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Una Banca per il riarmo europeo. Ecco l’idea di una cooperazione tra Ue e Regno Unito

Di fronte alle incertezze globali e all’evoluzione della guerra in Ucraina, l’Unione europea e il Regno Unito aprono il dialogo su un fondo comune per il finanziamento della difesa europea. La proposta, ancora in fase embrionale, sarà discussa al G20 di Città del Capo, mentre Bruxelles e Londra si preparano a rafforzare la cooperazione militare. Sullo sfondo, la necessità di una maggiore autonomia nella difesa del Vecchio continente

Il Vecchio continente si muove per rafforzare la propria capacità di difesa comune sullo sfondo delle incertezze internazionali. L’Unione europea e il Regno Unito sono pronti a mettere da parte le frizioni post-Brexit per studiare la creazione di un fondo comune destinato a finanziare un aumento delle spese militari. La proposta sarà al centro di discussioni già questa settimana, a margine della riunione dei ministri delle Finanze del G20 in programma a Città del Capo.

Secondo il Financial Times, che ha rivelato l’iniziativa, la cancelliera dello Scacchiere britannica Rachel Reeves porterà sul tavolo una proposta ad hoc incaricata dal primo ministro Keir Starmer per esplorare possibili sinergie con Bruxelles. “Avanzare alle controparti europee proposte specifiche”: questo l’obiettivo delineato dal Tesoro britannico, che conferma l’intenzione di aprire un dialogo con l’Europa su una questione che si fa sempre più impellente, ma che resta ancora in una fase embrionale.

A dare peso al dossier ci pensa anche il ministro delle Finanze polacco, Andrzej Domanski, che ha spiegato al Financial Times la possibile struttura del progetto: “Potrebbe trattarsi di un fondo o di una banca”, ha detto, ipotizzando una sorta di Banca del riarmo europea aperta non solo ai Paesi dell’Unione, ma anche a Londra. Un segnale chiaro: senza il Regno Unito, immaginare una difesa comune europea è impensabile.

L’accelerazione arriva dopo la svolta impressa alla politica estera americana dal presidente Donald Trump, che ha spinto i leader europei a cercare soluzioni per una maggiore capacità di difesa autonoma. Non a caso, l’ipotesi di un fondo comune si inserisce in un quadro più ampio di riorganizzazione della sicurezza continentale.

Il prossimo vertice straordinario Ue sulla sicurezza e sull’Ucraina del 6 marzo sarà un momento-chiave. In vista di quell’appuntamento, cresce la mobilitazione diplomatica: domenica 2 marzo un gruppo ristretto di leader europei sarà a Londra per discutere i piani congiunti per la difesa con il governo britannico. A confermare l’incontro è stato il premier polacco Donald Tusk, che in un incontro con il presidente del Consiglio europeo António Costa, ha ribadito la necessità di una stretta collaborazione tra Ue e Regno Unito sulle questioni militari e sulla sicurezza del continente. Il messaggio lanciato da Tusk è chiaro: “Non c’è dubbio che cercheremo, nel prossimo Consiglio europeo straordinario, non solo di rafforzare l’unità europea, ma anche di cooperare molto strettamente sulle questioni di difesa, sull’Ucraina e sulla Russia, sulla politica di sicurezza comune con la Gran Bretagna e la Norvegia”.

Nel frattempo, la Commissione europea si prepara a presentare un pacchetto di proposte per il rafforzamento delle capacità di difesa europee. La presidente Ursula von der Leyen ha annunciato a Kiev che il 6 marzo verrà illustrato “un piano completo su come aumentare la nostra produzione europea di armi e le nostre capacità di difesa”.

Le mosse di Bruxelles e Londra si intrecciano con le dinamiche transatlantiche. Dopo la visita del presidente francese Emmanuel Macron alla Casa Bianca, il premier britannico Starmer è atteso a Washington per un faccia a faccia con Trump. Al centro del colloquio, il progetto discusso all’Eliseo su un possibile contingente di pace europeo in Ucraina da almeno trentamila effettivi, da schierare dopo un eventuale cessate il fuoco con Mosca. Trump, che non ha escluso questa ipotesi, ha però fatto capire di volere in cambio un cambio di narrativa da parte di Londra sulla responsabilità della Russia nella guerra in Ucraina.


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