I territori dell’Ucraina, che Mosca reclama come suoi, sono ormai un cumulo di macerie e scarsamente produttivi. In più l’economia russa è a pezzi e il Cremlino non ha un soldo per la ricostruzione. Ecco cosa scrivono gli analisti di Foreign Affairs
La Russia, che continua a raccontare al mondo la sua verità circa la salute della propria economia, sta commettendo per l’appunto un errore molto simile. Pensare di fare suoi pezzi di Ucraina per poi scoprire di non avere abbastanza risorse per ricostruire quanto distrutto dalla guerra. Se ne sono accorti gli analisti di Foreign Affairs, per i quali Mosca sta portando avanti l’ennesimo bluff, ovvero farsi portavoce della salvezza delle aree dell’Ucraina reclamate salvo poi, con ogni probabilità, abbandonarle a se stesse. Come a dire, qualcuno al Cremlino non ha fatto bene i suoi conti.
“Oggi circa il 20% dell’Ucraina sud-orientale è sotto occupazione russa, tra cui la Crimea e gran parte delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. Il presidente russo Vladimir Putin ha dipinto la guerra in Ucraina come una campagna nazionalista per respingere le avanzate occidentali e reclamare territori che, a suo avviso, appartengono di diritto alla Russia. Ma la conquista ha un’altra motivazione: il guadagno economico. Se la Russia mantiene il controllo militare su queste regioni, potrebbe sperare di raccogliere quel beneficio. In questa fase, tuttavia, non è affatto chiaro se diventerebbero risorse economiche per Mosca. E sostenere i territori devastati dalla guerra potrebbe altrettanto facilmente diventare un salasso per le sue casse”, è la premessa.
“La devastazione della guerra, migliaia di morti e la fuga di residenti in età lavorativa, dall’invasione di Putin del 2014, fino all’escalation del 2022 e la recalcitranza di coloro che rimangono, limiteranno notevolmente i guadagni della Russia dalla conquista, senza nemmeno considerare il costo sbalorditivo in vite russe per strappare questi territori al controllo ucraino”, spiegano gli analisti. Il messaggio è chiaro, le speranze della Russia di trarre un qualche vantaggio dalla guerra in Ucraina, potrebbero essere sempre più vane.
Ma c’è di più. “I territori occupati sono privi di industrie e infrastrutture adatte alla produzione economica. Attacchi di artiglieria, droni e missili in prima linea e su magazzini logistici, strade, ponti e collegamenti ferroviari hanno devastato l’attività economica in tutta l’Ucraina occupata dai russi. La città di Mariupol, che in precedenza ospitava più di 500 mila persone, è stata rasa al suolo, con oltre il 90% dei suoi edifici distrutto. In altre città, come Bakhmut, dove vivevano circa 70 mila persone, o Vovchansk, che ne ospitava altre 17 mila, tutto è stato distrutto. Tutto questo comporta un enorme costo per la ricostruzione. Nel 2023, le autorità russe hanno presentato un programma di sviluppo da 11 miliardi di dollari per le regioni occupate, ma questi fondi saranno probabilmente utilizzati almeno in parte per scopi militari come fortificazioni difensive. Dunque, non è inoltre chiaro se la Russia intenda davvero ricostruire questi territori devastati”.
Ricapitolando: dato ormai per certo che l’economia russa se la passa decisamente peggio di quanto si voglia far credere, Mosca non solo non avrà alcun beneficio economico dai territori che eventualmente strapperà all’Ucraina in sede di negoziati. Ma, soprattutto, non dispone al momento delle sufficienti risorse per ricostruire le medesime aree. “È difficile immaginare che la Russia possa rivitalizzare l’Ucraina sudorientale occupata: il 60% della regione di Donetsk sotto il controllo russo ha generato una produzione stimata di 3 miliardi di dollari nel 2024, meno di un quinto di quanto il 60% della regione ha prodotto nell’ultimo anno sotto il controllo ucraino. Per questo i benefici economici che Mosca potrebbe sperare di trarre dai suoi territori conquistati non sono solo esigui, ma hanno un costo sbalorditivo”. E non sostenibile.
Sebbene, infatti, “la Russia abbia beneficiato di prezzi globali relativamente elevati di petrolio e gas, le sue esportazioni di combustibili fossili sono diminuite a poco più della metà dei livelli precedenti all’invasione e si stima che il Paese abbia perso almeno 136 miliardi di dollari in guadagni dalle esportazioni a causa delle sole sanzioni petrolifere. Il gigante russo del petrolio e del gas Gazprom, i cui profitti hanno tappato i buchi nel bilancio russo, ha registrato una perdita di 7 miliardi di dollari nel 2023, la prima dal 1999, e si prevede che ne abbia persi oltre 3 miliardi nel 2024”. Morale: “l’assalto all’Ucraina sud-orientale mieterà solo il danno della conquista, non il suo bottino, fornendo una lezione ammonitrice ad altri aspiranti espansionisti”.