Il nuovo ministero per le Politiche del mare punta a riportarlo al centro della scena nazionale, coordinando le attività marittime e promuovendo strategie per valorizzarne le risorse. Dalla creazione dell’Agenzia per la sicurezza delle attività subacquee al piano per le energie rinnovabili offshore, passando per la riforma dei porti, l’Italia si prepara a rafforzare la propria presenza in mare. L’analisi dell’ammiraglio Caffio
Riportare il mare italiano al centro della scena nazionale è il compito che si è dato il nuovo ministero per le Politiche del mare, cui sono affidate funzioni di promozione, coordinamento ed indirizzo nei confronti delle attività marittime delle altre amministrazioni. Fare squadra è dunque la sua missione, visto che tante sono le eccellenze di cui dispone l’Italia marittima sia nel campo delle istituzioni pubbliche come la Marina militare che in quello privato quali cantieristica, shipping, offshore, reti subacquee. A questo fine una strategia marittima c’è già ed è il Piano del mare (Delibera PdC del 31 luglio 2023) che fa un’analisi dettagliata dello stato dell’arte della nostra marittimità ed indica obiettivi e priorità.
Ma il mare, oltre i ristretti limiti dell’orizzonte, non si vede e quindi c’è il rischio che la sea blindness che lo oscura rischi di generare effetti negativi. Si prenda, ad esempio, il problema dell’elevato costo dell’energia elettrica di recente sollevato da alcuni industriali come il gruppo siderurgico Arvedi: è chiaro che la realizzazione dei progetti di parchi eolici marini nella nostra Zona economica esclusiva (Zee) è una delle soluzioni, oltre all’installazione di nuovi rigassificatori galleggianti. Non a caso la Spagna — la cui economia è in continua ascesa — ha bassi costi energetici per il surplus di elettricità prodotta da fonti rinnovabili e per la grande disponibilità di Gnl.
Proprio nel settore energetico ci sono evidenti segnali del fatto che le politiche del mare stanno dando i loro frutti in Italia. Un altro rigassificatore galleggiante (il quinto) sarà posizionato a Ravenna in modo da portare la disponibilità di Gnl — trasportato dalle pipelines sottomarine o dalla flotta gasiera — a livelli tali da compensare il taglio delle forniture dalla Russia ammontanti a circa 25 miliardi di metri cubi annui. Soprattutto, dovrebbe essere alla fase finale la progettazione, a circa 40 miglia ovest di Marsala, in quella che sarà la futura Zee italiana, della wind farm di Renexia “Med Wind”: il parco eolico, composto di 190 turbine galleggianti, sarà capace di produrre da solo in un anno circa 9 miliardi di KWh ( 312,3 miliardi di KWh è stato il consumo italiano nel 2024).
Ulteriori iniziative marittime sono in corso a livello parlamentare. Il governo ha già approvato due fondamentali disegni di legge. Con il primo, licenziato nel Consiglio dei ministri del 27 settembre 2024, si intende definire il quadro giuridico della dimensione subacquea istituendo l’Agenzia per la sicurezza delle attività subacquee (Asas): ad essa si attribuisce il coordinamento e controllo delle attività subacquee civili, introducendo disposizioni per regolamentare la navigazione e la protezione delle infrastrutture subacquee e consentire alla Marina di intervenire a loro difesa in caso di danneggiamento. Il secondo, varato lo scorso 25 novembre è dedicato alla valorizzazione della risorsa mare. Il provvedimento prevede norme su definizione delle linee del mare territoriale, creazione della zona contigua ed archeologica, rilancio del turismo subacqueo e della nautica da diporto, semplificazione amministrativa per i mercantili di bandiera.
Va poi segnalato che il Comitato per le politiche del mare (Cipom), lo scorso dicembre, ha preannunciato l’avvio della riforma dei porti con la creazione di una società a controllo pubblico per gestire gli investimenti e rappresentare il sistema portuale a livello internazionale. Nel corso della riunione sono stati trattati anche i temi dei dragaggi, delle Aree marine protette e delle Zee: tutte questioni che, come detto dal ministro Nello Musumeci, “sono problemi insoluti che aspettano da tempo risposte concrete”.
In tempi ragionevoli, il mare italiano assumerà dunque nuova forma rivelando tutte le sue potenzialità, inespresse o oscurate da decenni di informazione carente e distorta.
Finalmente, osservando una carta nautica, vedremo i limiti delle nostre zone di giurisdizione: quelle delle Zee ad esempio, di cui gli altri Paesi mediterranei si servono per fare politica estera, proteggere gli interessi di pesca, accrescere il loro Pil con la scoperta di giacimenti di idrocarburi e minerali o l’installazione di parchi eolici. In mare — ci piaccia o no — ci sono infatti confini. Il mare libero di antica memoria sta per scomparire in Mediterraneo, ma questo non significa che non si possa cooperare con i nostri vicini per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, sfruttare congiuntamente le risorse in modo sostenibile, proteggere la sicurezza del trasporto marittimo e delle infrastrutture critiche.