L’economia digitale è diventata un fattore chiave nella geopolitica che non può essere ignorato. In futuro la competizione e la cooperazione tra i Paesi definiranno il nuovo panorama dell’economia globale e influenzeranno la direzione e la forma del commercio internazionale. L’analisi di Giancarlo Elia Valori
L’economia digitale, guidata dall’innovazione tecnologica e dalla trasformazione digitale, non solo svolge un ruolo chiave nel commercio internazionale, ma influenza anche direttamente le relazioni geopolitiche tra i Paesi. Per proteggere le imprese nazionali, le infrastrutture chiave, le risorse di dati, ecc., i Paesi hanno successivamente formulato politiche corrispondenti, dando vita a un complesso gioco politico ed economico. Anche lo sviluppo dell’economia digitale è passato dall’essere una semplice questione commerciale a un rischio per la sicurezza nazionale e persino a una competizione e cooperazione tra superpotenze.
Tra le tre maggiori economie del mondo, lo sviluppo economico digitale dell’Europa è relativamente lento rispetto agli Stati Uniti d’America e alla Repubblica Popolare della Cina. Per consolidare la sua competitività e influenza, l’Unione europea ha recentemente proposto una serie di politiche e progetti di legge digitali per difendere attivamente la sovranità nel predetto settore e cercare di cambiare lo statu quo. Analizzandolo tutto questo può essere suddiviso in tre strategie principali: contenimento, riorganizzazione e svolta.
Il primo è il “contenimento”, che prevede la definizione di regole per il mercato unico e il tentativo di rallentare il ritmo dello sviluppo degli Stati Uniti d’America. Dopo l’insediamento, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato in successione una serie di progetti di legge nel campo digitale, come il Digital Markets Act, il Digital Services Act e l’AI Act.
In superficie, questi sembrano mirati a proteggere i diritti e gli interessi dei cittadini europei. Tuttavia, a giudicare dall’elenco normativo pubblicato, la maggior parte dei progetti di legge digitali dell’Unione europea sono rivolti ai giganti della tecnologia statunitense, in particolare alle piattaforme digitali. Pertanto, da una prospettiva geopolitica più profonda, gli Stati Uniti d’America sono sempre stati il più grande concorrente commerciale dell’Europa. In importanti campi tecnologici, l’Unione europea sta cercando di innescare un “effetto Bruxelles” (quando si parla di “effetto Bruxelles” si fa riferimento alla capacità dell’Unione europea di regolare unilateralmente i mercati globali) stabilendo rigidi standard e regole di accesso al mercato per influenzare i progressi degli Stati Uniti d’America nello sviluppo della tecnologia digitale.
La seconda è la “ristrutturazione”, che mira a influenzare il dibattito sugli standard internazionali attraverso accordi commerciali digitali e riconfigurando la catena di fornitura globale. L’Unione europea si è resa conto che non era sufficiente rallentare lo sviluppo internazionale limitandosi a stabilire norme di accesso al mercato. L’obiettivo a lungo termine dell’Ue è quello di stabilire una filiera di approvvigionamento indipendente, ma ciò richiede non solo tempo, ma anche una cooperazione internazionale strategica. Per questo motivo, l’Unione europea sta collaborando con i partner internazionali attraverso una serie di strumenti commerciali digitali per cercare di individuare i punti di forza e di debolezza dell’Unione medesima nella catena del valore globale, al fine di colmare le lacune. Di recente, ne sono una concreta manifestazione il Comitato per il commercio e la tecnologia Usa-Ue (TTC) istituito dall’Unione europea e dagli Stati Uniti d’America e il Digital Partnership Agreement (DPA) firmato con Giappone, Repubblica di Corea (sud) e Singapore.
Sebbene Europa e Stati Uniti d’America siano da tempo – ricordate Venere e Marte di Robert Kagan? – in competizione nel mondo degli affari, hanno formato un’alleanza strategica per quanto riguarda le questioni di sicurezza internazionale. In questo contesto, il TTC istituito da Stati Uniti ed Europa si concentra sullo sviluppo congiunto di standard tecnologici emergenti orientati al futuro, tra cui tecnologie AI e 6G affidabili. Mira a rafforzare la posizione di leadership dell’Europa e degli Stati Uniti d’America nella scienza, nella tecnologia e nell’industria a livello mondiale. Inoltre, considerando la complessità della filiera dell’industria digitale globale, in particolare quella dei semiconduttori, l’Unione Europea la considera chiaramente un’area di sviluppo chiave. L’Asia svolge un ruolo importante in questo campo, quindi l’Unione Europea firma attivamente DPA con i Paesi asiatici. Sebbene i DPA non abbiano alcun effetto legale e nessun impegno finanziario, aiutano l’Unione Europea a stabilire una rete di cooperazione della catena di fornitura in Asia con i semiconduttori al centro, e ad espandersi in settori quali infrastrutture e condivisione di dati per tecnologie lungimiranti. L’obiettivo a lungo termine è ricostruire la filiera industriale globale e garantirne il vantaggio nella futura competizione tecnologica.
Il terzo è “rivoluzionario”, incentrato sulla riduzione del divario digitale tra gli Stati membri, sull’integrazione delle risorse e sulla creazione di un mercato unico interconnesso. Per l’Unione europea, uno degli obiettivi importanti del controllo della sovranità digitale è quello di costruire una catena indipendente di approvvigionamento che permetta di portare sul mercato un prodotto o servizio, trasferendolo dal fornitore fino al cliente (supply chain). Attualmente, il più grande dilemma dell’Unione europea è che il divario digitale tra i suoi Stati membri è troppo ampio, ed è difficile per l’Unione Europea integrare la forza dei suoi 27 stati membri (Austria, Belgio, Bulgaria, Cechia, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Spagna, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Svezia) per competere con gli Stati Uniti d’America e la Repubblica Popolare della Cina. Per questo motivo, nel settembre 2021, la Commissione europea ha proposto il “Decennio digitale 2030”, che è diventato il primo programma di sviluppo digitale approvato dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo.
La “bussola digitale” del piano funge da strumento di valutazione e copre quattro dimensioni: competenze digitali, infrastruttura digitale, trasformazione digitale delle imprese e servizi pubblici digitali. L’impostazione degli indicatori riflette il fatto che l’Unione europea spera di ridurre le differenze tra gli Stati membri in termini di competenze digitali e servizi di governo digitale. Ad esempio, entro il 2030, l’80% dei cittadini avrà competenze digitali di base e il 100% dei cittadini avrà identità digitali. L’Unione europea mira ad allineare i livelli di competenze digitali e governo digitale tra gli Stati membri e a stabilire standard per l’interconnessione all’interno dell’Europa. Tuttavia, nello sviluppo di industrie e tecnologie emergenti, l’Unione Europea consente agli Stati membri di avere eterogeneità e di sviluppare le proprie industrie di maggior vantaggio nazionale in base alle rispettive caratteristiche industriali regionali. Allo stesso tempo, incoraggia gli Stati membri a proporre piani multinazionali e a sviluppare congiuntamente progetti su larga scala che un singolo Paese non può sviluppare in modo indipendente, in modo da ottenere economie di scala.
Attraverso questa serie di strategie e politiche, l’Unione europea dimostra le sue ambizioni nell’economia digitale. Ciò non solo evidenzia che l’economia digitale è diventata un fattore chiave nella geopolitica che non può essere ignorato, ma dimostra anche che in futuro la competizione e la cooperazione tra i Paesi definiranno il nuovo panorama dell’economia globale e influenzeranno la direzione e la forma del commercio internazionale.
A giudicare dalle recenti azioni dell’Unione europea, influenzare e guidare gli standard tecnologici internazionali e le normative di mercato sarà un modo importante per l’Unione di salvaguardare la propria sovranità digitale. Tuttavia, di fronte al protezionismo globale e alle strategie di sovranità digitale, Europa, Stati Uniti d’America e Repubblica Popolare della Cina potrebbero sfruttare i loro vantaggi demografici per divergere sugli standard digitali, formando un mondo con tre o addirittura quattro serie di standard (più l’India). Pertanto, le imprese, oltre a essere preparate mentalmente a sostenere maggiori costi di conformità, devono anche pensare a come costruire una supply chain indipendente in una geopolitica complessa, in grado di far fronte a guerre geopolitiche ed economiche in qualsiasi momento; i governi, invece, devono pensare a come aiutare le imprese ad allinearsi agli standard e alle normative internazionali per promuovere la resilienza commerciale.