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Vi racconto cosa lega euro e dollaro. L’analisi di Valori

Nel 2025 il mercato globale dovrà affrontare molteplici rischi e incertezze, tra cui pressioni inflazionistiche, protezionismo commerciale e problemi di sostenibilità del debito. Ma la forza del dollaro statunitense e dei rendimenti dei titoli del Tesoro di quello Stato continuano a essere la forza dominante

I rischi per il mercato globale nel 2025 si concentreranno sulla pressione inflazionistica, sul protezionismo commerciale e sui problemi del debito. L’economia statunitense è influenzata dalle politiche sull’immigrazione e sui dazi, mentre la crescita dell’eurozona è debole e la politica della Banca centrale europea sta diventando più rilassata. Il dollaro statunitense è rimasto forte, esercitando pressione sulle valute non statunitensi, e i prezzi delle materie prime sono aumentati a causa della scarsa offerta.

Recenti sondaggi aziendali mostrano che, una volta che la situazione si sarà calmata dopo le recenti elezioni statunitensi, le attività di investimento e di assunzione delle aziende, ritardate a causa dell’incertezza politica e normativa, riprenderanno gradualmente, favorendo la ripresa delle attività economiche. Inoltre, il perdurare di un contesto di bassa tassazione ha contribuito a sostenere la crescita economica. Tuttavia, le politiche proposte dal presidente eletto Trump comportano anche dei rischi.

I rigidi controlli sull’immigrazione previsti dalle politiche di Trump potrebbero portare a carenze di manodopera in alcuni settori, soffocando la crescita e facendo aumentare i salari. Allo stesso tempo, l’incertezza nelle politiche tariffarie commerciali potrebbe avere un impatto sulle aziende le cui catene di fornitura si basano sui mercati internazionali ed esporre gli esportatori a potenziali misure di ritorsione. Ciò comporterà inevitabilmente un aumento dei costi per i consumatori, una riduzione del potere d’acquisto e un aumento dei livelli di inflazione.

Il peggioramento del deficit fiscale indotto dalle politiche pubbliche susciterà preoccupazioni nei mercati circa la sostenibilità del debito. Gli analisti ritengono che in un contesto di elevata inflazione, il rendimento dei titoli del Tesoro statunitense a dieci anni potrebbe superare il 5%, facendo aumentare i costi di indebitamento per consumatori e imprese diventando un fattore limitante per la crescita a medio e lungo termine.

Attualmente, un Sofr (Secured Overnight Financing Rate) del 4% corrisponde a un rendimento del Tesoro a dieci anni del 4,5%. Ripensando agli inizi degli anni 2000, quando l’inflazione era in media del 2,5% e il tasso dei fondi federali era al 3%, i rendimenti a lungo termine erano prossimi alla situazione attuale. Mentre le aspettative di mercato di un’inflazione elevata si consolidano, gli analisti ritengono che il trend al rialzo dei rendimenti dei titoli del Tesoro a lungo termine continuerà fino al 2025.

Gli indicatori economici della zona euro mostrano un andamento ancora debole. Il Pmi composito di dicembre era ancora al di sotto della linea di espansione-contrazione. Il Pmi è il Purchasing Managers Index, vale a dire l’indice composito degli acquisti dei manager, e riflette la capacità di acquisizione di beni e servizi, tenendo conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte.

Sebbene il settore dei servizi sia cresciuto, la crescita dei prestiti al settore privato ha rallentato a novembre, aumentando solo dell’1% anno su anno. Il nuovo governo tedesco potrebbe introdurre misure di stimolo fiscale, ma si prevede che gli effetti non saranno visibili prima della seconda metà del 2025. Inoltre, molti Paesi hanno deficit fiscali eccessivamente elevati, il che li costringe a mantenere politiche di bilancio restrittive.

Si prevede che il tasso di crescita del Pil dell’eurozona sarà pari solo allo 0,7% nel 2025. Nonostante l’indebolimento dell’effetto disinflazionistico dei prezzi dell’energia, l’inflazione dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Hicp, Harmonised Index of Consumer Prices) è salita al 2,4% a dicembre, l’inflazione di fondo è rimasta al 2,7% e l’inflazione dei prezzi del settore dei servizi ha raggiunto il 4%. La politica monetaria della Banca centrale europea rimane restrittiva, ma data la debolezza dell’economia si prevede un ulteriore abbassamento dei tassi di interesse.

Con l’allentamento progressivo della politica monetaria da parte della Banca centrale europea, il tasso swap Euribor a dieci anni tornerà gradualmente al suo livello medio di lungo termine. Due parole per chiarire: il tasso swap è il contratto attraverso il quale due parti si scambiano, in date stabilite e per un periodo prefissato, flussi di segno opposto determinati applicando a uno stesso capitale nozionale due diversi tassi d’interesse; mentre L’Euribor è il tasso interbancario di riferimento comunicato giornalmente dalla European Money Markets Institute (Emmi, in precedenza nota come European Banking Federation, EBF) come media dei tassi d’interesse ai quali banche primarie attive nel mercato monetario dell’euro, sia nell’eurozona che nel resto del mondo, offrono depositi interbancari a termine in euro ad altre banche primarie.

Sulla base delle previsioni di crescita nominale, si prevede che il rendimento dei titoli di Stato tedeschi a dieci anni salirà al 2,7% entro la fine del 2025. Poiché è probabile che il divario di rendimento tra gli Stati Uniti d’America e l’eurozona si allarghi ulteriormente nel 2025, l’attrattiva degli asset dell’eurozona potrebbe continuare a diminuire.

La Federal Reserve prevede che i tagli dei tassi di interesse nel 2025 rallenteranno rispetto al 2024, a causa delle pressioni inflazionistiche causate dal protezionismo commerciale e dalla carenza di manodopera. Gli analisti prevedono che la Fed taglierà i tassi di interesse di 25 punti base in ciascuno dei primi tre trimestri del 2025, per un totale di 75 punti base, una cifra superiore alle aspettative del mercato di due tagli dei tassi. Anche se il raffreddamento del mercato del lavoro e l’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro a lungo termine potrebbero pesare sull’economia, un dollaro forte potrebbe comunque spingere la Federal Reserve ad adottare una politica più accomodante per allentare le pressioni economiche.

Il dollaro statunitense ha continuato a mantenersi forte all’inizio del 2025, con l’indice del dollaro ponderato per gli scambi commerciali e corretto per l’inflazione che si è avvicinato al suo massimo storico del 1985. La forza del dollaro statunitense esercita pressione sulla divisa giapponese, con la coppia dollaro/yen che si avvicina alla fascia 158-160. Gli analisti ritengono che, sullo sfondo della continua forza del dollaro statunitense, le valute diverse dal dollaro statunitense dovrebbero rimanere sotto pressione per tutto l’anno.

L’indice del dollaro statunitense si muove all’interno di un canale forte e mantiene il massimo degli ultimi due anni. Gli analisti hanno affermato che il lato tecnico della coppia dollaro/yen ha mostrato un forte slancio al rialzo, con il tasso di cambio che si è avvicinato alla predetta fascia, che è il punto chiave per il precedente intervento del governo giapponese; se dovesse superare questo intervallo, potrebbe innescare un ulteriore movimento tecnico al rialzo.

L’Opec Plus (Dichiarazione di Cooperazione che ha l’obiettivo di stabilizzare i prezzi del greggio grazie a precise quote di produzione spartite tra i vari membri) ha esteso il suo accordo di riduzione della fornitura a dicembre 2024, con il greggio Brent che è salito a oltre 76 dollari al barile all’inizio del 2025. [Brent è il nome di un giacimento petrolifero (ormai esaurito) nel Mare del Nord, al largo della Scozia. Ha dato il nome al petrolio greggio di riferimento europeo: il Brent crude (detto anche Brent blend, London Brent o Brent petroleum), oggi estratto da vari giacimenti nel Mare del Nord.]

Va detto pure che gli acquirenti asiatici erano alla ricerca della qualità del petrolio mediorientale, contribuendo ulteriormente a stimolare il mercato del greggio di quella zona geopolitica. Anche il mercato europeo del gas ha registrato una riduzione dell’offerta a causa della scadenza di un accordo di transito con l’Ucraina, che ha portato i prezzi dell’indice TTF a superare brevemente i 50 € al megawattora. L’indice TTF (Title Transfer Facility) è l’indice di borsa del gas naturale nel mercato dei Paesi Bassi, che permette il commercio di gas all’interno della rete neerlandese e in tutta Europa. Le previsioni di temperature più fredde avrebbero potuto accelerare ulteriormente l’esaurimento delle scorte di gas naturale, che attualmente sono al di sotto della media quinquennale in Europa.

In conclusione nel 2025 il mercato globale dovrà affrontare molteplici rischi e incertezze, tra cui pressioni inflazionistiche, protezionismo commerciale e problemi di sostenibilità del debito. La forza del dollaro statunitense e dei rendimenti dei titoli del Tesoro di quello Stato continuano a essere la forza dominante sul mercato, mentre la volatilità dei prezzi delle materie prime come il petrolio greggio e il gas naturale ha iniettato ulteriore incertezza nel mercato energetico.


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