La sicurezza aziendale come priorità strategica: tra competizione globale, spionaggio industriale, protezione delle infrastrutture critiche e delle risorse umane. Mancini (Leonardo) racconta la sua nomina alla presidenza di Asis Italy Chapter, e perché è importante
La nomina di Giuseppe Mancini, Security Vice President Intelligence & International di Leonardo SpA, alla presidenza dell’ASIS International Italy Chapter per il biennio 2026-2027 rappresenta un’importante occasione per riflettere sull’evoluzione della sicurezza aziendale nel contesto della crescente complessità geopolitica ed economica globale. ASIS International, principale associazione mondiale dedicata alla sicurezza d’impresa, gioca un ruolo cruciale nel promuovere le migliori pratiche e il confronto tra professionisti del settore.
L’innovazione tecnologica e l’interconnessione sempre più profonda tra le economie globali hanno amplificato l’esposizione delle aziende – in particolare quelle attive in settori strategici – a minacce sia interne che esterne, tanto fisiche quanto digitali. Tra queste, lo spionaggio industriale e la competizione tra potenze economiche emergono come fenomeni sempre più rilevanti, con un impatto diretto sulla primazia tecnologico-industriale, oggi determinante come non mai dall’epoca della Rivoluzione Industriale.
“ASIS è la più grande organizzazione mondiale dedicata ai professionisti della sicurezza, e sono determinato a onorare questo prestigioso incarico, proseguendo nel solco delle iniziative già avviate insieme all’attuale squadra del direttivo, guidato dall’amico e collega Francesco Zio”, spiega Mancini a Formiche.net. Tra le iniziative di successo promosse dall’Italy Chapter, Mancini cita Security is You(th)!, che si è affermata come un punto di riferimento a livello europeo. Il progetto ha coinvolto le nuove generazioni, aumentando la consapevolezza sull’importanza della sicurezza aziendale e sviluppando nuove iniziative volte a rafforzare il ruolo di ASIS nel contesto internazionale.
Un ruolo italiano che viene evidenziato anche da Zio, professionista affermato nel settore della sicurezza e attualmente attivo presso uno dei principali gruppi bancari nazionali, Intesa Sanpaolo. Secondo Zio, “l’attenzione verso la nostra attività è in continua crescita anche a livello internazionale: si tratta di un riconoscimento indiretto del valore unico della competenza italiana nella sicurezza, spesso non adeguatamente considerata”.
“Il lavoro di squadra – prosegue Mancini – resterà il pilastro centrale del mio mandato, elemento essenziale per raggiungere obiettivi condivisi e affrontare con successo le sfide che ci attendono, in un contesto globale sempre più complesso e interconnesso”. Tra le priorità, sottolinea l’importanza di diffondere una cultura della sicurezza che sia sempre più integrata, trasversale e coordinata, capace di abbracciare sia la dimensione fisica che quella digitale.
Un obiettivo che passa attraverso il rafforzamento del dialogo e della collaborazione tra istituzioni e imprese, in particolare quelle a proiezione internazionale, per le quali la sicurezza non è solo un fattore di protezione, ma un asset strategico fondamentale. In un’epoca in cui le minacce – dal cybercrime allo spionaggio industriale – possono influenzare direttamente la competitività e la stabilità delle aziende, investire in sicurezza significa tutelare il know-how, garantire la continuità operativa e consolidare la propria posizione nei mercati globali.
La sicurezza come interesse nazionale
Oggi, la difesa delle imprese non si limita più alla protezione degli asset interni, ma rappresenta un pilastro delle strategie di sicurezza nazionale. Un tema particolarmente rilevante per le infrastrutture critiche, come porti e snodi logistici, spesso nel mirino di attori ostili che mirano a destabilizzarne il funzionamento.
Nel corso di un recente intervento al Senato, il senatore Marco Dreosto ha recentemente sottolineato l’urgenza di proteggere “le nostre strutture strategiche”, evidenziando come questa sia una priorità di sicurezza nazionale e una “parte essenziale della nostra resilienza strategica”. Un obiettivo che, secondo Dreosto, passa innanzitutto dal “proteggere chi produce Pil nel nostro Paese”.
Lo stesso Mancini, in un articolo pubblicato su Asis nel febbraio 2024, sottolineava come la sicurezza aziendale non sia più limitata alla protezione degli asset fisici, ma stia evolvendo in un impegno collettivo, essenziale per la stabilità dell’intero ecosistema economico e sociale.
Il settore della sicurezza sta attraversando una trasformazione profonda: dalle strategie aziendali tradizionali si sta passando a un approccio più inclusivo e collaborativo, reso necessario dalla crescente complessità delle minacce globali. Oltre alla tutela dei beni materiali e della proprietà intellettuale, la sicurezza oggi deve affrontare sfide emergenti legate ai cambiamenti geopolitici, tecnologici e sociali, ridefinendo priorità e strategie di protezione.
Adottare un modello di sicurezza collettiva comporta sfide significative, come il coordinamento tra le parti interessate e il bilanciamento di interessi spesso contrastanti. Tuttavia, questo approccio rappresenta anche un’opportunità per rafforzare la resilienza del sistema produttivo e sociale, promuovendo un senso di responsabilità condivisa.
La transizione dalla sicurezza aziendale a quella collettiva richiederà dialogo, innovazione e una cooperazione sempre più stretta tra settore pubblico e privato. Non si tratta solo di rispondere a nuove minacce, ma di ripensare il concetto stesso di sicurezza in un mondo interconnesso e competitivo. Proteggere l’innovazione e il know-how industriale significa difendere non solo le singole imprese, ma l’intero sistema Paese.
Spionaggio industriale: una frontiera delle minacce economiche
Lo spionaggio industriale rappresenta una minaccia sempre più rilevante per le imprese detentrici di know-how strategico. Questo fenomeno si evolve costantemente grazie all’innovazione tecnologica, ma al tempo stesso sfrutta tecniche di intelligence consolidate da secoli. Le aziende operanti in settori critici sono spesso bersaglio di attività di sottrazione di dati, prototipi e tecnologie, con metodi che spaziano dagli attacchi informatici alle infiltrazioni nei sistemi aziendali tramite personale corrotto o inconsapevole. Una forma di competizione illecita che è amplificata dall’uso di strumenti digitali avanzati, rischiando di compromettere la leadership tecnologica delle economie occidentali.
Un esempio emblematico è il caso della piattaforma di intelligenza artificiale DeepSeek, che evidenzia il sottile confine tra attività legittime di ricerca e sviluppo e potenziali operazioni di intelligence. Pur basata su codici open source e accessibile pubblicamente, DeepSeek integra funzionalità che potrebbero facilitarne l’utilizzo per la raccolta, il trasferimento e la sottrazione di informazioni sensibili. Inoltre, il fatto che i dati generati vengano elaborati su server localizzati in Cina solleva ulteriori interrogativi sulla protezione della proprietà intellettuale e sulla sicurezza delle informazioni trattate.
La Nato e la protezione delle imprese
Anche la Nato ha recentemente riconosciuto la crescente vulnerabilità delle aziende private, in particolare nei settori strategici. Come analizzato da Gabriele Carrer, l’Alleanza Atlantica sta potenziando i propri meccanismi di intelligence per supportare le imprese nella prevenzione di attacchi e operazioni di spionaggio.
La collaborazione tra settore pubblico e privato è ormai considerata essenziale per garantire non solo la sicurezza economica, ma anche la resilienza strategica degli Stati membri. In questo contesto, assume un ruolo sempre più centrale anche il tema della travel security.
La sicurezza del personale aziendale in trasferta è cruciale in un mondo in cui attori statuali e non statuali possono sfruttare l’esposizione legata ai viaggi di lavoro per tentare approcci, sottrarre documentazione fisica o digitale o, nei casi più estremi, orchestrare operazioni di hostage diplomacy o rapimenti veri e propri. La protezione delle risorse umane diventa quindi un aspetto chiave nella strategia complessiva di sicurezza aziendale e nazionale.
Il ruolo delle istituzioni e delle organizzazioni per la sicurezza
In un mondo sempre più interconnesso e competitivo, la sicurezza aziendale non è più solo una questione interna alle imprese, ma una priorità strategica che coinvolge governi, istituzioni e organizzazioni specializzate. Di fronte a minacce sempre più sofisticate, il rafforzamento delle misure di protezione è essenziale per tutelare le catene di approvvigionamento, difendere il know-how industriale e prevenire la sottrazione di dati sensibili.
A livello internazionale, sono molteplici le iniziative messe in campo per rispondere a queste sfide. I programmi europei sulla cybersecurity e i piani di supporto alle industrie high-tech negli Stati Uniti rappresentano esempi concreti di un impegno mirato a garantire la resilienza dei settori produttivi strategici. In parallelo, organizzazioni come Asis International giocano un ruolo fondamentale nel promuovere una cultura della sicurezza attraverso una rete di esperti, best practice e programmi di formazione rivolti alle aziende.
Tuttavia, la protezione delle imprese e delle infrastrutture critiche non può essere affidata a singoli attori, ma richiede una collaborazione sempre più stretta tra settore pubblico, privato e specialisti della sicurezza. Solo un approccio integrato e una visione condivisa possono garantire stabilità, innovazione e competitività nel lungo termine.
In questo senso, la nomina di Giuseppe Mancini alla guida di ASIS Italian Chapter si connota come elemento di qualità e modernità della risposta dei professionisti italiani di sicurezza rappresentati dall’Associazione in quanto vede convergere nel percorso del presidente la sua esperienza professionale, maturata dapprima nell’ambito della sicurezza istituzionale e successivamente nello sfidante contesto della sicurezza di una delle più strategiche aziende nazionali.