“Quando il cuore è chiuso diventa una pietra”, ha ricordato il Pontefice. L’auspicio del Giubileo 2025 è per un cammino di speranza che si nutra di amore e di pace. Nella consapevolezza delle proprie radici e con lo sguardo verso il futuro
Il Giubileo, evento di fede e di popolo per credenti e non credenti, è diverso in ogni contesto storico, politico e sociale, sin dal 1300, per la prima volta con Bonifacio VIII. Intatta è, tuttavia, la sua essenza, non solo religiosa. Speranza e nutrimento di rigenerazione e riconciliazione, per un’umanità smarrita.
Li ripercorre tutti, nella Storia, indagando sulla relazione con la comunicazione, un volume dal titolo “Giubilei”, edito da Rai Libri, a cura di Francesco Giorgino – direttore Rai Ufficio Studi, conduttore e capo autore di “XXI Secolo” e docente di Comunicazione e marketing politico e istituzionale alla Luiss – nato da una collaborazione tra il programma di Rai1 e la Direzione Ufficio studi.
“Da oltre sette secoli, all’avvento dell’Anno Santo, l’uomo rinnova la stessa implorazione: Miserere nobis, Domine”. Un anelito di pace, dunque, all’origine dei Giubilei. “Nelle diverse epoche, testimoni di avvenimenti, storie e personaggi di ogni tipo: dai Papi di Roma a quelli di Avignone, dai principi e filosofi del Rinascimento ai re e ai pittori del Barocco, passando per riforme e controriforme, rivoluzioni borghesi e proletarie, concili, Papi prigionieri, Papi in fuga, Papi regnanti e dimissionari”, fino “alla Chiesa in uscita di Francesco, sempre più attenta a coloro che si trovano ai margini delle società”, si legge nel testo.
Il libro, presentato il 21 febbraio scorso presso l’Università Guido Carli, raccoglie numerose testimonianze di religiosi, intellettuali, studiosi e autorità civili. Tra questi, mons. Rino Fisichella, coordinatore dell’evento giubilare 2025, mons. Dario Viganò, vice cancelliere della Pontificia accademia delle scienze e delle scienze sociali e mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e Vasto. Mario Morcellini, professore emerito di Comunicazione alla Sapienza e Andrea Monda, direttore dell’Osservatore romano, lo storico Franco Cardini e lo scrittore Eraldo Affinati. Edith Bruck, Pupi Avati e Liliana Cavani, Roberto Gualtieri e Francesco Rutelli, e Ettore Bernabei, direttore generale Rai negli anni del monopolio del servizio pubblico.
Nell’incontro romano, moderato dalla giornalista Cecilia Seppia, in una sala gremita di giovani, il Giubileo è, dunque, protagonista per riflessioni e prospettive collettive e personali, religiose e laiche.
Dopo l’introduzione al tema di Rita Carisano, direttrice generale Luiss, e Gaetano Quagliarello, decano Luiss school of government, Francesco Giorgino spiega obiettivo e genesi dell’analisi storica e il processo di mediatizzazione degli eventi giubilari. Nell’era del digitale e delle piattaforme social, come cambia il Giubileo 2025? E quale speranza, in un tempo segnato da guerre, incerti equilibri geopolitici e geoeconomici, individualismi e disuguaglianze?
Il Giubileo, a Roma, è un evento non solo religioso e spirituale, ma anche culturale e sociale. Udienze, pellegrinaggi di fedeli come l’afflusso di turisti e visitatori, “tutte occasioni per ricercare quell’indulgenza indispensabile a intraprendere il cammino della vita, con ritrovata motivazione e fede e porsi in sintonia con la speranza: l’unico vero antidoto al nichilismo”, afferma Giorgino. “Nell’Anno Santo 2025 tutto ruota intorno alla speranza, in un disegno ambizioso che vede la Chiesa aperta anche ai non credenti”. “La speranza è un sentimento universale che accomuna tutti, credenti e non. Tutti desideriamo vivere in una condizione di speranza”.
Il primo Anno Santo che l’Osservatore romano racconta è quello del 1875, ricorda il direttore Monda. Con Radio Vaticana, nata nel 1931, viene trasmesso il primo radiomessaggio papale, mentre l’industria cinematografica si va innovando al sonoro. Ed è il 1925, come spiega mons. Viganò, quando Papa Pio XI dispone che sia esclusa la propria immagine dalla riproduzione cinematografica. La prima ripresa filmata di un Pontefice sarà, nel 1959, per Papa Leone XIII.
Il Giubileo del 1975 si apre, quindi, alla comunicazione di massa con la nascita della televisione e la grande regia di Franco Zeffirelli. Nel 2000, le riprese sono di Ermanno Olmi e, nel 2015, in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia, di Wim Wenders. Un processo mediatico inarrestabile descritto nella sua evoluzione fino allo stile altamente comunicativo di Papa Bergoglio, “fatto di semplicità, di desacralizzazione della figura del Pontefice e della Chiesa a contraddistinguere tutto il suo magistero”.
Luca Bernabei, amministratore delegato della casa di produzione televisiva e cinematografica Lux Vide, ricorda l’insegnamento del padre Ettore sui valori di una comunicazione pedagogica. Sempre, in ultima analisi, affidata alla provvidenza divina.
Comunicare significa responsabilità, afferma Morcellino, anche con discontinuità rispetto al pensiero dominante e contro i rischi dei condizionamenti digitali, soprattutto per l’infanzia, priva di capacità critica.
“Sperare significa unire cielo e terra”, sono le parole di mons. Forte, in un filmato proiettato durante l’evento. “La tradizione biblica offre un’immagine bellissima: quella del germoglio. Come il germoglio è annuncio del fiore e del frutto di una nuova primavera, la speranza germoglia in qualcosa che sta per venire. Per il cristiano riconoscere il germoglio della nuova umanità vuol dire credere in Gesù, promessa della futura bellezza di Dio a cui tutti siamo chiamati”.
Potenti le parole della scrittrice laica Edith Bruck, sopravvissuta ad Auschwitz. “La speranza è luce. All’arrivo ad Auschwitz l’ultimo soldato mi ha detto: vai a destra. Andare a sinistra voleva dire entrare nella camera a gas. Mi ha dato la possibilità di sopravvivere. In quel buio ho trovato quella luce. Ho detto al Papa che dobbiamo nutrire il bene che c’è in noi, fosse anche solo un piccolo seme, e dobbiamo lasciare che il male che portiamo muoia di fame. Abbraccerei il mondo con tutto il suo dolore e con tutta la sua bellezza, perché è in questa libertà che trovo il senso più profondo della mia esistenza”.
Un messaggio che trasforma il dolore in parole di salvezza. Dono per le generazioni future.
Il Giubileo è un invito ad aprirsi alla propria interiorità. Ognuno può migliorare il mondo con la scelta tra il bene e il male. Ha fiducia in un cambiamento possibile Lorena Bianchetti, conduttrice del programma Rai “A sua immagine”. E, per lo scrittore Eraldo Affinati, il Giubileo è occasione di speranza, soprattutto, per quei giovani che sono fuori dal linguaggio dello spirito giubilare. A loro, una luce può essere donata con il sostegno di adulti responsabili.
“Siate promotori di speranza, narratori di storie di bene”, ha esortato Papa Francesco in occasione del Giubileo dedicato alla comunicazione. Sfida non solo per i giornalisti, per una “comunicazione con il cuore”.
“Pellegrini di speranza” è il motto del Giubileo 2025. Una speranza che non delude mai e accomuna tutti. Speranza immanente per un risveglio delle coscienze, attraversando quella “Porta Santa” che apre verso un “oltre” migliore.
Per l’intelligenza artificiale, come spiega il post-scriptum del libro curato da Francesco Giorgino, il Giubileo è indulgenza plenaria e perdono.
Tanti interrogativi, con una sola certezza: “Quando il cuore è chiuso diventa una pietra”, ha ricordato il Pontefice. L’auspicio del Giubileo 2025 è per un cammino di speranza che si nutra di amore e di pace. Nella consapevolezza delle proprie radici e con lo sguardo verso il futuro.