Skip to main content

Armi laser, gli Stati Uniti testano il sistema Helios e abbattono un drone. I dettagli

Il Dipartimento della Difesa Usa rilascia immagini e video del test del sistema d’arma laser Helios montato a bordo della Uss Preble. Così le armi a energia diretta, più economiche degli intercettori cinetici, si confermano come la prossima frontiera della difesa aerea ravvicinata

Intercettare qualsiasi bersaglio in arrivo, alla velocità della luce, senza il rischio di finire le munizioni e a un costo unitario irrisorio. Questa è la promessa delle armi a energia diretta, altrimenti note come armi laser. La Marina degli Stati Uniti ha annunciato, con tanto di prove video, di aver testato con successo il sistema laser Helios (High energy laser with integrated optical-dazzler and surveillance) a bordo del cacciatorpediniere Uss Preble. Durante il test, condotto in un momento imprecisato del 2024, Helios è riuscito a neutralizzare un drone che volava a poca distanza dalla nave concentrando su di esso un fascio di fotoni da 60 kw. Il sistema, rende noto il Pentagono, è capace di operare anche a una potenza di 120 kw, con l’obiettivo di renderlo ancora più potente per renderlo efficace contro altri tipi di minacce, come imbarcazioni e missili. Lo sviluppo di questi sistemi sta attirando sempre più l’attenzione delle Forze armate di tutto il mondo, in virtù dei vantaggi economici ed operativi derivanti dal loro impiego. Per gli Stati Uniti, che riconoscono la minaccia portata dagli attacchi saturanti ai sistemi di difesa aerea convenzionali, l’impiego di armi a energia diretta rappresenterebbe un asso nella manica, soprattutto in teatri e scenari operativi — come l’Indo-Pacifico — complessi per la conduzione di operazioni di rifornimento. 

Come funzionano le armi laser

Un’arma laser, o a energia diretta (directed energy), non è altro che una lente in grado di concentrare scariche di fotoni ad alta intensità in un fascio stabile e focalizzabile su obiettivi precisi. Le armi a energia diretta non si prestano tanto ad utilizzi offensivi, ma rivoluzionano le basi della difesa aerea ravvicinata. Viaggiando alla velocità della luce, il fascio di fotoni può intercettare una vasta gamma di minacce, debilitandone i circuiti interni, deformandone gli involucri, e finanche distruggerle. In passato questo richiedeva strumentazioni ingombranti e grandi quantità di energia per alimentare il fascio di luce, ma i progressi nei campi della fibra e dei semiconduttori permettono oggi di progettare e realizzare sistemi dalle dimensioni ridotte e con un fabbisogno energetico adeguato. L’implementazione di sistemi a energia diretta permette di abbattere nettamente i costi della difesa aerea, sostituendo gli intercettori cinetici (costosi e soggetti al rischio di esaurimento) con un’arma alimentata a corrente. Sul piano dei costi, si stima che un singolo intercetto eseguito con un’arma laser possa costare tra i dieci e i venticinque dollari. A titolo di confronto, un singolo missile della batteria israeliana Iron Dome costa tra i quarantamila e i cinquantamila dollari. I vantaggi però non si limitano al solo rapporto costo-intercetto, ma riguardano anche la capacità di affrontare le minacce emergenti. È il caso dei famigerati missili ipersonici, i quali sono considerati altamente pericolosi proprio in virtù della loro capacità di prendere di sorpresa i sistemi di allertamento e difesa aerea, colpendo prima che il difensore possa mettere in campo una risposta efficace. Insomma, per battere qualcosa che va più veloce del suono, è necessario colpire veloce come la luce ed è per questo che le armi a energia diretta stanno riscuotendo così tanta attenzione. 

Una prova dimostrativa o una realtà operativa?

Nel settore degli armamenti, quando si sviluppa un nuovo sistema, le possibili opzioni sono due: mostrarlo immediatamente al mondo per dare sfoggio delle proprie capacità (spesso a fini di deterrenza) oppure mantenere il riserbo e svilupparlo ulteriormente per avvalersi dell’effetto sorpresa al momento giusto. Di solito, la Russia tende a optare per la prima scelta. Basti pensare ai missili ipersonici, presentati al mondo in fretta e furia dopo i primi test di lancio per lanciare un messaggio all’Occidente, ben prima che i ritmi produttivi permettessero di schierarli e di renderli operativamente disponibili. Al contrario, gli Stati Uniti sono noti per rivelare le loro capacità solo quando esse si trovano in stato avanzato e, preferibilmente, già distribuite alle Forze armate. Molto probabilmente, la questione delle armi laser sta seguendo un iter simile. Già da anni circolava la voce che gli Usa, impegnati a sviluppare armi laser, stessero dando priorità ad equipaggiare con questi sistemi la US Navy e il Corpo dei Marine, visto il ruolo cruciale di queste due branche in caso di conflitto con la Cina. Dunque, visti gli esempi passati, è probabile che l’annuncio del test giunga in un momento in cui l’integrazione delle armi a energia diretta sulle navi statunitensi si trova già in uno stato avanzato.


×

Iscriviti alla newsletter