Skip to main content

A Kursk tornano le truppe nordcoreane. Mosca si gioca il tutto per tutto

Mentre Mosca e Washington si muovono sul piano diplomatico, sul campo la guerra prosegue senza tregua. La Russia ha nuovamente schierato soldati nordcoreani sul fronte di Kursk, nel tentativo di riconquistare i territori persi nell’offensiva ucraina di agosto. Una corsa contro il tempo prima dei negoziati, nei quali Kyiv potrebbe giocarsi la carta dei territori occupati per ottenere condizioni migliori

Nonostante (e forse a maggior ragione) le manovre diplomatiche in corso tra Stati Uniti e Russia, Mosca non accenna a ridurre la pressione sul fronte ucraino, gettando altri soldati nordcoreani nella mischia. Secondo l’Intelligence sudcoreana, Pyongyang avrebbe inviato altre unità, almeno un migliaio, a supporto delle operazioni russe in Ucraina. Dall’ottobre del 2024 la Corea del Nord, che già da tempo riforniva l’esercito russo di munizioni, ha inviato tra gli 11mila e i 13mila militari in supporto alle truppe di Mosca, come parte della rinnovata partnership securitaria tra i due Paesi. 

Queste unità sono andate a ingrossare i ranghi dell’esercito di Mosca principalmente sul fronte di Kursk, dove gli ucraini (seppur con crescente difficoltà) continuano ad occupare territorio russo. Ora, sempre secondo l’Intelligence di Seul, la Russia avrebbe rischierato gli effettivi nordcoreani in quella stessa area dopo “almeno un mese di pausa” per dare nuovo slancio all’offensiva. Questa versione è stata confermata anche dalle forze speciali ucraine, le quali hanno riferito di non avere avvistato soldati nordcoreani per alcune settimane dall’inizio dell’anno.

A gennaio, fonti occidentali avevano indicato che le perdite nordcoreane degli ultimi mesi ammontano ad almeno mille uomini, per quanto sia ipotizzabile che i numeri fossero anche superiori. Infatti le truppe di Pyongyang, oltre a scontare un’attestata impreparazione agli scenari operativi moderni, sono state impiegate massicciamente per riempire le falle nella linea russa e per condurre assalti diretti contro le postazioni ucraine, lasciando così più margine alle unità russe per condurre operazioni mirate ai fianchi delle forze di Kyiv. 

Per Mosca, riconquistare i territori occupati nell’oblast di Kursk è fondamentale, a maggior ragione adesso che si sembra procedere verso una soluzione negoziale del conflitto. La Russia ha più volte ribadito che non intende cedere sui territori ucraini annessi durante l’invasione, tuttavia non può neanche chiudere la guerra alle sue sole condizioni con gli ucraini ancora in casa. Questo era l’obiettivo della mini-offensiva portata dalle forze ucraine ad Agosto. Impossibilitata a condurre un’offensiva sulla linea di contatto a causa della crescente scarsità di uomini e mezzi, l’Ucraina ha colpito con rapidità in una zona scarsamente interessata dai combattimenti ed è riuscita, nonostante le poche forze impegnate, a catturare diverse posizioni in territorio russo. Un colpo di coda tatticamente secondario ma strategicamente rilevante. Fintanto che Kyiv occuperà porzioni di territorio russo, l’Ucraina potrà utilizzare questa leva negli eventuali negoziati, nella speranza di barattarle per equivalenti aree attualmente occupate da Mosca. Pertanto, con la prospettiva di una soluzione negoziale sempre più probabile, ha senso ritenere che la Russia stia cercando di chiudere la partita a Kursk il più in fretta possibile e che per raggiungere questo obiettivo non stia lesinando risorse, neanche quelle ricevute in dono da Pyongyang. 


×

Iscriviti alla newsletter