Il ministro della Difesa in un’intervista a Repubblica traduce in versione politica e istituzionale un approccio di buon senso, perché è del tutto velleitario immaginare un esercito europeo che fa tabula rasa delle potestà nazionali, creando cioè una forza transnazionale comandata non si capisce bene da chi. Il commento di Roberto Arditti
L’intervista di Guido Crosetto oggi a Lorenzo De Cicco su Repubblica è molto interessante e merita due approfondimenti, perché tocca alcuni dei temi più delicati del momento, non solo sul versante dei complessi equilibri internazionali, ma anche per le vicende “nostrane”.
Cominciamo dal tema della difesa comune europea, perché qui il ministro della Difesa fa affermazioni importanti e, dal mio punto di vista, del tutto condivisibili. De Cicco chiede cosa pensa dell’ipotesi di un cambio nei trattati dell’Unione Europea per arrivare a un esercito comune. Il ministro risponde, testualmente, in questo modo: “Non ce n’è bisogno. Lo schema è quello della Nato, che è efficientissimo. Se fotocopiamo quel modello, già domani avremmo la difesa europea. L’ho detto anche a Parigi: creiamo intanto un centro di comando e controllo unico, sovrapposto a quello della Nato”.
In sostanza Crosetto traduce in versione politica e istituzionale un approccio di buon senso, perché è del tutto velleitario immaginare un esercito europeo che fa tabula rasa delle potestà nazionali, creando cioè una forza transnazionale comandata non si capisce bene da chi, a meno di trasformare i vertici della Commissione in comandanti militari (ipotesi surreale che non vedrà la luce per almeno alcuni decenni).
Il ministro sta dicendo che l’unica cosa sensata è replicare il modello Nato, per cui eserciti nazionali integrano i propri contingenti in strutture di comando&controllo comuni, in grado di operare con modelli condivisi, linguaggi condivisi e ufficiali (perché poi gli eserciti si fanno con le persone, almeno per qualche tempo ancora) in grado di lavorare insieme con gerarchie accettate da tutti (può sembrare una banalità ma è vero l’esatto contrario: lo dimostra l’evidente anarchia che spesso governa le attività dei contingenti Onu. Chi ha dei dubbi si guardi con attenzione il film di Ridley Scott Black Hawk Down e poi ne parliamo).
L’approccio che propone Crosetto quindi è saggio anche perché realistico, nel senso che molti degli altri discorsi di cui si favoleggia in giro per l’Europa in queste settimane risentono di una sostanziale incompetenza di fondo: se vogliamo dirla in modo più esplicito, possiamo condensare il concetto nel fatto che parlano di questa materia persone che ne ignorano i fondamentali.
C’è poi una implicazione fondamentale del ragionamento svolto dal ministro, vale a dire gli effetti che avrebbe l’impostazione proposta verso gli alleati americani che, per inciso, restano l’unica superpotenza militare esistente al mondo (la Cina può diventarlo nel giro di un decennio, non appena avrà potenziato la sua marina militare secondo i programmi annunciati).
Infatti, una catena di comando europea sul modello Nato servirebbe anche a una innovativa versione del rapporto, politico e militare ad un tempo, con le forze armate a stelle e strisce, oggi abituate a un confronto con strutture nazionali di ogni singolo Paese presente nell’alleanza atlantica. In buona sostanza, la creazione di una struttura europea di coordinamento militare renderebbe questa realtà immediatamente soggetto fondamentale negli equilibri Nato: un risultato di prima grandezza.
C’è poi un secondo aspetto dell’intervista che va evidenziato, poiché Crosetto prima dice che preferisce le automobili a motore tradizionale a quelle elettriche (anche grazie ai nuovi carburanti ecologici dell’Eni a bassissima emissione di inquinanti), poi fa un complimento ad Elon Musk, definendolo “un genio visionario che ha portato a una vera rivoluzione, più nello spazio che nelle auto” e infine, sollecitato sul tema dell’intesa tra governo e Starlink, dice così: “Mi sembra che tutto si sia fermato, anche perché il tema è passato da Starlink alle dichiarazioni della e sulla persona. Non si discute del piano tecnico. Quando polemiche e tempi si saranno calmati, ci sarà un approccio tecnico. Il punto è: cosa è più utile e sicuro per la nazione”. Insomma cautela, nel solco di un approccio nazionale ed europeo che deve tenere conto di vari fattori, compresi quelli industriali.
Nel frattempo il ministro Matteo Salvini esprime tutta la sua soddisfazione per la conversazione con il vice presidente Usa Vance, soddisfazione che viene amplificata con 3 (tre) diversi post su X dal plenipotenziario italiano di Musk, cioè Andrea Stroppa, che scrive così: “Felice del colloquio Salvini e il Vice President degli Stati Uniti JD Vance. Si è parlato di tecnologia americane come i satelliti, tema molto caro all’amministrazione che guarda con attenzione le scelte degli alleati. Il riconoscimento di Salvini della leadership americana sui satelliti, grazie ad Elon Musk, rafforza i rapporti bilaterali tra i due Paesi”.
Una coalizione politica non è una caserma, siamo in democrazia. Però questo non significa “vale tutto”, altrimenti si perde di credibilità.