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Majorana 1, così Microsoft si avvicina al computer quantistico

Microsoft

L’azienda di Redmond ha realizzato il suo chip topologico, intitolato al fisico italiano. “La maggior parte di noi è cresciuta sapendo che ci sono tre tipi principali di materia: solido, liquido e gassoso. Oggi questo è cambiato”, ha dichiarato il ceo Satya Nadella. C’è ancora molto da approfondire, ma se le sensazioni positive venissero confermate saremmo di fronte a una svolta

Il suo nome è Majorana 1, è più piccolo di un palmo di una mano ma al suo interno ci sono milioni di qubit. L’ultimo chip di Microsoft, dedicato al fisico italiano, può diventare una rivoluzione. L’azienda è sicura che grazie a questo microprocessore sta per compiere un salto in avanti notevole nel mondo del quantum computing. L’obiettivo è sempre lo stesso: provare a realizzare il più potente computer mai creato, basato sulla meccanica quantistica così che possa aiutare l’uomo a risolvere problemi estremamente complessi e di qualsiasi natura. Riducendo di gran lunga tempi e costi. E ci potrebbe riuscire nel giro di anni, quando invece si ragionava in decenni.

L’ottimismo è dato dal fatto che il Majorana 1 utilizza un nuovo stato della materia. Non solido, non gassoso e nemmeno liquido, bensì topologico e dunque un grado di lasciare invariate le qualità del processore anche di fronte a deformazioni e alterazioni. Invece del silicio, è stato utilizzato arseniuro di indio, lo stesso dei rilevatori infrarossi. Motivo per cui il chip diventa più efficiente e rapido nelle risposte, seppur più piccolo nelle dimensioni. Al suo interno si trovano particelle – chiamate “fermioni di Majorana” – che conducono l’elettricità e risolvono l’ostacolo principale che si frappone alla realizzazione di un computer quantistico, quale l’instabilità dei qubit che perdono le loro qualità davanti a interferenze. Essendo più stabili, gli errori vengono ridotti.

“La maggior parte di noi è cresciuta sapendo che ci sono tre tipi principali di materia: solido, liquido e gassoso. Oggi questo è cambiato”, ha scritto su X il ceo Satya Nardella. “Dopo una ricerca durata quasi vent’anni, abbiamo creato uno stato della materia completamente nuovo, reso possibile da una nuova classe di materiali, i topoconduttori che consentono un balzo in avanti fondamentale nell’informatica. Per avere un grande impatto sul mondo ci vogliono pazienza e perseveranza”.

“Abbiamo fatto un passo indietro e ci siamo chiesti quali proprietà dovesse avere il transistor per l’era quantistica. Ed è proprio così che siamo arrivati alla particolare combinazione, che realizza un nuovo tipo di quibit”, proseguono dall’azienda di Redmond. “Proprio come l’invenzione dei semiconduttori ha reso possibile la costruzione degli smartphone e dei computer, i topoconduttori e questo nuovo tipo di chip spianano la strada allo sviluppo di computer quantistici scalabili fino a un milione di qubit e in grado di affrontare la maggior parte dei problemi industriali e sociali”.

La scoperta è stata pubblicata su Nature e ha attirato anche l’attenzione della Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa), l’agenzia del Pentagono che si occupa delle nuove tecnologie per uso militare. Intende studiarla per comprendere se è possibile arrivare a un computer quantistico in tempi relativamente brevi. D’altronde, il progetto di Microsoft era inserito in un programma sotto la supervisione della Science Agency dell’esercito statunitense.

Secondo gli esperti, le particelle presenti all’interno del Majorana 1 devono ancora confermare le loro caratteristiche. Il punto di partenza è importante, storico se vogliamo. Ma va approfondito per comprendere se davvero può diventare una soluzione. Qualora le sensazioni attuali venissero confermate, allora Microsoft potrebbe innescare una competizione con altre aziende che stanno cercando di raggiungere la creazione di un computer quantistico.

Tra queste c’è Google, che a dicembre scorso aveva costruito Willow. Questo chip quantistico grande appena 4 cm quadrati è in grado di compiere calcoli in cinque minuti per cui ci vorrebbero 10.000.000.000.000.000.000.000.000 anni. La conferma che le dimensioni non sempre rispecchiano le proprie qualità.


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