell’Ue per la politica estera, Kaja Kallas. Sul versante statunitense, il dipartimento di Stato ha inviato il sottosegretario John Bass, segnale del forte interesse di Washington per la stabilizzazione della Siria, che significa accondiscendere i desideri dei partner regionali, e nella pratica iniziare il coordinamento degli aiuti umanitari.

Il vertice si inserisce in un quadro più ampio di iniziative diplomatiche regionali, proseguendo il lavoro avviato dal Comitato di Contatto Ministeriale sulla Siria, istituito dalla Lega Araba e riunitosi ad Aqaba lo scorso dicembre. Questo organismo, che include rappresentanti di Arabia Saudita, Giordania, Iraq, Libano, Egitto, Emirati, Bahrain e Qatar, ha ribadito la necessità di un processo politico inclusivo per la Siria, basato sulla Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

L’Arabia Saudita – già a i tempi della rivoluzione in prima linea nel sostegno dei ribelli – sta assumendo un ruolo di primo piano nella gestione della crisi siriana, non solo sul piano diplomatico ma anche attraverso un consistente sforzo umanitario. Negli ultimi giorni, il regno ha intensificato la fornitura di aiuti attraverso ponti aerei e terrestri, dimostrando la volontà di giocare un ruolo chiave nella stabilizzazione del Paese.

Il sostegno saudita si inserisce in un contesto regionale più ampio, che vede anche l’Italia impegnata su questo fronte, come dimostrato dalla recente visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani in Siria e Libano per rafforzare anche il contributo italiano alla ricostruzione.

Come sottolineato da Marco Vicenzino nella sua recente analisi su Formiche.net, la transizione post-Assad presenta sfide enormi, con la necessità di bilanciare le aspettative della popolazione siriana con le complesse dinamiche geopolitiche. Il ruolo delle potenze regionali e internazionali sarà determinante nel definire il futuro della Siria, tra il rischio di frammentazione e la speranza di una ripresa guidata da un rinnovato impegno multilaterale.

In questo scenario, il vertice di Riad rappresenta un tassello strategico: se da un lato riafferma la centralità della diplomazia araba nel dossier siriano, dall’altro segna un nuovo capitolo nei rapporti tra le potenze occidentali e la nuova leadership di Damasco.

(In foto Al Julani – nuovo leader della Siria)


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