Nonostante il consenso unanime sulla necessità di rafforzare la difesa europea, le divisioni tra gli Stati membri restano profonde. Da Danzica, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, lancia un appello deciso: “Dobbiamo fare di più, e farlo insieme”, spingendo per più fondi, più innovazione e una maggiore cooperazione
Nonostante il consenso unanime sull’importanza di rafforzare la difesa europea, le divergenze tra gli Stati membri dell’Ue restano profonde. In questo scenario arriva da Danzica l’appello, che suona come un monito, della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: “Dobbiamo fare di più, e dobbiamo farlo insieme”. La presidente, che si trova in Polonia dove ha tenuto una conferenza stampa con il premier polacco Donald Tusk, presidenza di turno del Consiglio Ue, ha sottolineato infatti che “Questo nuovo ciclo politico segna l’inizio di una nuova era nella difesa europea. Nei tre anni di guerra di Putin, abbiamo aumentato la nostra produzione militare, ma non è abbastanza. Dobbiamo fare di più, più che mai. Dobbiamo spendere meglio e dobbiamo spendere insieme, perché l’Europa ha bisogno di un’impennata nella difesa”.
Più fondi, più cooperazione, più innovazione
La leader dell’esecutivo europeo ha sottolineato la necessità di un coordinamento tecnologico su larga scala e di una cooperazione sempre più stretta tra gli Stati membri. “La guerra moderna richiede un coordinamento tecnologico su larga scala per raggiungere uno qualsiasi dei nostri Stati membri, ma è qui che entra in gioco la cooperazione europea”. Per fare questo, ha ribadito von der Leyen servono fondi. “Avremo bisogno di finanziamenti, sia pubblici che privati, avremo bisogno di più cooperazione per una migliore interoperabilità e costi più bassi, una legislazione più semplice, ad esempio sugli appalti pubblici, e più innovazione”. E ha aggiunto: “Se continuiamo a spendere miliardi di soldi dei contribuenti per la difesa, abbiamo bisogno di un ritorno sugli investimenti sotto forma di più know-how e posti di lavoro migliori qui in Europa”. L’attenzione della Commissione si sta già concretizzando in iniziative concrete, a partire da “un libro bianco sul futuro della difesa europea” che sarà presentato entro metà marzo.
Un’Europa ancora divisa sulla Difesa
Ursula von der Leyen aveva già affrontato il tema pochi giorni fa durante il ritiro informale dei leader dei 27, dedicato alla Difesa, con l’obiettivo di stabilire una linea comune su spese militari, rafforzamento dell’industria e partenariati strategici. Tuttavia, l’incontro si è risolto in un nulla di fatto, con la presidente della Commissione che si è comunque detta “disposta ad esplorare la piena flessibilità prevista dal Patto di stabilità”. Il dibattito rimane acceso, e le posizioni sono tutt’altro che allineate. Da un lato, i Paesi baltici, tradizionalmente attenti alla disciplina fiscale, si dicono favorevoli a strumenti di debito comune per finanziare acquisti e investimenti. Dall’altro, la Germania di Olaf Scholz, a poche settimane dalle elezioni, si smarca e chiude alla possibilità di eurobond per la difesa europea.
Il braccio di ferro tra Parigi e Varsavia
A complicare il quadro si aggiunge la posizione della Francia. Emmanuel Macron ha annunciato il raddoppio delle spese militari francesi, sposando di fatto la linea polacca. Tuttavia, Tusk ha subito smorzato gli entusiasmi: il “buy European” promosso da Parigi, sottolineando come la soluzione richiederebbe troppo tempo per garantire consegne rapide di equipaggiamento. Varsavia, dunque, guarda oltreoceano, puntando sulle forniture statunitensi per garantire un rafforzamento immediato delle proprie capacità militari.