In una nota inviata al Pentagono, il segretario della Difesa Pete Hegseth ha ordinato ai militari Usa di preparare dei piani per identificare fondi pari all’8% del budget 2025 da ridistribuire verso altri capitoli di spesa. Un riassetto delle priorità per la sicurezza a stelle e strisce per allinearsi ai nuovi obiettivi dell’amministrazione Trump
Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, ha ordinato ai militari Usa di predisporre un piano per tagliare l’8% delle spese del Pentagono entro il 24 febbraio, come confermato da una nota rilasciata dal dipartimento. La misura rientra nel più ampio piano di tagli al budget federale voluto da Donald Trump e risulterà in una decurtazione di circa cinquanta miliardi di dollari rispetto a quanto stanziato dall’amministrazione democratica di Joe Biden. Secondo un memo inviato al Pentagono da Hegseth riportato dal Washington Post, i tagli non saranno generalizzati e riguarderanno specifici dossier. Sono contemplate 17 categorie di spesa che non saranno interessate dal provvedimento, tra cui la modernizzazione delle forze nucleari e l’acquisto dei droni. Questi tagli, recita ancora il comunicato del Pentagono, serviranno a reindirizzare i fondi verso “altre aree di spesa”, ritenute prioritarie dall’amministrazione Trump.
Spazio, Artico e Cina. In che direzione va la Difesa americana
Il budget del Pentagono nel 2025 ammonta a circa 850 miliardi di dollari, pertanto la riduzione, benché inaspettata, non significa che gli Stati Uniti stiano radicalmente alterando la loro politica militare. La volontà di reinvestire quanto sarà risparmiato grazie ai tagli segnala che l’amministrazione non intende ridurre la spesa per la Difesa tout court, quanto più rimodellare il budget su quelle che vengono definite “le priorità del presidente Trump”. In particolare, la nota di Hegseth cita esplicitamente tra queste priorità il confine meridionale con il Messico (benché la sicurezza dei confini ricada sotto la responsabilità del Dipartimento per la Homeland Security, e non del Dipartimento della Difesa), il Comando spaziale (Usspacecom), il Comando settentrionale (Usnorthcom) e il Comando indo-pacifico (Usindopacom). In base a tali indicazioni, nonché a quanto esternato dai membri dell’amministrazione, la ridefinizione delle priorità strategiche statunitensi sembra puntare a un progressivo disimpegno da Europa, Africa e Medio Oriente — ormai ritenuti scenari secondari da Washington — in favore di un maggiore focus verso quadranti e domini oggi centrali per la rivalità con la Cina, come lo Spazio, l’Artico e lo stesso Indo-Pacifico.
Le aree interessate dai tagli
Stando alla nota inviata da Hegseth ai vertici delle Forze armate, ripubblicata dal Washington Post, i tagli interesseranno programmi precedentemente definiti critici dal Pentagono, tra cui aerei con equipaggio, assetti spaziali e lo sviluppo dei sottomarini balistici di nuova generazione classe Columbia. Inoltre, anche il Pentagono, come le altre agenzie federali, dovrà chiudere i programmi dedicati a diversità, equità e inclusione, nonché prevedere una riduzione sostanziale dei costi legati alla burocrazia. Non è da escludersi che quest’ultima direttiva possa tradursi in una serie di licenziamenti ai vertici tra gli ufficiali superiori della Difesa Usa, più volte proposte durante la campagna elettorale. Da ultimo, una parte dei tagli riguarderà comandi e contingenti Usa in Europa, Medio Oriente e Africa, coerentemente con quanto dichiarato dall’amministrazione Trump circa una riduzione dell’impegno di Washington in queste regioni.
Le aree escluse dai tagli
Nelle 17 categorie di spesa “protette” dai tagli figurano programmi di grande rilevanza strategica, tra cui la modernizzazione delle Forze nucleari degli Usa, lo sviluppo di velivoli a pilotaggio remoto, l’aumento della flotta di superficie della US Navy, i nuovi sottomarini nucleari classe Virginia, la cybersecurity e il futuro programma di difesa missilistica Iron Dome. Al contempo, alcune voci rimangono vaghe, come quelle relative alle munizioni e ai trattamenti sanitari privati per militari in servizio e veterani.
Il nodo al Congresso
La nota di Hegseth è stata accolta con alcune riserve da parte del Congresso, sotto la cui autorità ricade l’approvazione della spesa militare federale. Diversi deputati e senatori, anche all’interno del partito repubblicano, hanno espresso su diversi media Usa particolare preoccupazione per i tagli sui programmi di procurement, la cui soppressione avrebbe effetti negativi sui territori da loro rappresentati in termini di perdita di posti di lavoro. È probabile che da qui al prossimo autunno, periodo dell’anno in cui Capitol Hill approva i piani di spesa per l’anno fiscale entrante, Pentagono e Congresso si scontreranno per determinare quali programmi saranno mantenuti e quali tagliati.