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Modi-Trump, Usa e India per la partnership globale

Washington e New Delhi hanno un’occasione storica per rafforzare la cooperazione strategica. La postura americana sulla Cina, l’Indo-Pacifico e il Quad sono fattori critici su cui trovare un equilibrio trumpiano. Modi e Trump settano l’agenda della cooperazione

Il presidente Donald Trump e il primo ministro indiano Narendra Modi avranno Pechino nel mirino mentre si incontrano oggi per risolvere dispute su commercio e una vicenda legata agli immigrati irregolari, che potrebbero mettere alla prova il loro rapporto privilegiato. È arrivato poche ore fa l’indiano, negli Usa dopo una tappa strategica a Parigi (ospite dell’AI Summit, ma anche protagonista di evoluzioni nelle dinamiche indo-mediterraneo pro-francesi).

Strategia condivisa

La strategia condivisa, la partnership economica e lo sviluppo di nuove tecnologie restano le tre direttrici fondamentali del rapporto Washington-New Delhi. Un’intesa sugli elementi del presente potrebbe dare slancio alla cooperazione futura in svariati ambiti. L’Indo-Pacifico e il Medio Oriente offrono margini di maggiore coordinamento strategico. L’India è più interconnessa con il Golfo Persico di quanto molti americani riconoscano, e gli Accordi di Abramo, l’Imec e la coalizione I2U2 (India, Stati Uniti, Israele, Emirati Arabi Uniti) rappresentano opportunità di cooperazione. L’industria della difesa e la tecnologia richiedono attenzione diretta da parte della leadership politica. Iniziative come iCET e Indus-X hanno ampliato l’interazione tra forze armate, aziende private, think tank e università, creando basi per una futura co-produzione di difesa. Settori chiave come la manifattura, l’IT, l’agricoltura e la farmaceutica potrebbero beneficiare di un incremento degli scambi, ma tutto dipenderà dalla capacità di snellire la burocrazia e garantire certezze normative.

Modi-Trump, amicizia e poi?

Durante la prima amministrazione Trump, il rapporto con Modi è stato caloroso, nonostante il presidente americano avesse definito l’India un “tariff king” nel 2018. Appena un anno dopo, Trump elogiava Modi definendolo “uno dei più devoti e leali amici degli Stati Uniti”. Modi ricambia adesso definendo gli Usa un “alleato de facto”. La loro sintonia si è manifestata anche in gesti simbolici, come gli abbracci in pubblico e le manifestazioni di approvazione reciproca quando si sono incontrati.

Modi arriva alla Casa Bianca come quinto leader internazionale – dopo quelli di Israele, Giappone e Giordania. E come accade con molti alleati e partner degli Usa, le tensioni commerciali rischiano di mettere alla prova il rapporto. Soprattutto in epoca trumpiana.

Trump potrebbe chiedere a Modi di importare più prodotti americani e acquistare più equipaggiamenti per la difesa, come discusso nella loro ultima chiamata. Il premier indiano, dal canto suo, tenterà di evitare che le “tariffe reciproche” di Trump penalizzino le esportazioni indiane. Per l’India c’è la possibilità di usare la situazione per ridurre la doppia dipendenza energetica e militare dalla Russia, seppure non sarà un’operazione drastica.

Un altro nodo sensibile riguarda gli immigrati indiani: Modi vorrebbe assicurarsi che le deportazioni dei suoi connazionali non diventino un’umiliazione pubblica, dopo che immagini di migranti ammanettati su un volo militare Usa hanno suscitato indignazione in India.

La Cina problema comune

Sul tavolo strategico, oltre al rapporto bilaterale, ci sarà la questione cinese. India e Cina condividono una frontiera lunga e instabile, e Pechino sta rafforzando la propria influenza nell’Indo-Pacifico – con le penetrazioni nell’Indiano che stanno diventando problematiche per New Delhi, e lo scontro frontaliero solo apparentemente messo in pausa.

“Il contenimento della Cina è il tema sottotraccia di questo incontro”, afferma Lisa Curtis, ex direttrice per il Sud e Centro Asia nel Consiglio di Sicurezza Nazionale durante la prima presidenza Trump e attualmente in forza al Cnas.

Un vertice positivo potrebbe consolidare il ruolo emergente dell’India nel “contenere l’aggressività cinese”, ma Modi cerca chiarezza. Trump ha recentemente introdotto una tariffa del 10% sulle importazioni cinesi, molto inferiore al 60% minacciato in precedenza, generando incertezza sulla linea che intende seguire. Inoltre, i commenti amichevoli di Trump su Xi Jinping (“adoro parlare con lui”, ha detto in un’intervista) potrebbero sollevare dubbi sulla sua reale postura nei confronti della Cina.

“La politica Usa su Pechino oscilla continuamente, e questo è un problema per l’India”, sottolinea Arun Singh, ex ambasciatore indiano a Washington e analista del Carnegie Endowment for International Peace.

Indo-Pacifico e Quad: temi centrali

Altro tema centrale: il futuro del Quad – il blocco Usa, India, Giappone e Australia. L’ultimo incontro dei ministri degli Esteri, il primo passaggio di politica internazionale dell’amministrazione Trump. ha indicato una crescente attenzione alla sicurezza regionale per bilanciare la crescente potenza militare cinese.

Negli Stati Uniti cresce il sostegno a un’alleanza più strutturata con Nuova Delhi. “L’India è strategica: possiamo venderle armi e offrirle un’alleanza sulla falsariga della Nato”, afferma il deputato Rich McCormick, co-presidente della House India Caucus.

Ma questa resta un’opzione improbabile. Modi ha sempre mantenuto un approccio cauto, preferendo un Quad incentrato su cooperazione economica, climatica e sanitaria, piuttosto che una vera e propria alleanza militare.

“Finché il Quad resta un’alleanza non securizzata, Modi ha la scusa perfetta per partecipare senza legarsi troppo”, spiega Manjari Chatterjee Miller, esperta del Council on Foreign Relations.

In definitiva, la visita di Modi a Washington è un test per la relazione Usa-India. Un’intesa sulle dispute commerciali potrebbe rafforzare il rapporto, ma la postura americana sulla Cina, l’Indo-Pacifico e il Quad sono fattori critici su cui trovare un equilibrio trumpiano. Washington e New Delhi hanno un’occasione storica per rafforzare la cooperazione strategica, ma resta da vedere quanto Modi sarà disposto a impegnarsi senza garanzie su una politica americana più stabile e prevedibile.


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