Il ministero dell’Università e della Ricerca ha reso consultabile il documento redatto da quindici esperti del settore. Il nostro Paese parte da fondamenta importanti, che però devono necessariamente essere implementate per competere a livello europeo. In due parole: servono investimenti
“L’avvio della consultazione pubblica sulla Strategia nazionale sul Quantum rappresenta un passo fondamentale per il nostro paese, pronto a investire su una tecnologia emergente destinata a diventare un asset strategico dell’innovazione”. A scriverlo su X è il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, annunciando la consultazione pubblica sulla prima bozza del documento da parte di un gruppo istituito dal suo ministero, il Mur, in collaborazione con altri dicasteri come quello delle Imprese e del Made in Italy, della Difesa, l’Agenzia nazionale per la Cybersicurezza e il Dipartimento per la Transizione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Come scritto dalla ministra, l’intenzione è quella di avviare una serie di investimenti massicci – che partono dalla base dei 227,4 milioni di euro spesi nel trienni 2021-2024 – per supportare il progetto quantistico europeo (European Declaration on Quantum Technologies), fondamentale anche per quel che riguarda la sicurezza.
La Strategia è stata incentrata partendo dal contesto dell’ecosistema italiano, in cui si evidenzia un panorama dinamico e in crescita. Grazie anche alla capacità di lavoro del mondo accademico e industriale, un’eccellenza nel panorama internazionale “con istituti di ricerca e aziende attive e in tutti i pilastri delle TQ”, si legge nella bozza. Anche dal punto di vista industriale la situazione è piuttosto rosea, “mentre il settore del calcolo e simulazione necessita di accesso alle infrastrutture”. Così come c’è da incrementare il numero delle start-up, che paragonato a quelle nate negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Francia e in Germania è inferiore. Insomma, la sostanza è che l’Italia ha un buon punto di partenza che deve tuttavia essere sviluppato.
Lo può fare solo passando dal “finanziamento della ricerca di base, dalla creazione di reti di collaborazione tra pubblico e privato” che rimane “cruciale per promuovere la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico, mentre la valorizzazione di laboratori nazionali in cui aziende e istituzioni di ricerca possano lavorare congiuntamente permetterà di sviluppare nuove soluzioni industriali”. Altro aspetto imprescindibile è la formazione, che “contribuirà alla crescita della forza lavoro specializzata”, tanto quanto gli investimenti infrastrutturali e l’elaborazione di una governance efficace di supporto.
Punti di forza e di debolezza del nostro Paese
Nel documento, la fotografia del nostro Paese è sintetizzata in una tabella che racchiude, oltre a opportunità e rischi, i punti di forza e quelli di debolezza. Partendo dalle prime, troviamo la distribuzione geografica su tutto il territorio nazionale di università e altri enti di ricerca che si occupano di tecnologie quantistiche favorendone l’industrializzazione; un ecosistema ben strutturato; ottime capacità di ricerca e trasferimento tecnologico nel Quantum Sensing&Metrology; una filiera, che parte dalla ricerca e finisce nelle start-up, riconosciuta internazionalmente; la presenza di alcune grandi aziende della domanda che già investono nel quantum e di altre società all’avanguardia che possono fungere da stimolo per far maturare il comparto; laboratori che potrebbero essere allargati per andare incontro ai bisogni delle aziende.
I punti di debolezza riguardano invece un ritardo su un hardware quantistico nazionale competitivo per il quantum computing, per cui l’urgenza è quella di attirare capitali; la mancanza di politiche incentivanti più allineate alle esigenze del settore e quella di un ambiente strutturato, oltre che di un maggiore coordinamento tra filiera, ricerca e istituzioni; un’offerta ancora troppo piccola rispetto agli alleati europei; una scarsa competitività del mercato del lavoro in ambito deep tech; infrastrutture adatte, come fonderie, e la necessità di espandere la fibra; l’assenza di linee guida governative su quantum e postquantum security; la difficoltà a trattenere i nostri talenti.