Dice Meloni che non c’è Occidente senza l’America, ma nel farlo indica anche all’America che senza l’Europa tutto diventa un’altra cosa. E qui siamo al punto centrale del discorso al Cpac della premier, in cui gli elementi fondamentali sono due. Ecco quali secondo Roberto Arditti
Giorgia Meloni accetta la sfida e prova a collocarsi nel punto d’incontro (non ancora accettato da tutti per la verità) tra Europa e Usa, provando a stare più avanti dell’oggi che ancora non è diventato domani.
Certo, nel suo discorso alla conferenza dei conservatori americani c’è anche la parte di orgoglio politico, quella più sanguigna, quella più di “pancia”. Però non deve sfuggire il ragionamento da premier, a mio avviso il più interessante.
Dice Meloni che non c’è Occidente senza l’America, ma nel farlo indica anche all’America che senza l’Europa tutto diventa un’altra cosa. E qui siamo al punto centrale del discorso di ieri, in cui gli elementi fondamentali sono due.
Il primo è l’apprezzamento all’intervento del vice presidente americano Vance al meeting di Monaco: Meloni sceglie senza indugio di collocarsi dalla parte delle dure critiche del mondo repubblicano alle tendenze progressiste del Vecchio continente.
Ma perché è importante questo riferimento? È importante perché chiarisce che non c’è una destra europea che si sente altro da quella americana, suggerendo così alle sinistre di smetterla di cercare uno spazio che non c’è, ma anche ai moderati da questa parte dell’oceano (compreso il futuro Cancelliere tedesco) che debbono sintonizzarsi su una destra contemporanea in grado di ragionare anche a livello sovranazionale.
Poi c’è il riferimento “contenuto” a Zelensky, cioè la parte del discorso più esplicitamente da capo del governo.
E qui Meloni parla innanzitutto agli europei (può apparire strano ma è così), confermando la collocazione italiana a fianco dell’Ucraina, ma negando ogni apertura alle dure critiche da molti rivolte all’amministrazione americana.
E qui c’è l’elemento di scommessa di Meloni, che dal palco (virtuale) Cpac ammonisce i governi da questa parte dell’oceano sui pericoli che ci sono nell’allargamento della frattura con gli Usa, Russia e Medio Oriente son qui dietro l’angolo: solo in pieno concerto con Washington si gestiscono queste partite.
Insomma una certa scommessa c’è nel discorso del premier italiano. Quella per cui si farà di necessità virtù, quindi con il passare del tempo si troveranno accordi con Trump perché servono e lei sarà la prima ad averlo detto chiaramente. Se ne sta rendendo conto anche il presidente dell’Ucraina, pur tra mille mugugni.