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In Georgia torna la violenza. Il pugno duro del governo contro i manifestanti

Migliaia di cittadini georgiani sono tornati piazza per protestare contro la sospensione del processo di integrazione europea. Scatenando una nuova ondata di repressione, con arresti e violenze da parte della polizia

Dal novembre dello scorso anno, quando il partito di governo “Sogno Georgiano” ha dichiarato la sospensione (apparentemente temporanea) del processo di integrazione del Paese nell’Unione europea, i cittadini della Georgia hanno avviato una serie di proteste per mostrare il loro forte disaccordo con le decisioni prese dall’esecutivo, le cui palesi posizioni filo-russe continuano a diventare sempre più forti con il passare del tempo. E nonostante gli sforzi repressivi già attuati nel corso di questi mesi (secondo il ministero degli Affari Interni georgiano, durante la prima ondata di proteste di novembre la polizia antisommossa ha usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla e ha arrestato più di quattrocento persone) non siano riusciti a bloccare queste manifestazioni di dissenso, il governo di Tbilisi ha scelto di continuare a seguire la linea dura.

Nella serata di domenica 2 febbraio diversi manifestanti antigovernativi sono stati arrestati durante una grande manifestazione (la più grande dall’inizio del 2025) avvenuta nella capitale per mostrare il loro dissenso contro il governo, con migliaia di persone radunate alla periferia nord di Tbilisi che hanno bloccato una delle strade principali che portano fuori dalla città. Tra gli arrestati rientrano anche il leader del partito liberale pro-europeo Akhali Nika Melia e l’ex sindaco di Tbilisi (e oggi figura di spicco dell’opposizione) Gigi Ugulava. L’avvocato di Melia ha reso noto che l’esponente dell’opposizione sarebbe stato “arrestato per un reato amministrativo” e rilasciato poco dopo la mezzanotte dopo aver firmato la promessa di comparire in tribunale. Accanto agli arresti, si sono registrate anche episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine impegnate nelle operazioni di repressione. L’emittente televisiva indipendente Pirveli ha trasmesso un filmato in cui la polizia picchiava brutalmente i manifestanti detenuti.

La nuova ondata di repressione è stata subito condannata da figure della politica georgiana, così come da esponenti della comunità internazionale. L’ex primo ministro e leader dell’opposizione Giorgi Gakharia ha accusato il fondatore di Sogno georgiano Bidzina Ivanishvili (che non ricopre alcuna carica formale) di aver “intensificato la violenza ancora una volta e riportato le repressioni di massa su larga scala insieme a punizioni mirate”. Mentre il capo della politica estera dell’Unione europea Kaja Kallas ha condannato le azioni delle autorità attraverso un post pubblicato nella sera di domenica su X, dove ha definito “inaccettabile” che la “brutale repressione di manifestanti pacifici, giornalisti e politici”, dichiarando anche che “La Georgia è al di sotto di qualsiasi aspettativa da parte di un Paese candidato. L’Ue è al fianco del popolo georgiano nella sua lotta per la libertà e la democrazia”.

Anche dal mondo della cultura arrivano le condanne verso l’azione repressiva promossa dal governo. “In questo Paese si verificano torture sistematiche”, ha dichiarato Paata Shamugia, un importante poeta e attivista per i diritti. “Ogni giorno sentiamo di uomini mascherati che rapiscono qualcuno e lo picchiano fino a mutilarlo. Uomini armati e mascherati che hanno aggredito dei minorenni. Chi sarà il prossimo?”.


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