Settimana di intese industriali ad Abu Dhabi, con gli Emirati Arabi Uniti che stringono accordi con le maggiori realtà italiane. L’accordo con Leonardo (nonché con Elt e Fincantieri) segnala l’interesse emiratino verso una maggiore cooperazione con l’industria nostrana e manifesta le ambizioni di Dubai di trasformarsi da importatore a esportatore di sistemi d’arma all’avanguardia
Sul piano industriale, qualcosa sta cambiando in Medio Oriente. La dinamica che finora aveva visto i Paesi mediorientali (e in particolare del Golfo) dipendere quasi interamente dall’Occidente per la fornitura di sistemi d’arma potrebbe mutare in appena pochi anni. In particolare, gli Emirati Arabi Uniti (Eau) puntano a smarcarsi dall’eccessiva dipendenza nei confronti dei fornitori di armamenti occidentali, non tanto rivolgendosi ad altri esportatori, bensì trasformandosi da partner acquirenti a partner direttamente coinvolti nello sviluppo di nuovi sistemi e piattaforme. In questo solco si inseriscono gli accordi stretti negli ultimi giorni, in occasione del salone espositivo Idex 2025, con diverse realtà industriali italiane.
L’accordo con Leonardo e le altre realtà italiane
L’intesa più recente, firmata con Leonardo, riguarda una maggiore collaborazione sullo sviluppo di soluzioni avanzate in sei distinti domini, tra cui capacità aeree comprendenti tecnologie radar per aerei multi missione, difesa anti-missile, sistemi anti-drone e di sorveglianza, sistemi di gestione del combattimento navale, comunicazioni radio e sistemi ottici di puntamento. L’accordo, firmato per Monte Grappa da Lorenzo Mariani, condirettore generale di Leonardo, prevede, tra le altre cose, lo sviluppo congiunto della proprietà intellettuale dei futuri progetti. Secondo Mariani, “i settori identificati come pilastri di questa strategia congiunta stanno acquisendo sempre più importanza in un mercato e in uno scenario operativo in evoluzione. Per questo, riteniamo che unire le forze in tali campi permetterà di offrire le capacità richieste dagli Emirati Arabi Uniti e da altri mercati export”.
L’accordo stretto con Leonardo riguarda ambiti, come la difesa aerea anti-missile e anti-drone, ritenuti cruciali per fare fronte alle crescenti capacità dell’Iran e dei rivali regionali come gli Houthi. Entrambi gli attori fanno infatti particolare affidamento su sistemi simili, producibili in massa e impiegabili per condurre attacchi saturanti contro le difese aeree convenzionali. Similmente, l’accordo con Fincantieri, per un contratto del valore di circa 500 milioni di euro, prevede che la joint venture Maestral, creata nel maggio 2024 con Edge, avrà il compito di gestire la manutenzione della Marina militare degli Emirati. L’iniziativa, che si estende su un periodo di cinque anni, mira a garantire la massima operatività della flotta, anche in risposta alla crescente assertività di Teheran nell’area del Golfo.
Ultimo (ma non per importanza), il memorandum of understanding firmato con Elt Group per avviare un rafforzamento della cooperazione per lo sviluppo di soluzioni nello spettro elettromagnetico, settore in cui la società italiana può vantare un’esperienza pluridecennale. In un solo colpo, gli Emirati si sono assicurati un ampio ventaglio di collaborazioni con industrie all’avanguardia, ma a quale scopo?
Da importatori a futuri esportatori?
In passato, le dimensioni modeste dell’industria emiratina hanno impedito un dialogo alla pari con le grandi realtà industriali occidentali che, più grandi e più sviluppate, si sono limitate ad offrire prodotti pronti all’uso a seconda delle esigenze e delle disponibilità economiche di Dubai. Tuttavia adesso gli Eau sembrano puntare non più tanto sull’acquisizione di sistemi avanzati, quanto sullo sviluppo di capacità domestiche avanzate tramite una sempre più serrata collaborazione con partner occidentali. L’inizio di questo mutamento può essere ricondotto al 2019, anno della fondazione di Edge Group. Raccogliendo sotto il suo ombrello decine di realtà industriali nazionali, Edge è un congolmerato industriale potenzialmente capace di mettere in piedi linee produttive autonome e scalari. Quello che però ancora oggi manca agli Eau è il know how, fattore imprescindibile per sostenere la maturazione e la crescita dell’industria nazionale (anche con prospettive di export) nel lungo periodo. Il know how europeo è particolarmente corteggiato da Dubai, anche in virtù dei vincoli meno stringenti riguardo al trasferimento tecnologico. Infatti, a differenza degli Stati Uniti, che mantengono un controllo più rigido sulla cessione di tecnologie avanzate, l’Europa si è dimostrata più incline a condividere competenze e a permettere trasferimenti di tecnologia su larga scala.
Il punto, dunque, non è più solo quello di ottenere l’accesso a tecnologie avanzate, ma anche quello di potenziare le capacità domestiche di ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di medio-termine di ritagliarsi una fetta di mercato nel Sud globale, dove molti Stati non possono permettersi sistemi occidentali di prima mano. Gli Eau non sarebbero i primi ad optare per questa strategia. Similmente, anche l’India sta perseguendo un’agenda industriale analoga. Tuttavia, mentre l’India, le cui Forze armate sfiorano il milione e mezzo di unità in servizio attivo, punta innanzitutto su soluzioni domestiche per necessità di sicurezza nazionale, gli Emirati intendono accrescere la loro influenza sviluppando soluzioni proprie e appetibili all’estero apprendendo il più possibile da realtà consolidate come quelle italiane.