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Accordo sui minerali, Washington alza la posta ma a Kyiv non piace

Gli Stati Uniti hanno presentato all’Ucraina una nuova bozza di accordo sulle risorse minerarie. Il governo di Kyiv giudica l’intesa “ingiusta” e prepara una controproposta, mentre Washington spinge per la firma entro pochi giorni

Sulla questione dell’accordo sui minerali tra Stati Uniti ed Ucraina sembrano arrivare nuovi sviluppi. Nella giornata di domenica 23 marzo Washington avrebbe infatti sottoposto al governo di Kyiv la bozza di una nuova versione dell’accordo, molto diversa dalla precedente. L’accordo si applicherebbe infatti a tutte le risorse minerarie, compresi petrolio e gas, e ai principali beni energetici presenti in tutto il territorio ucraino.

Nello specifico, Washington chiede che venga istituito un comitato di supervisione tra Ucraina e Stati Uniti per supervisionare un fondo di investimento congiunto per dividere tra i due Paesi i proventi dei progetti ucraini su petrolio, gas e minerali. In questo comitato di supervisione gli Stati Uniti avrebbero diritto a nominare tre dei cinque membri del consiglio di amministrazione, garantendo così a Washinton il controllo effettivo sulle attività dei fondi stessi. Inoltre, secondo la bozza del documento visionata dal Financial Times, “i contributi degli Stati Uniti a seguito dell’invasione russa su larga scala dell’Ucraina nel 2022” sarebbero “considerati come contributi al partenariato”. Inoltre, accanto all’inasprimento dei termini dell’accordo rispetto alla versione precedente, continua a non esserci menzione alcune delle garanzie di sicurezza che sarebbero offerte agli ucraini.

La reazione ucraina è stata tutt’altro che favorevole. La testata britannica ha interpellato tre funzionari del governo di Kyiv (che hanno scelto di rimanere in anonimità), i quali hanno dichiarato che la nuova bozza di proposta statunitense è “ingiusta”, paragonandola ad una “rapina”, e che un team di consulenti legali è stato coinvolto per aiutare il governo a esaminare il documento e a preparare una controfferta.

Il primo vice-primo ministro e ministro dell’Economia ucraino Yulia Svyrydenko ha espresso a sua volta, seppure con toni più morbidi, il proprio dissenso nei confronti della nuova versione. Svyrydenko ha dichiarato che il governo sta “lavorando per garantire che l’accordo rifletta tutti i nostri interessi e sia nello spirito della partnership strategica” con gli Stati Uniti, e che “La versione di lavoro che abbiamo ricevuto riflette essenzialmente la posizione e gli approcci degli esperti legali della parte statunitense. Stiamo formulando la nostra posizione”, aggiungendo alla fine che qualsiasi accordo finale dovrà essere ratificato dal Parlamento ucraino.

Le parole di Svyrydenko risuonano in qualche modo quelle pronunciate giovedì a Parigi dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo cui gli Stati Uniti stanno “costantemente” cambiando i termini dell’accordo, specificando però di non volere che Washington pensi che Kyiv sia contraria all’accordo.

Dal lato statunitense sembra esserci più ottimismo. Il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha dichiarato mercoledì a Fox News di ritenere che l’accordo possa essere firmato già la prossima settimana. Anche il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale James Hewitt si è espresso sulla questione: pur rifiutando di confermare i termini dell’ultima proposta, Hewitt ha affermato in linea generale che l’accordo rafforzerà le relazioni tra Stati Uniti e Ucraina: “L’accordo sui minerali offre all’Ucraina l’opportunità di stringere una relazione economica duratura con gli Stati Uniti, che è la base per la sicurezza e la pace a lungo termine”.


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