Alla convention dei Patrioti riemergono diversi refrain su alcuni temi a loro cari come il contrasto all’immigrazione. Ciò che è cambiato, però, è il contesto internazionale. E la legittimazione di queste istanze è stata la vittoria di Trump negli Usa. Parzialmente è caduto il cordone sanitario, ma è Ecr, con Giorgia Meloni, che è strategicamente trainante nel rapporto con gli Stati Uniti. In Germania Cdu spaccata dopo il voto con Afd. Colloquio con Giorgia Bulli, politologa di Unifi
Il summit dei Patrioti a Madrid, per la prima volta, beneficia di una “cornice atlantica”. Lo slogan, Mega, coniato da Elon Musk, è la base del milieu politico “legittimato dalla vittoria di Trump negli Usa”. Ma c’è un altro punto, che riguarda più strettamente la geografia politica europea e italiana. “Gli interventi del vicepremier Matteo Salvini, sottolineano ancora una volta la competizione con la premier, Giorgia Meloni e con il suo partito”. A dirlo, sulle colonne di Formiche.net è Giorgia Bulli, docente di Comunicazione politica ed elettorale all’Università di Firenze.
Professoressa, lei seguì il meeting sovranista di Firenze lo scorso anno. Cos’è cambiato da allora?
Ci sono chiaramente tantissime linee di continuità: a partire dai temi. Con una particolare attenzione a quello legato alla gestione dei flussi migratori. L’apertura di Salvini che ha ricordato il caso Open Arms e la sua assoluzione, è emblematico. Ciò che invece differisce da allora è il contesto. Mi sembra che ci sia una maggiore legittimazione a livello internazionale dei partiti della far right. La sublimazione di questo, come detto in premessa, è la vittoria di Trump negli Usa.
Eppure verso i Patrioti esiste ancora il cordone sanitario europeo.
Per la verità esiste il cordone sanitario per alcuni dei partiti che compongono un gruppo che è a geometria piuttosto variabile. Ma basta pensare al caso dell’Austria per capire che il cordone sanitario in parte è saltato.
La posizione così marcata di Salvini rispetto ad alcune tematiche, rispetto alla posizione di Meloni – molto più “istituzionale” – incide, a suo giudizio, sugli equilibri della maggioranza nazionale?
Accentua un conflitto tra i due leader, e di conseguenza fra i due partiti, che di fatto dura da tantissimo tempo e che si articola a più livelli. Anche a quello europeo. Con una differenza di fondo: la strategicità di appartenenza ai gruppi politici. Ecr, al momento, ha decisamente più potere di influenza nei meccanismi decisionali dell’Unione Europea rispetto ai Patrioti.
Il voto di Cdu e Afd sulla risoluzione legata ai problemi migratori apre una nuova stagione in Germania?
Va tutto contestualizzato. Se è vero che è stata votata la risoluzione per l’inasprimento di alcune linee sull’immigrazione, è altrettanto vero che la proposta di legge presentata due giorni dopo non è passata. Tuttavia, il primo voto sulla risoluzione ha rotto un tabù.
La Cdu è attraversata da una spaccatura profonda.
Elettoralmente la Cdu ritiene che sia prioritario togliere terreno politico all’Afd. Ma, in una partita molto polarizzata, generalmente prevale chi è più estremo rispetto a chi è più moderato. Detto questo, la Cdu è molto spaccata fra coloro che appoggiano la scelta del cancelliere in pectore Merz e fra chi invece non l’ha tollerata.
Alla luce di questo scenario, come ritiene potranno essere i rapporti fra l’Unione europea e Stati Uniti?
Si giocherà certamente su temi di carattere economico e sulle relazioni internazionali. Anche su questo, fra i gruppi europei di destra, ci sono grosse differenze. Ancora una volta, la linea di Ecr è decisamente più strategica nella logica del rapporto con gli Usa rispetto a quella più “putinista” dei Patrioti.